RICHARD BURTON

 Personaggi incredibili...

Richard Francis Burton, l’uomo più estremo e indomabile che gli Inglesi mai ci abbiano dato. Ribelle e pronto a qualsiasi intemperanza, cacciato dal Trinity College per condotta biasimevole, fu alfiere e poi capitano di un reggimento di lancieri in India, spadaccino ineguagliato con centinaia di duelli alle spalle, fu uomo di straordinaria intelligenza e cultura. Conosceva 29 lingue, fra cui il latino e il greco. Parlava perfettamente l’arabo e un’infinità di dialetti del subcontinente indiano. Tradusse il kamasutra e fu noto per la ineguagliata capacità di trasformarsi con mimesi perfetta nella gente di cui parlava la lingua. La sua impresa più enorme fu quella di aver fatto, unico cristiano nella storia, trasformatosi in un mercante afghano, il pellegrinaggio alla Mecca. Nessuno riuscì a smascherarlo come inglese e anglicano e così indossò il turbante verde di coloro che avevano compiuto il pellegrinaggio, dopo aver gettato i sassi contro il diavolo e aver girato in estasi intorno alla Kaaba. Fu con Speeke alla ricerca delle sorgenti del Nilo, scoprendo il lago Tanganika da cui discende il Nilo azzurro. Si prese sulle guancie una lancia dei predatori somali che gli passò da parte a parte, ma non gli impedì di proseguire il viaggio. Scappò con Lady Isabel Arundell lei cattolica lui anglicano, in America per potersi sposare, le due famiglie fieramente avverse. Noto come spia, assassino, fine linguista, narratore di viaggi, gran maestro di erotismo, fu nominato console inglese in Brasile. Fu li con la moglie, la quale non meno di lui fu nota per avere nuotato in mezzo agli squali, per essere entrata, per andare incontro al marito, che scendeva per 2400 km (incredibile ma vero) in canoa lungo il rio delle Amazzoni, nella foresta amazzonica e avere imparato dagli indios a curare i morsi dei serpenti. Di lei sappiamo che lasciò questa memoria autobiografica riguardo a quello che voleva dalla vita: “una vita selvaggia, erratica e vagabonda”.

(Alfredo Morosetti)