domenica 18 febbraio 2024

FOLLOWER

 Dunque leggo la notizia strabiliante che la Ferragni avrebbe oltre 29 milioni di followers. E’ una notizia non solo strabiliante ma del massimo interesse, se non facciamo come fanno gli imbecilli, ossia quelli che grugniscono rabbiosa indignazione, che loro no, che non sono come i 29 e oltre milioni di dementi che seguono la mentecatta. E’ invece un fatto del massima rilevanza, che se letto nel modo giusto ci mostra una quantità di cose che altrimenti non sapremmo. Come aprire un doppiofondo dentro un cassetto.

La prima cosa. Se la Ferragni fondasse un partito politico, non avrebbe 29 milioni di voti, nemmeno un milione e probabilmente meno di centomila. Questa considerazione ci permette di comprendere cosa significa e perché si diventa follower di qualcuno che mostra degli stili di consumo. Non è un legame ideologico e nemmeno affettivo e nemmeno di simpatia. Ci si accoda per due motivi, il primo perché è gratis nel senso più pieno della parola, ossia non solo non costa nulla in denaro, ma non costa nulla in nessun senso (impegno, dichiarazioni di principio, condivisione di qualcosa…) e dunque se il costo è nullo in senso assoluto,avere il biglietto di ingresso è meglio che non averlo. Il secondo, più importante, è che dà l’dea di avere il vantaggio di essere dentro un circuito comunicativo che è condiviso dalla più parte, dunque esserci dentro, vuol dire non essere esclusi. Il che non vuol dire che si condividono in assoluto i modi, i consigli, le trovate della nota attizza consumi, quanto piuttosto che si è informati su di essi e dunque si è rassicurati del fatto che non si è diversi dagli altri 29 milioni di persone, che si è informati esattamente come tutti gli altri almeno per quanto riguarda le fonti relative a quello che ai 29 milioni piace e viene attestato come bello e buono. In altre parole, sei uno dei 29 milioni e oltre perché detesti considerarti non informato, non all’altezza delle conoscenze comuni alle quali gli 29 milioni e oltre accedono e convengono. Si tratta dunque di accesso all’informazione, nella prospettiva che non averla significherebbe relegarsi in un mondo parallelo di esclusi. Un po’ come la televisione. Tutti quelli che conosco dicono di detestarla, ma tutti l’hanno in casa. Se non l’aprissero si sentirebbero fuori dal mondo.

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