martedì 15 agosto 2017

Raoul Casadei

Lorenza Cerbini per www.corriere.it

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«A meno che non sia morto senza accorgermene, sono pienamente vivo». Raoul Casadei compie 80 anni il 15 agosto e li festeggia a Santarcangelo di Romagna (Rimini) sul palco insieme al Canzoniere Grecanico Salentino (gruppo di musica popolare salentina, ndr). Una serata di musica in cui «Il Liscio incontra la Taranta Salentina». Romagna e Puglia insieme, due terre, due amori che passo dopo passo hanno marcato la vita di quest’uomo diventato il «Re del liscio». Con lui gli italiani si sono divertiti, conosciuti, fidanzati, sposati per generazioni. Oggi vive a Gatteo a Mare in quello che lui chiama il «Recinto Casadei». Ci sono cani, galline e un orto che lo tiene impegnato. C’è la Pina e ricordi diventati leggenda.

Cosa è esattamente il «Recinto Casadei»: una comune, una casa padronale? 
«È la cosa più bella della mia vita. Sono diventato famoso anche per aver cantato la famiglia. Qui viviamo in tanti. Ci sono le mie figlie Carolina e Mirna con i fidanzati. C’è mio figlio Mirko che ha 44 anni ed è già nonno. Ci sono Sabrina, Kim e Asia diventata mamma di Noa quattro anni fa. Non sono un patriarca, però. Qui ognuno fa quello che vuole. E ci rispettiamo. Mangiamo spesso insieme. Coltivo l’orto per tutti. Faccio il vino biologico e vado a prendere il pesce dalle barche».

È vero che ha molte galline? 
«Ne ho 13 o 14 e non le ammazzo mai. Fanno 10 o 12 uova al giorno, sia in estate sia in inverno, anche perché le inganno. Quando arriva il freddo, in ottobre, le chiudo in uno stanzone illuminato e riscaldato con fieno, così loro credono che sia sempre estate e non smettono mai di fare uova. Mia moglie Pina le usa per fare i babà, lei che è napoletana. E se ne ho troppe le regalo ai vicini».
E i cani?
«Ne abbiamo quattro. Con Folk e Springhel vado a caccia in Puglia: a Varano e Lesina, nel Gargano, ma anche a Roseto Valfortone dove ho incontrato mia moglie»

Si ricorda quel giorno? 
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«Era il primo giorno di scuola. Allora facevo il maestro. Pina veniva da Napoli ed era accompagnata dal padre. Eravamo tutti in un alberghetto, con un ristorantino. Avevo con me il cane che si è avvicinato al loro tavolo e sono corso a chiedere scusa. Le ho rubato il primo bacio mentre eravamo per terra, cercando di raccogliere le perline di una collana che si era rotta mentre cercavo di avvicinarla. Abbiamo avuto tre figli: Carolina, la mia manager; Mirna che lavora nell’immobiliare e Mirko che conduce l’Orchestra Casadei che il prossimo anno festeggerà i 90 anni di attività».

Ha un indirizzo email? Ascolta musica su Spotify? 
«Ascolto musica tutto il giorno, ma sulle radio. Ho un telefono antico che vale cinque euro. La tecnologia è un miracolo, ma non mi faccio coinvolgere. Leggo ancora l’enciclopedia Treccani».
Che genere ascolta? 
«Amo Bob Marley e Mango per le sue atmosfere. Conosce il brano “Oro”? Ecco, mi fa sempre rabbrividire. Poi, canto le mie canzoni, “Romagna capitale” che è un acquerello sulla Romagna di oggi. Nonostante gli 80 anni, vivo l’attualità. Ai miei amici coetanei voglio molto bene, ma non mi trovo più, li sento un po’ passati, parlano di politica di una volta, di quando facevano il militare».

Il liscio può avere un revival?
«Fa parte dell’Italia. Con mio zio Secondo era solo ballo. Con me è diventato canzone: “Ciao mare”, “Simpatia”, “La Mazurka di periferia” e altri mille brani fin troppo raffinati… Negli anni Settanta, facevo oltre 300 serate all’anno. È stato un momento fortunato. All’epoca in Italia esistevano undici orchestre di liscio. Io avevo qui la mia America e non sono mai stato Oltreoceano perché ho paura dell’aereo».
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Chi è il suo erede ufficiale?
«Ho ereditato l’Orchestra da mio zio Secondo e l’ho lasciata a mio figlio Mirko. Gli altri sono imitazioni».
È un uomo pieno di vizi, beve e fuma la pipa... 
«Ma questi sono vizi belli! Fumo il sigaro toscano, bevo una grappina e il Sangiovese da 14 gradi di mia produzione. Faccio un’ora di ginnastica tutte le mattine mentre ascolto “Prima Pagina”, il programma delle 7.15 su Radio 3. Quindi, faccio un’ora di nuoto. Seguo un po’ di politica… Non capisco però, ogni volta che abbiamo un leader lo distruggiamo… Comunque, vado anche nell’orto, due ore al mattino e due alla sera. Adesso sono pieno di melanzane e cetrioli. Finita la festa di compleanno, inizieremo a preparare le verdure per l’inverno: le cime di rapa importate dalla Puglia, la cicoria, i cavoli romani e i broccoli».
Il segreto per arrivare felice a 80 anni?
«L’ottimismo. Ho avuto molti traumi, con gente che mi ha ricattato, ma non ho mai odiato nessuno».

