lunedì 3 luglio 2017

La legione straniera

Roger Lewis per “Daily Mail

Estratto da “At the edge of the world” di Jean-Vincent Blanchard (edito da Bloomsbury)

Da ragazzo ho sempre pensato che la legione straniera fosse un’invenzione di Hollywood. Cary Grant e Gary Cooper saltellavano per il deserto con quegli strani cappelli, si arruolavano Laurel e Hardy, Peter Ustinov faceva il sergente sadico.

Edith Piaf cantava una canzone sulla notte di passione con una recluta tatuata e la sua immagine di legionario inflessibile e malinconico, attratto dalla promessa di sangue, baionette e donne in terra araba, è quella che si avvicina di più alla verità storica e psicologica. Il corpo francese di volontari fu fondato nel 1831 per partecipare all’espansione coloniale in Algeria, Morocco, Madagascar, Indocina e Messico.

Ammetteva uomini di qualsiasi nazionalità e anche questa era una mossa cinica: le loro eventuali morti non avrebbero causato problemi politici in Francia.

Ispiravano terrore, forse ammirazione, mai amore. Potevano essere criminali in fuga, profughi, aristocratici con debiti alle spalle. Tutti erano i benvenuti. Al quartier generale di Sidi Bel Abbes non si facevano domande, non si chiedevano documenti. Ognuno, se voleva, poteva scegliersi un altro nome. Il motto era ‘Legio Patria Nostra’, lottavano pe rla legione perché non avevano altro, né patria, né famiglia, né ideali.

Nel 1900 erano 11.500, nel 1962 circa 600.000. La maggior parte era tedesca o nordeuropea, il resto belga, spagnolo, britannico. C’era un turco, un neozelandese e molti americani arruolati durante la Grande Depressione americana. Le marce massacranti si facevano nel Sahara a 50° con lo zaino pesante in spalla e i piedi sanguinanti nelle scarpe.

Trovavano redenzione e proposito esistenziale attraverso il cameratismo e la abnegazione. Stoici al punto che, mentre morivano, si preoccupavano solo che il capitano fosse contento del loro lavoro. Il sesso con le prostitute era incoraggiato, le ubriacature tollerate dai generali. Per il governo francese lottavano per portare civiltà tra i selvaggi, in nome di una superiorità razziale.

Ma questi legionari non facevano strade, linee telefoniche e opere di bonifica, usavano la supposta civiltà francese per conquistare, stuprare donne, bruciare villaggi, decapitare nemici. Erano autorizzati a fare tutto ed entravano nei villaggi mentre gli abitanti dormivano.

Su 350 legionari, 11 si suicidavano, ma venivano registrati come morti per malattia (tifo, febbre tropicale, dissenteria, malaria). L’intrattenimento invece prevedeva molti spettacoli drag’ ‘, i legionari si travestivano, l’attività omosessuale era comune, come c’è da aspettarsi quando migliaia di vigorosi maschi sono chiusi a lungo in un forte o persi nel deserto.

Visto che i legionari erano per il 43%tedeschi, non stupisce che non siano andati ad aiutare la Francia quando è stata occupata dai nazisti. Nel 1962 Sidi Bel Abbes fu abbandonato per una nuova sede a Marsiglia. Jean-Marie Le Pen fece tre anni di formazione nella Legione e recentemente un ex comandante è stato arrestato memntre protestava contro gli immigrati a Calais.

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