domenica 18 febbraio 2024

LO STATO MACCHINA

 Alfredo Morosetti

Lo Stato nel quale viviamo e ci sorbiamo non è uno Stato assoluto e nemmeno uno Stato totalitario. E' uno stato macchina, qualcosa di inedito e di ben più triste di quanto si sia mai visto nella storia. Uno Stato assoluto è uno stato in cui il bene e il male viene deciso in via assoluta da un unico centro decisionale. E' lo Stato inglese di Enrico VIII, nel quale il re si fa capo della legge e della religione e, grazie alla spada, si fa riconoscere come fonte ultima che decide del giusto e dell'ingiusto. E' la forma tipica di tutti gli stati moderni, siano state esse repubbliche parlamentari o monarchie di diritto divino, o (vedi la repubblica giacobina, vedi la democrazia americana, vedi la monarchia spagnola di Filippo II, vedi lo stato imperiale napoleonico o lo stato imperiale romano)che ebbero un organo legittimato a dire e a imporre ai sudditi il bene e il male. Uno Stato totalitario è una creazione effimera del modernismo progressista e trova la sua natura in uno Stato che si fa società, che ingloba in se stesso le masse e le disciplina come parti organiche di un medesimo corpo.
Lo Stato macchina è invece una cosa eccezionale perché è il compimento profondo dell'orientamento del pensiero occidentale a partire dalla creazione di una sapere tecnico e scientifico basato sul calcolo funzionale. La macchina, l'idea della macchina, è il parto unigenito e strepitoso di questo modo di procedere per funzioni matematiche che trasformano ogni ente in un quid numerico. Dite una frase e subito dopo un algoritmo di Zuckemberg vi classificherà perfettamente per quello che socialmente e moralmente siete. L'intero spazio fisico e geometrico è perfettamente rappresentabile per punti/numeri. La macchina, a sua volta, è un dispositivo che ha come scopo la sostituzione della decisione e dell'azione umana con una decisione 'oggettiva' cioè matematica, decisa dalla macchina.
L'esempio più rilevante di questo progetto è il codice della strada, o meglio la trasformazione della strada in un percorso deciso a tavolino dallo stato, fatto di ordini. Non c'è un centimetro di strada dove un cartello non ti imponga la velocità, vai a 50, dopo qualche metro vai a 70, poi torna a 50; dove non ti dica quando e quanto accendere le luci, cosa devi temere e cosa no. Un incubo. In pratica il pilota è trasformato in una foca da circo che deve seguire passo passo i comandi del domatore. Il dramma finale si è realizzato quando, con la creazione della macchina informatica, lo stato dispone di fatto dei mezzi per osservarti minuto dopo minuto. Radar, cellule fotoelettriche, sistemi di rilevamento elettronico della targa. Il pilota, come in ogni campo, è sostituito, almeno in potenza, da un macchinismo che decide per lui. Il soggetto è, qui, come ovunque in questo nostro mondo, inteso come fonte di errore e arbitrio; la decisione oggettiva, stabilita dalla macchina, la migliore possibile. Ma il pilota può, in ultima istanza, disobbedire. Decidere volontariamente di non seguire il processo ordinato deciso dalla macchina che ha normato ogni strada. La risposta è la macchina automatizzata senza pilota, la soluzione finale. La dimostrazione che il senso del vivere, nella nostra epoca, è quello di intendere il soggetto uno sbaglio. Si tratta di eliminare la vita e sostituirla con delle macchine, le quali, non sbaglieranno, non disubbidiranno.In buona sostanza togliere gli uomini e generare un mondo di insetti, un grande formicaio.

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