Marc Bloch, nato a Lione nel 1886, di origine ebrea alsaziana, divenne storico di fama in Francia, specializzandosi in storia medioevale.
Andò soldato durante la Prima guerra mondiale; vide poi il naufragio della Terza Repubblica francese che racconto' in un libro scritto nel 1940 e pubblicato postumo (1946), " L'etrange defaite: Temoignage ecrit en 1940". La disfatta militare anche per colpa dell'impreparazione militare francese. Nel suo racconto, Bloch accusa le élite di Francia conservatrice, la borghesia intellettuale, di aver ceduto per vigliaccheria, ignavia, anche per paura del bolscevismo che dilagava in Europa, al nazionalsocialismo e al fascismo.
Nonostante la famiglia numerosa (quattro figli), essendo ebreo e con le persecuzioni antisemite che lo avrebbero defenestrato dalla professione di docente universitario, provo' senza successo ad espatriare negli Stati Uniti.
Tre membri della sua famiglia, tra cui sua madre, non ottennero il visto d'ingresso, quindi decise di restare in Francia pur di mantenere la famiglia unita. Entrò nella Resistenza come comandante della regione Rhone-Alpes, con ufficio segreto di comando a Lione. Con il nome di battaglia "Narbonne" mise a punto un piano d'insurrezione partigiana e del popolo francese.
Ma sentiva che la Gestapo gli stava facendo terra bruciata intorno, e scrisse all'amico Lucien Fabre: "sento che dovrò prepararmi a una morte orribile". Una mattina di quasi primavera, l'8 marzo 1944, una vettura della Gestapo arrivò nel quartiere dove operava Marc Bloch. Su segnalazione di un panettiere che aveva visto il professor e partigiano uscire da un portone con in mano una valigia e dirigersi verso il ponte "de la Boucle" (oggi pont Winston Churchill), la Gestapo riusci' a raggiungere Marc Bloch che stava camminando spedito, probabilmente scappando da Lione, e lo obbligarono a salire in macchina.
Nel frattempo, la Gestapo di Lione diretta da Klaus Barbie, "il boia di Lione" che poi riparo' in Sudamerica sfuggendo alla cattura alla fine della guerra, fece irruzione nell'appartamento di Marc Bloch e nel suo ufficio di comando clandestino. In quella settimana, oltre a Bloch furono arrestate 63 persone - scrive Franck Johannes su "Le Monde", "Marc Bloch. Historien en Resistance" (9.2.24) due pagine di accorata e brillante prosa giornalistica, nell'inserto dedicato ai libri del quotidiano francese.
Marc Bloch viene condotto al quartier generale della Gestapo a Lione, presso la Scuola di educazione sanitaria militare, interrogato e picchiato una prima volta. Bloch non disse nulla, eccetto il suo nome. Viene incarcerato nella prigione di Montluc, dove suo nipote riuscira' a vederlo, per qualche minuto in carcere. Marc Bloch è messo molto male, con segni di percosse, malato e debole. Viene torturato una seconda volta: schiaffeggiato, frustato, immerso a testa in giù nell'acqua ghiacciata. Ma resiste e non parla. Inviato in infermeria per un mese, coperto di ferite e piaghe, con in più una broncopolmonite.
Nuovamente interrogato il 22 e il 25 maggio.
In carcere, nonostante le ferite e le precarie condizioni fisiche e di salute, farà da insegnante di cultura agraria a un giovane partigiano con cui condivide la cella.
I nazisti tedeschi hanno il fiato sul collo degli Alleati che avanzano, e debbono sloggiare da Lione; così decidono di liquidare i prigionieri del carcere di Montluc, uno dopo l'altro.
Ne ammazzeranno 713 tra aprile e settembre 1944. Il 16 giugno '44, verso le 20, ventotto prigionieri, ammanettati a due a due, vengono fatti salire su un camion. Dopo una trentina di chilometri il camion si arresta nei pressi di Saint-Didier-de-Formans, nell'Ain, dipartimento a nord di Lione. I prigionieri, fatti scendere dal camion quattro alla volta, vengono mitragliati. Il tutto durò una ventina di minuti. Prima di andarsene, i nazisti mitragliarono ancora i corpi dei prigionieri per assicurarsi di aver "finito il lavoro", senza lasciare sopravvissuti. Invece, uno dei 28, pur con vari colpi nel corpo, Charles Perrin, si trascinera' nel vicino villaggio riuscendo a salvarsi.
Il corpo di Marc Bloch, sfigurato, venne riconosciuto dalla figlia Alice il giorno dopo. Alice Bloch aveva trovato rifugio dalla famiglia di Claude Levi-Strauss, nascosta nella regione del Drome,e venne avvertita della probabile morte di suo padre, fucilato dai tedeschi. Alice Bloch identifico'il corpo sfigurato di suo padre a fatica. Riconobbe gli occhiali, la cravatta, frammenti dei suoi vestiti e le tre decorazioni al merito ricevute durante la Prima guerra mondiale, che suo padre portava sempre.
La moglie di Marc Bloch, Simonne, morira' un mese dopo per un cancro allo stomaco.
Venne ucciso anche il cognato di Marc Bloch, Arnoldo Hanff, a Brantome (Dordogne) e sua moglie morirà ad Auschwitz.
Nel fascicolo giudiziario della Gestapo, dopo la guerra, venne ritrovata una fotografia di Marc Bloch scattata in carcere. Un uomo provato, invecchiato, con una barba di dieci giorni, eppur coriaceo, testardo, che non parlò con gli aguzzini della Gestapo.
Marc Bloch, La guerra e le false notizie, Fazi 2014.
Apologia della storia, Einaudi 2009
La società feudale, Einaudi
Ecrits de guerre (1914-1918) 1997
Carnet inedits (1917-1943), ed.ital. Aragno 2016
Massimo Mastrogregori, Introduzione a Bloch, Laterza 2001
Carole Fink, A life in History, 1989 (ed.ital. La Nuova Italia, con il titolo "Biografia di un intellettuale", 1999)
marino pasini
Nessun commento:
Posta un commento