domenica 9 luglio 2017

Quadri e truffe

1 - QUANTI MISTERI SUL PREZZO DI QUEL GAUGUIN
Sophie Haigney per La Repubblica

Una vertenza legale ha rivelato che un dipinto, ritenuto l' opera d' arte più costosa al mondo, dopo tutto non lo è. La tela del 1892 di Paul Gauguin, intitolata Nafea Faa Ipoipo (Quando ti sposi?) nel 2014 è stata venduta a 210 milioni di dollari, 90 milioni in meno rispetto a quanto riferito in origine. Il New York Times e altri giornali nel 2015 avevano reso noto che il dipinto era stato venduto da Rudolf Staechelin, un dirigente di Sotheby' s in pensione, a un acquirente del Qatar per una cifra intorno ai 300 milioni di dollari.

Se la notizia fosse stata vera, si sarebbe trattato della più alta somma di denaro pagata per un dipinto. I prezzi effettivi delle vendite di opere d' arte tra privati spesso sono tenuti gelosamente segreti, soprattutto quando raggiungono cifre astronomiche. Nei giorni scorsi, però, presso l' Alta Corte di Londra ha avuto inizio il dibattimento di una causa, la quale ha rivelato le entrate e le uscite reali di questo accordo riguardante un' opera d' arte particolarmente costosa, che ha richiesto quasi due anni di trattative per andare in porto.

Nel settembre 2014, Staechelin ha venduto il quadro a una società a responsabilità limitata amministrata dal mercante d' arte britannico Guy Bennett per conto dell' emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani, come dimostrano i documenti presentati in tribunale dai legali del banditore d' aste svizzero Simon de Pury coinvolto nelle trattative. L' avvocato di de Pury ha scritto che il suo cliente in un primo tempo aveva messo in contatto venditore e acquirente. De Pury, sua moglie Michaela de Pury e la loro società a responsabilità limitata hanno intentato causa a Staechelin e al suo fondo, affermando di essere in credito per dieci milioni di dollari per le commissioni sulla vendita della tela.

Le controparti non avevano redatto alcun contratto ufficiale al riguardo della commissione. E così il rappresentante di de Pury, Jonathan Cohen, ha scritto in una dichiarazione presentata la settimana scorsa all' Alta Corte londinese che «sarebbe insolito che questo tipo di contratti fosse stipulato oralmente, ma non è questo il caso del mercato dell' arte, che continua a funzionare con accordi tra gentlemen, basati sulla fiducia reciproca». Staechelin smentisce categoricamente di dover pagare una commissione e sostiene che de Pury lo ha imbrogliato riguardo l' esistenza di offerte più alte per il dipinto e che questo, di fatto, annulla qualsiasi tipo di accordo, che sia stato stretto tra gentiluomini o in altro modo.

Jeremy Scott, il legale di Staechelin e dei suoi fiduciari, ha detto: «I fiduciari affermano che se non fosse stato per quel raggiro, non avrebbero accettato il prezzo di 210 milioni di dollari.

E aggiungono che, «proprio in conseguenza di quel raggiro, de Pury ha perso per inadempimento qualsiasi diritto a una commissione». La causa è tuttora in corso, ma Scott ha detto che è possibile che si ponga fine al caso entro il mese di luglio. Se non altro, tuttavia, la causa è servita a fare chiarezza una volta per tutte sulla classifica dei prezzi più alti mai pagati per un' opera d' arte: adesso il dipinto Interchanged di Willem de Kooning del 1955 svetta saldamente da solo in cima alla classifica, con un prezzo di vendita di 300 milioni di dollari nel 2016. Nel 2011, invece, la vendita al governo del Qatar del quadro Giocatori di carte di Cézanne ha fruttato 250 milioni di dollari.



2 - MA IL COLLEZIONISTA ORA PREFERISCE COMPRARE IN RETE
Dario Pappalardo per La Repubblica

Che l' opera più costosa del mondo sia un de Kooning, un Gauguin o un segreto custodito in un caveau del Qatar poco importa. È sicuro, però, che il mercato dell' arte sta cambiando e che le grandi case d' asta sono costrette ad aggiornare le strategie perché le vendite private acquistano un peso più rilevante. Le ultime "Art Sale", importante cartina di tornasole di metà anno, spiegano quel che il mercante Christophe Van de Weghe ha detto al New York Times: «Le vendite sono magre. La gente è stanca». A Londra Christie' s non batte più all' asta il contemporaneo tra giugno e luglio.

Ha lasciato il campo libero alla rivale Sotheby' s che dimostra una buona tenuta, ma il confronto con il passato prossimo è schiacciante. Nella settimana che precede il torneo di Wimbledon, il ricavato totale è stato meno della metà del 2015: 62,4 milioni di sterline contro 130,4 milioni. Anche se si registra un andamento migliore rispetto ai 52,2 milioni del 2016. I collezionisti non comprano più? Non esattamente. Art Basel, la principale fiera del mondo tenuta a metà giugno, ha vantato vendite molto alte. Ma il futuro prossimo si sposta sul web.

Secondo l' ultimo Tefaf Art Market Report, l' 8 per cento degli scambi d' asta avviene online per un valore di 1 miliardo di dollari. Il mercato su Internet cresce del 19 per cento. I giovani collezionisti si affidano sempre di più alla rete. Lo fa il 57 per cento degli americani tra i 25 e i 34 anni. E il 44,3 per cento dei millennial scopre le novità su Instagram, Pinterest e altri social.

Sotheby' s ha sottoscritto nel 2016 una partnership con la piattaforma Invaluable, che "ospita" cinquemila maison nel mondo: il risultato sono un centinaio tra aste online e offerte a tempo. Se il re dei collezionisti François Pinault prepara il suo museo a Parigi, quello che gli succederà potrebbe accumulare le sue fortune sul web.

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