domenica 18 febbraio 2024

SISTEMA ALIMENTARE

 Il sistema agro-alimentare

di Alfredo Morosetti
Alcuni la chiamano industria agro-alimentare, ma è un termine riduttivo, anzi fuorviante. E’ un sistema in-globante che parte dai laboratori di chimica organica e inorganica, di ingegneria genetica, di biologia vegetale e animale si trasferisce negli uffici studi e progetti delle grandi multinazionali dell’alimentazione, passa nei rispettivi consigli di amministrazione e arriva al consumatore finale sotto forma di pacchettini colorati ben accatastati sugli scaffali dei supermercati. Contadini e cuciniere, - sì quelle che una volta andavano al mercato e sceglievano pezzo per pezzo la carne che volevano, le verdure di cui avevano bisogno, le uova una ad una tastandole, la farina sfusa che sceglievano mettendoci un dito e poi assaggiando, non esistono più. Nessuno può più scegliere, se non molto vagamente, le materie prime preferite e può cucinare solo molto approssimativamente piatti di sua scelta. Per lo più è già tutto confezionato e pronto. Al consumatore si chiede solo di aprire la bocca, infilarsi un imbuto e ingurgitare. E’ ormai molto vicino al pollo di batteria che deve solo aprire il becco e inghiottire.
Ma questo è un dettaglio, quello che va sottolineato è che la l’agricoltura non esiste più. La terra coltivabile è, almeno nella generalità delle sue parti più fertili, un immenso latifondo, diretto e governato sia direttamente che indirettamente dalle multinazionali dell’alimentazione e della chimica agraria, e dove non arrivano loro, arrivano le grandi e medie industrie nazionali. I contadini, quella minoranza assoluta che la folla dei sedentari metropolitani vede sul trattore in tv, sono semplicemente come i corrieri che recapitano con il camioncino di proprietà (così cornuti due volte), i pacchi acquistati dal consumatore sedentario e digitalizzato via web. Lo stesso i campi. Sono, come i camioncini, proprietà giuridica dei contadini, ma tutto quello che avviene dentro di essi lo decide Danone, piuttosto che Nestlé, piuttosto che Ferrero. Cosa coltivare, che varietà di semi utilizzare, quanto prodotto per ettaro deve rendere un terreno per essere economicamente conveniente lavorarlo, chi ritirerà in blocco il raccolto, tutto questo è fuori dalle possibilità decisionali del contadino. Per non parlare poi dei fertilizzanti, dei macchinari necessari per ottenere rese in linea col mercato e così via. Se vogliamo fare analogie col passato, oggi un contadino è di gran lunga più condizionato e diretto di un servo della gleba sotto l’occhio del suo signore feudale. Oggi un contadino può solo scegliere se fallire o se obbedire. Il sistema, come al solito, funziona grazie ad una duplice morsa, quella oggettiva, materiale, rappresentata dalla grande industria che impone le sue pretese di carattere contrattuale, e quella giuridico-formale della normativa di stato che, grazie a immensi apparati ideologici come la salvaguardia dell’ambiente, la sicurezza sul lavoro, la tutela del consumatore finale, non lascia scampo al doversi sottomettere alle logiche che guidano la grande industria agro-alimentare.
Quindi? Quindi un bel cazzo di niente. Non c’è nulla, assolutamente nulla che si possa fare, nulla che possa essere cambiato solo di un dito. Le cose sono così e così resteranno fino a che non imploderà tutto per l’impossibilità di reggere la progressione della stessa logica che informa il sistema. Trasformazioni di ordine collettivo, palingenesi politiche, sono escluse, anzi ridicole solo pensarle. Resta, in questo come in altri casi, la scelta individuale, che è, e non può essere altra, che la via del deserto, ovvero vivere dove loro non vivrebbero mai, anche perché non hanno sufficiente immaginazione per raffigurarselo. Sono patetici quelli che gridano che non mangeranno che spaghetti fatti col grano italiano (come se fosse meglio di quello canadese). Ma se smetti di mangiare spaghetti, hai già fatto, per te stesso e la tua autocoscienza, già molto. Se li sostituisci con le tagliatelle fatte da te o, più radicale ancora, della polenta, fai una scelta di vita che ti pone fuori dal sistema agro - alimentare. Se mangi una zuppa di polmone e patate (ammesso che si riesca a trovare il polmone, ma lo potresti sostituire con della trippa che ancora si trova), sei sulla strada che ti porta sul Sinai. Se poi hai un casa in campagna con un poco di terra e invece che trastullarti con un imbelle cagnetto di compagnia, compri un maialino, lo allevi e infine lo sgozzi e lo trasformi in salame, pancetta, lardo, allora qualcuno potrebbe anche cominciare a pensare che sei qualcuno e non un replicante con tanto di microchip.

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