domenica 16 luglio 2017

Isis

Fabio Sindici per “la Stampa”

Nel marzo del 2014, quando il regno del Bahrein diede un ultimatum ai propri cittadini che combattevano come volontari in Siria, imponendo di ritornare in patria entro due settimane, pena la perdita della cittadinanza, Turki al Binali, studioso coranico e oggi Gran Muftì dello Stato Islamico rispose sprezzante, e in versi: «Dite loro che ci mettiamo la cittadinanza sotto le scarpe, così come i loro decreti reali». Il tono del poemetto si accorda alla ferocia della corte di Raqqa.

Ma che bisogno c' era della metrica? Al Binali, che viene da un' illustre famiglia del Bahrein, è stato un allievo - e poi avversario - di Abu Mohammed al Maqdisi, il religioso giordano considerato uno dei maggiori teologi della jihad islamica. Il radicalismo islamico degli ultimi decenni ha rispolverato la poesia araba classica come le dispute teologiche dei primi secoli dell' egira, il calendario musulmano.

Ha prodotto elegie in onore di guidatori di autobombe, invettive contro i nemici, e una quantità di propaganda in monorima. Ha messo tutto online. Producendo un vertiginoso effetto anacronistico: un medioevo 3.0. La natura della rete piace ai salafiti bellicosi; come il Califfato a cui aspirano, non ha confini, è sempre in espansione. La poesia ha conquistato anche i cuori dei foreign fighter. Un esempio sono i versi messi in rete da Abu Yahya, che all' anagrafe di Plano, Texas, risulta come John Georgelas, ultimo discendente di una famiglia americana di origine greca.


Il cammino di John/Yahya verso i deserti di Iraq e Siria è una delle storie più illuminanti raccolte da Graeme Wood nel suo libro The Way of the Strangers , la via degli stranieri (Allen Lane). Il libro tenta di rispondere in dettaglio alla domanda che l' autore si era posto in un articolo sulle pagine dell' Atlantic: Che cosa vuole veramente l' Isis?

Secondo l' agente di Wood, è stato il pezzo di giornalismo più letto su Internet nel 2015. Nel libro, la vita di Georgelas è ricostruita attraverso tracce lasciate sul terreno reale e quello virtuale, notizie dalla famiglia repubblicana, di tradizione militare, e sui forum jihadisti di Internet.

Da ragazzo disadattato con il gusto per gli allucinogeni e i computer, all' incontro con il
Corano e allo studio forsennato dei testi arabi classici. Quindi il passaggio dal misticismo sufi al letteralismo zahiri, una scuola di giurisprudenza islamica quasi estinta e oggi resuscitata da diversi aderenti all' Isis. Gli zahiri sono gli eccentrici del fondamentalismo: rispettano solo l' autorità diretta del Corano e della Sunna.

Secondo Wood, oggi il nerd texano è diventato lupo. Una delle menti della propaganda di Raqqa. Rispettato fino al punto di spingere lo stesso leader Baghdadi a rompere gli indugi e dichiarare il Califfato, per non cadere, lui stesso, in stato di peccato. Come sappiamo non si scherza con i peccati nel territorio dell' Isis.
  
L' apostasia è il più grave, da pena capitale. L' Islam sunnita è letto con le lenti del salafismo, che si ispira all' epoca di Maometto, dei suoi compagni e alle due generazioni successive («i pii antenati»). Uno dei primi atti di governo di Baghdadi è stato istituire il diwan dell' istruzione, con libri importati dall' Arabia Saudita e la sostituzione, in aritmetica, del segno +, che evoca la croce cristiana, con una z. Un' altra operazione culturale è stata la pubblicazione online della raccolta poetica La Fiamma della Verità , opera prima della più famosa poetessa del nuovo regime, la siriana Ahlam al Nasr.

Può sorprendere la presenza di una donna nell' élite culturale dello Stato Islamico. Ma per le strade di Raqqa vigila una polizia della morale composta da sole donne. La guerra per l'anima dell' Islam non si svolge solo vicino al campo di battaglia, però. Il suo teatro è il mondo. Passa per Alessandria in Egitto, la città di crocevia culturali, patria di Giuseppe Ungaretti e Kostantinos Kavafis, divenuta bastione dell' islamismo più intransigente. Per un sandwich bar di Melbourne dove Wood incontra Musa Cerantonio, predicatore islamico schedato come terrorista dalla polizia australiana.

Per molti dei fiancheggiatori dell' Isis incontrati dal giornalista, la parola terrorista non è un' offesa. La citano dal Corano. Discutono di terrore e legittimità religiosa dello schiavismo sessuale di fronte a una tazza di tè. E se il Califfato dovesse cadere e lo stesso Baghdadi morire? Per Wood molti dei sostenitori sarebbero solo rafforzati nelle loro convinzioni. Baghdadi, per i teologi dell' Isis è l' ottavo califfo. L' ultimo sarà il dodicesimo. La battaglia per la fine del mondo sarebbe solo più vicina.

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