domenica 18 febbraio 2024

COSTANTINO

 Quando nel 313 Costantino il Grande emanò l’editto di Milano, si legalizzava il culto Cristiano, ma solo per motivi di facciata, ossia di opportunità: si voleva fare del Cristianesimo la religione universale dell’impero, confidando nel fatto che solo essa avrebbe potuto cementare in un insieme solidale i popoli che lo componevano e garantire ad esso una possibilità di sopravvivere alle sue contraddizioni interne, quelle che manifestamente lo stavano affossando.

Da un punto di vista puramente temporale, sicuramente il Cristianesimo garantì all’Impero d’Oriente circa ancora 1100 anni di vita, nonostante i disastri e le sciagure che nel corso di questi secolo ebbe a subire. Quindi possiamo dire che almeno in parte, ossia per una metà della scommessa, Costantino aveva visto giusto. Ma solo per una metà?
Certo il Cristianesimo non garantì, come avvenne in Oriente, la sopravvivenza dello stato imperiale in Occidente, ma in realtà fece molto di più. Salvò non solo le anime di coloro che avevano confidato in Cristo, ma salvò anche l’identità storica e culturale dei popoli che si erano riconosciuti come romani, consentì loro di reggere l’impatto tremendo delle dominazioni barbariche, riuscendo ad assorbire la cultura pagana germanica, usando persino la sua inesausta energia, per fondare un nuovo mondo che era quello romano, redento però dalla sapienza giudaico-cristiana. Se siamo, come crediamo di essere, gli eredi del mondo romano, lo dobbiamo al Cristianesimo e all’intelligenza dei popoli germanici.
Allora possiamo dire che Costantino non ha vinto, ma ha stravinto, la sua scommessa circa il futuro dell’impero romano, della permanenza della sua civilizzazione, delle sue ragioni a non sparire nel nulla, come nel nulla sparirono tutti gli imperi del mondo antico, da quello Egiziano a quello Babilonese a quello Persiano.
Noi Europei a buon diritto ci possiamo considerare gli eredi diretti di Roma. Lo dobbiamo al Cristianesimo, perché il Cristianesimo non fu, come qualche sciocco pensa, qualcosa di esterno e esteriore che come per magia si appiccicò alla grande cultura greco-latina. Fu invece la sua evoluzione necessaria, il compimento che partiva dalla numerose premesse in nuce all’interno della sua cultura filosofica, dal suo universo morale, dalla sua sensibilità estetica e sentimentale. Persino superfluo ricordare quanta parte di Platone, di Aristotele, di Plotino, di Seneca, di Marco Aurelio, è possibile trovare nell’impianto ideale che regge la visione cristiana del mondo, ma per certo possiamo invece aggiungere che il crollo del sistema politico imperiale fu il bene maggiore a salvaguardia della civiltà ideale e morale romana. E lo fu grazie al doverla preservare dalle orde barbariche, anzi dal doverla trasferire dentro di esse. Fu un miracolo e quello che ne uscì il più splendido e il più creativo dei mondi, quello della civiltà cristiana medioevale, nella quale la straordinaria energia dei Germani incontra la Parola di Cristo e si trasforma in disciplina di vita, in aspirazione mistica senza limiti, in desiderio assoluto di verità, in bisogno di tradurla in vita vissuta e testimonianza concreta. Un mondo che innalza cattedrali, genera comunità di sapienti che si ritirano in preghiera per il bene del mondo intero, si affida a Dio perché sa che su nient’altro è possibile sperare qualcosa. Un mondo a cui è necessario richiamarsi per uscire dall’inferno di disperazione nel quale siamo sprofondati.
Alfredo Morosetti

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