È vero che negli anni Settanta, dal palco cercava di far accoppiare la gente? 
«Era il famoso “ballo sociale”. Ho creato il protagonismo del pubblico e non vado d’accordo con le scuole di ballo di oggi che fanno gruppo. Due anni fa ho incontrato un uomo che mi ha detto: “Mi sono sposato per merito suo. In piazza a Foggia c’era la festa del patrono. Poi, nell’euforia lei ha detto: Adesso prendete la donna che vi è accanto. E così ho fatto. Ci siamo sposati e ho chiamato mio figlio Raoul”».

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Utilizzerebbe le app di incontri di oggi per trovare una donna?
«No, assolutamente. Sono un uomo dal vivo, reale, con sentimento, come la mia musica. Non sono un organizzatore di cose, ma di manifestazioni».
E quali ricorda con piacere?
«Ho inventato la parola “liscio” nel 1972, alle Rotonde di Garlasco, a Pavia. Un posto all’avanguardia, con quattro piscine. Ci veniva anche la Milano bene. Le coppie si baciavano... Andava tutto bene e mi è venuto spontaneo dire: “Vai col liscio”. Tra il pubblico c’erano anche Rosanna Mani e Gigi Vesigna, inventore di Sorrisi e Canzoni. La settimana dopo mi hanno dedicato la copertina. E ho avuto un bell’incontro con Elio e le Storie tese. A Sanremo abbiamo presentato “La terra dei cachi”. Lui sul palco e io in prima fila con i giornalisti che mi seguivano. Elio è un grande musicista».

Cosa è l’amore per lei? 
«La cosa più importante della vita. Deve riempire l’anima».
E il sesso? 
«Importantissimo. Non parlo di sesso meccanico, ma di quello passionale. È unione dei sentimenti, una parte fondamentale della vita».
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Nel 2013 ha festeggiato le nozze d’oro con Pina… 
«Ci siamo trovati bene: lei napoletana, io romagnolo, più caldo di lei tutta casa e chiesa, ma poi quando è venuta con me ha smesso. Oggi sta facendo la salsa di pomodoro, ne ha un quintale e mezzo».

I valori che trasmette ai suoi nipoti?
«L’amore per la musica, la casa, la famiglia. Ma anche saper comunicare con gli altri e agire nel rispetto, senza danneggiare. Kim ha 20 anni, è bello bravo e suona piano e chitarra. Sogniamo di averlo sul palco, ma lui non ne vuole sapere e il prossimo anno vuole andare in Inghilterra con l’Erasmus».
Oltre a «Romagna Mia» quale il brano a cui è più legato?
«“Romagna capitale”: Romagna ballerina/Romagna che si sveglia col sorriso ogni mattina…»

In un Paese che è cambiato, cosa le manca della Romagna di ieri? 
«Nulla, niente. Vivo di attualità. I bagnini sono sempre accoglienti, fanno il loro lavoro con passione. I turisti apprezzano. Mi dispiace che la Taranta salentina ci abbia battuto. Bravi i pugliesi. Si sono organizzati, hanno investito, ci han creduto. Il liscio, come la taranta, è un’identità. Con la globalizzazione dobbiamo avere qualcosa con cui identificarci oltre alla piadina».
Tiene ancora qualche concerto?
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«Raramente. Stasera andrò però sul palco a salutare la gente e semmai dedicherò loro “Romagna Capitale”. Sono stato sul palco quindici giorni fa a Bellaria, per“La Notte del liscio”. C’erano Morgan e Bennato. Sono salito con loro a fare un po’ di spettacolino…»
Significa che Morgan e Bennato hanno suonato e cantato il liscio? 
«Certamente. Morgan è un matto duro e ha fatto una cosa incredibile. Ha preso un brano di Gino Paoli, “Sapore di sale”, e “Ciao Mare” e li ha uniti insieme facendo dei giochettini. La gente si è divertita moltissimo. Bennato, ha cantato “Tu sei la mia simpatia”, una mia canzone».
Le sue paure? 
«Non ho paura della morte. Due giorni prima della Notte del liscio, mi è capitato un arresto cardiaco mentre facevo un controllo in ospedale. Sono morto per 30 secondi. Adesso sono rinato, sono un uomo coraggioso e ho fatto mio uno slogan di Marcello Marchesi: quando la morte arriva, voglio che mi trovi vivo».

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