domenica 2 luglio 2017

Lawrence d'Arabia

Fernando Gentilini per la Stampa

Nel colossal di David Lean, l' attacco finale ad Aqaba avviene a passo di carica. Da una parte ci sono Lawrence d' Arabia/Peter O' Toole e Auda abu Tayi/Anthony Quinn alla testa delle tribù arabe, e dall' altra c' è la guarnigione turca che tenta invano di resistere.
In realtà, in quel 6 luglio del 1917, non fu sparato neanche un colpo per strappare Aqaba ai turchi e cambiare le sorti del primo conflitto mondiale nel Vicino Oriente. La battaglia era stata vinta prima, senza combattere: nel momento in cui T.E.

Lawrence aveva deciso di prendere Aqaba alle spalle, non dal mare, tenendosi il più lontano possibile dal nemico e dalla guerra guerreggiata.

Guardo la scena del film sull' iPad, voglio vedere se la ricordo bene. La ragazza israeliana che mi siede a fianco sbircia anche lei e abbozza un sorriso. Sto percorrendo il deserto del Negev in bus, da Gerusalemme a Elat.

Conto di passare la frontiera giordana a piedi e poi prendere un taxi fino ad Aqaba.
Ci vorranno sei ore in tutto e mi fa strano pensare che a T.E. Lawrence occorsero due mesi di marcia per arrivarci, attraverso un deserto micidiale che i beduini ancora chiamano al-Houl, «Il Terrore».

Lawrence, oltre che archeologo, orientalista, traduttore dell' Odissea, cartografo militare, scrittore e tante altre cose, fu un intellettuale capace di intuizioni belliche geniali. La prima: provare a sconfiggere i turchi riunendo tribù arabe da sempre rivali. La seconda: adottare la guerriglia come strumento di lotta. Nacque così il profeta della guerra postmoderna. Perché le rivoluzioni di Lenin, Mao e del Che, le operazioni di counter-insurgency irachena e afghana, e persino la strategia dell' Is e la campagna di terra per contrastarla, non sono altro che figlie e figliastre di quelle due intuizioni.

Guerriglia e tribù Lawrence concepì la sua teoria nell' aprile del 1917, mentre giaceva febbricitante in una tenda. È illustrata nei capitoli XXXIII e LIX de I Sette Pilastri della Saggezza , e in modo più organico alla voce Guerriglia dell' Enciclopedia Britannica , edizione 1929. In una frase: nel deserto la dislocazione dell' esercito nemico è secondaria, perché le tribù guerriere combattono con il movimento, il sabotaggio e la propaganda.

Gli elementi da tener presenti sono tre: algebrico, biologico e psicologico. Il primo riguarda le cose, cioè i mezzi, le risorse, le munizioni e tutto ciò che bisogna saper occultare al nemico. Il secondo è la vita del guerriero: che si protegge sabotando e bloccando le vie di rifornimento anziché accettando lo scontro frontale.
Terzo le idee: con cui contagiare le popolazioni per convincerle a stare dalla parte di chi lotta per la loro libertà.

Per ragionare su come tenere insieme tribù e clan divisi da sempre Lawrence trae spunto dalla situazione siriana. Il concetto di base è che bisogna evitare sovrapposizioni.
Cioè impiegare clan e tribù solo nei loro territori. Le tribù vanno usate in base alle loro specificità, da cui dipende anche l' assegnazione degli obiettivi. E poi va esaltata l' ubiquità del guerriero «marchiato dal nomadismo», la sua indisciplina che è sinonimo d' intelligenza tattica. Il deserto è un oceano: uno spazio da navigare, che non può essere conquistato né difeso.

Aba el-Lissan Non era tutta farina del suo sacco. All' idea di sconfiggere i turchi tramite una sollevazione araba si lavorava incessantemente a Londra e Parigi.
Mentre le guerre anglo-boere e la ribellione mahdista avevano reso evidente il ruolo di commando e irregolari in un conflitto asimmetrico.

Lawrence seppe adattare queste idee al deserto, sottoporle alla prova dei fatti. E in tal senso la presa di Aqaba senza combattere fu una specie di prova del nove.
A dire il vero un combattimento sulla via di Aqaba ci fu, cento chilometri a Nord, nel villaggio di Aba el-Lissan.

Quando il 2 luglio i rivoltosi affrontarono un distaccamento turco proveniente da Ma' an che si era interposto tra loro e il mare. Raggiungo il luogo dello scontro in auto da Aqaba, risalendo le gole di Wadi Ithum.
La morfologia spiega tutto: sarebbe stato inutile prendere Aqaba dal mare, perché i turchi, controllando l' entroterra montuoso, avrebbero facilmente impedito ai ribelli di avanzare verso Damasco.

Per capire Aba el-Lissan basta fare la conta dei morti: due ribelli arabi e trecento soldati turchi. Auda lanciò la carica all' improvviso, dalle colline. E i suoi ebbero facilmente la meglio sui turchi, accampati nella conca attorno ai pozzi. T.E. poteva essere soddisfatto, nonostante la carneficina: la strada per Aqaba era di nuovo aperta. E quattro giorni dopo, il 6 luglio, gli arabi avrebbero issato la bandiera della Rivolta davanti al porto, nel punto esatto dove sventola ancora oggi.

Cosa resta di Wadi Rum Ci sono arrivato un po' prevenuto, lo ammetto. Nel senso che lo sapevo che i finti campi beduini, la finta sorgente di El Orenz e la sua finta casa di pietra mi avrebbero intristito... E poi ci si è messa pure la guida. Che per tutto il giorno, come un disco rotto, ha continuato a ripetere che Lawrence era un semplice artificiere, che gli arabi avevano fatto tutto da soli, e che anzi gli inglesi alla fine li avevano traditi, spartendosi il bottino con i francesi (da queste parti l' accordo Sykes-Picot lo conoscono tutti!).

Fortuna che di sera a Wadi Rum il deserto torna quello di sempre. Cala il silenzio, si accendono le stelle, i pensieri ridiventano chiari. Non m' importa se T.E. ha fatto il doppio gioco, se s' è inventato un mucchio di cose e se ha partecipato alla Rivolta solo per scriverne il romanzo. A me, adesso, importa di stare qui, a contemplare questi bastioni di roccia rossa che furono il suo rifugio e il suo «paesaggio mentale».

David Lean ci ha ambientato una delle scene più spettacolari del film, quella in cui centinaia di guerrieri arabi, al grido di «Aqaba!», partono alla conquista del porto del Mar Rosso. In realtà a partire con T.E. Lawrence fu un commando di quaranta uomini. Non da qui, ma da Wejh, molto più a Sud. La missione era segreta, nessuno di loro sapeva dov' era diretto. Figuriamoci se gli era stato detto che stavano per inventare un nuovo modo di fare la guerra.

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