domenica 18 febbraio 2024

GIORDANO BRUNO

 Alfredo Morosetti

Giordano Bruno e i manipolati
Ricomincia come ogni anno la nenia lamentosa circa la vittima per eccellenza della libertà di pensiero, ovvero quell’emerito farabutto che fu Giordano Bruno. Non voglio entrare nel merito del personaggio, su cui esistono studi ferratissimi che ne dimostrano la insignificanza intellettuale e la depravazione morale (spia e consigliere fraudolento del re di Francia). Quello che mi stupisce nei semplici non è la loro ignoranza dei dati di fatto, ma loro boccolaggine. Insomma credono in via fideistica alle quattro nozioni che il sistema ha martellato nei loro cervelletti, pur credendo di essere dei fieri oppositori dello stato presente delle cose. Non riescono a immaginare di essere dei manipolati totali, proprio non nelle cose che avversano, ma in quelle che credono essere l’alternativa allo stato presente delle cose. Giordano Bruno fu creato come mito pubblico a metà Ottocento, in pieno Risorgimento, quando la minoranza agente e dominante dei giacobini massonici decise di costituire in italia uno stato assoluto. Giordano Bruno fu appunto creato come mito di libera espressione del pensiero con lo scopo di gettare merda sulla religione del popolo, sulle forze che avrebbero potuto impedire l’orrore dello stato assolutista italiano, che avrebbero potuto contrastare il pensiero laico-totalitarista di cui oggi vediamo chiaramente le derive mostruose.
Non si capisce ad esempio, perché tanto dolore indignato per un farabutto come Giordano Bruno e non per uno che fu bruciato da Calvino a Ginevra, presente Giordano Bruno, che naturalmente era corso a Ginevra per vedere cosa si poteva fare di male. Si trattò del medico Michele Serveto, che aveva osato mettere in dubbio una virgola della teologia, questa davvero diabolica, del protestantesimo svizzero. Quella secondo cui Dio non è un Padre, come a più riprese testimoniò Cristo, ma il Dio biblico dell’ira e della vendetta, il quale avrebbe creato l’essere per un suo disegno misterioso e assolutamente inconoscibile, all’interno del quale gli uomini altro non sarebbero che delle marionette telecomandate da Dio stesso, il quale, sempre per misteriosi motivi, decide di riporre nel suo scrigno di salvezza alcune di esse e buttarne via tutte le altre, perché le ha costruite difettose. A già, Calvino è tanto à la pàge, e fra gli yankee ancora ieri andava tantissimo, mica un pirla fanatico come il buon San Tommaso o il meno buono e più incazzoso San Bernardo.
L’idiota della libertà di espressione neanche si sogna, da povero manipolato quale è, di celebrare accorato di nera indignazione, ad esempio Thomas Beckett macellato sull’altare della cattedrale di Canterbury, perché non voleva sottomettere la fede alla ragione di stato. Lo stesso per sir Thomas More e l’arcivescovo Fischer, e con loro tanti altri, giustiziati bestialmente da Enrico VIII per essersi opposti all’idea che il re potesse essere anche il capo di una religione e stabilire lui cosa valesse moralmente e cosa no. Possiamo andare avanti all’infinito. Che dire ad esempio dei parroci che rifiutavano di giurare fedeltà alla Costituzione civile del clero imposta dai giacobini nel 1792 e che per questo venivano immediatamente ghigliottinati? Che dire delle Carmelitane di Compiègne, sedici monache carmelitane scalze (undici monache, due converse, due suore esterne e una novizia) giustiziate nel 1794 per aver rifiutato di rinunciare al loro voto monastico? E no, qui siamo in piena libertà di pensiero, vero? E come potrebbe essere altrimenti, il fervente della libertà conosce solo la libertà di cui gli dicono i padroni che lo tengono a guinzaglio.

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