mercoledì 21 febbraio 2024

GIORDANO BRUNO

 Alfredo Morosetti

G. Bruno il nemico della libertà
La raffigurazione fatta di giordano bruno è storicamente falsa. Un filosofo insignificante, a giudizio dei maggiori storici della filosofia, tanto è vero che nessuno dei suoi dogmi (sono dogmi non idee) è mai stato utilizzato da qualsivoglia altro pensatore.
Era un gran plagiatore, una spia, un falsario che, più che in campo filosofico, dove appunto usava una sorta di mistica neoplatonica che faceva molto effetto sugli ingenui e sugli stupidi, era determinato a una carriera di agente politico per lo stato assoluto francese e come mestatore di professione in un'epoca di grande sconvolgimento religioso. E' comprovato il suo ruolo di spia in Inghilterra con delazione di numerosi cattolici inglesi, finiti poi impiccati e squartati per tradimento. E' nota la sua dottrina della religione come braccio ideologico dello stato (del sovrano) che avrebbe avuto il compito di piegare la mente degli umili e degli stolti (parole sue), un teorico ante litteram dello stato totalitario di cui lui si candidava (in Francia) alla parte di ministro divino della propaganda come papa in pectore di nuova religione d'ispirazione egizia (sic!). Imbroglione e plagiatore, fu denunciato dagli studiosi Oxford di avere tratto buona parte dei suoi scritti da opere di filosofi e scrittori greci, latini ed ermetici. Del resto leggere la sua opera più strampalata (De causa, uno....) per vedere che razza di demenziale rifrittura del Timeo fosse, con l'aggiunta di divagazioni da Ermete Trimegisto e altre fantasie dal pensiero magico, diffusissimo nel secolo XVI e di cui Michel Foucault ci lasciato una bellissima analisi di come funzionasse e su quali presupposti facesse leva (Le parole e le cose). Il massimo fu il fatto che lasciò intendere che la dottrina eliocentrica fosse quasi opera sua e non di Copernico. Bruciarlo è stato troppo poco e soprattutto incredibile questo accanimento contro il Santo Tribunale dell'Inquisizione che ci mise otto anni per arrivare alla sentenza, dopo avergli offerto infinite possibilità di uscita che lui non accettò non per eroismo ma perché non ne capiva la sottigliezza. Da tenere presente che nella liberissima Ginevra, dove Bruno aveva cercato di farsi un nome, Calvino fece bruciare per eresia il medico Serveto con un processo della durata di un'ora e una quantità di eretici del calvinismo ginevrino furono poi bruciati con sentenze ancora più rapide. Però Ginevra era la patria della libertà e della tolleranza, Roma della intolleranza e del fanatismo religioso. Un'altra di quelle storie incredibili che si regge sul serio sul conformismo di massa, propalato nelle scuole medie, da un lato, e, dall'altro, dalla volontà di non mettersi 'nei guai' con il pensiero dominante da parte di chi ha i mezzi e gli studi per andare alla radice delle questioni.
Ora il fatto che massoneria italiana lo abbia eletto a suo beniamino e lo abbia innalzato a simbolo delle libertà di pensiero (pensa lui che era per una religione di stato sotto il controllo del monarca) allo scopo di dare botte alla Chiesa, non giustifica il fatto di doverlo considerare qualcosa quando non era letteralmente nessuno.

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