Dice che la notte prima di morire a soli 51 anni nel 2013, in vacanza a Roma con il figlio, l’attore James Gandolfini si era fatto fuori al ristorante dell’hotel otto drink, quattro shot di rum, due Piña Colada, due birre, una doppia porzione di frittura di pesce con molta maionese e un grande piatto di foi gras.
E il suo cuore ha fatto crack, mettendo fine alla vita di un bravo ragazzone del New Jersey, caratterista di lusso per molti film di successo fino all’incoronazione come volto e corpo di quell’indimenticabile boss della mafia, Tony Soprano, che va in analisi per sconfiggere gli attacchi di panico.
JENNIFER MELFI, LA PSICOLOGA DI TONY SOPRANO
Nata dalla geniale penna dello sceneggiatore David Chase, al secolo Davide DeCesare, italoamericano pure lui, “The Sopranos” è ritenuta unanimemente la serie tv migliore di tutti i tempi, l’inizio della cosiddetta terza “golden age” della televisione americana cominciata grossomodo alla fine degli anni 90 e durata fino a oggi.
E dice che inizialmente Chase aveva pensato a Robert De Niro per farci un film, ma questa “nouvelle vague” del piccolo schermo ha preso forma solo quando il suo ideatore ha adattato il personaggio del boss depresso e sensibile, oltreché naturalmente violento e razzista, al volto malinconico e al corpo possente di James Gandolfini.
DAVID CHASE E JAMES GANDOLFINI
Se Shakespeare vivesse oggi avrebbe ideato “The Sopranos”, che è stata definita dal New York Times “la più grande opera della cultura pop americana dell’ultimo quarto di secolo”. Andata in onda sul network americano via cavo a pagamento Hbo dal 1999 al 2007, 86 episodi per 6 stagioni, “The Sopranos” riesce in un’impresa epocale: innalza gli standard produttivi, e di conseguenza gli investimenti da parte dei network e, contemporaneamente, porta l’estetica della tv ad assomigliare sempre di più al cinema.
La “televisione di qualità” permette agli autori di osare con forme narrative inedite e a volte sperimentali (già in passato David Lynch con “Twin Peaks” o, in tempi più recenti, “Lost” e “Breaking Bad”) ma, allo stesso tempo, permette ai network di intercettare pubblici disposti a pagare per avere prodotti evoluti, contrapponendosi alla tradizionale modalità di sfruttamento pubblicitario che interrompe in continuazione i programmi della tv generalista.
Nonostante Martin Scorsese, il Maestro indiscusso del “mafia movie”, abbia dichiarato di aver provato più volte a “entrare nella storia” senza mai riuscirci, la potenza di fuoco della scrittura e della messa in scena di questa serie davvero unica hanno reso David Chase una specie di Re Mida della tv.
Tutto questo e molto altro lo si legge con gusto nel libro “The Sopranos. Creata da David Chase. Analisi della struttura drammaturgica della serie”, scritto da Franca De Angelis e Damiano Garofalo appena uscito nella collana “Drama” per Dino Audino Editore.
Già trent’anni fa l’intraprendente editore romano aveva fondato la rivista Script (pubblicata dal 1992 al 2011) con l’intento di rimettere al centro dell’attenzione il lavoro degli sceneggiatori, sia di cinema che di tv, le loro abilità drammaturgiche di moderni raccontastorie.
Nessun commento:
Posta un commento