Matteo Sacchi per il Giornale
Un transatlantico enorme. La quarta nave più grande della Germania di Hitler. Costruita, nel 1927, proprio per rinnovare i fasti della marina civile tedesca dopo le umiliazioni seguite alla disfatta nella Prima guerra mondiale. Questo era la Cap Arcona, fiore all'occhiello della compagnia Hamburg-Süd, armatore che controllava le principali rotte dalla Germania verso il Sudamerica. A tutti gli effetti un bastimento lussuoso e stupendo che nelle linee, a parte la mancanza del quarto fumaiolo, poteva ricordare molto l'infelice Titanic affondato nel 1912.
Molto si potrebbe dire delle lussuose crociere della Cap Arcona prima del 1939. Bella gente, molto caviale, molto champagne. Persino una più che decorosa, per l'epoca, terza classe. Ma sarebbe raccontare una nave come tante. Tutto cambiò nel 1939 con lo scoppio della Seconda guerra mondiale. La Cap Arcona venne richiamata in porto. Nessuna possibilità di continuare le sue traversate oceaniche, dopo il blocco navale inglese.
La marina militare tedesca la requisì, le diede una frettolosa mano di grigio e la trasformò in una sorta di caserma galleggiante piazzata nel porto di Gdynia (all'epoca Gotenhafen) nella baia di Danzica. La conversione in caserma galleggiante fu solo l'inizio di una vicenda tragica e surreale, come si scopre leggendo Il Titanic dei nazisti di Robert P. Watson (Giunti, pagg. 368 euro 18). Lo scrittore ed editorialista della Nbc ha infatti condotto una accurata ricerca scoprendo che la nave è stata coinvolta in ben altre vicissitudini.
In primis cinematografiche. Anche a conflitto iniziato i nazisti investivano moltissimo in pellicole di propaganda. Joseph Goebbels (1897-1945) aveva una particolare fissazione per la vicenda del Titanic. Considerava la vicenda dell'affondamento paradigmatica delle colpe del capitalismo britannico. E voleva un kolossal cinematografico sulla tragedia. Venne contattato uno dei più famosi registi del Reich, Herbert Selpin.
Per realizzare il film gli vennero forniti praticamente mezzi illimitati. Vennero costruiti enormi teatri di posa e appositi modellini per simulare l'affondamento. Il modo di scendere sotto il livello delle acque però non convinceva Selpin che continuava a ritardare la consegna. Arrivò a convincere Goebbels di prestagli una nave vera su cui girare. Indovinate quale? Ovviamente la Cap Arcona, che venne riverniciata per interpretare il Titanic.
A bordo però la situazione degenerò. Un Selpin sempre più insofferente arrivò a insultare il regime... Finì impiccato, con le sue stesse bretelle, in una cella della Gestapo. Il film venne portato a termine da un regista di meno alte pretese: Werner Klinger. Nell'ottobre del 1942 la pellicola era pronta. Ma Goebbels si rese conto di un fatto quanto mai imbarazzante.
È vero, nella tragedia si vedevano ufficiali britannici codardi, capitalisti avidi e senza scrupoli... Però, visto come stavano andando i fatti bellici per la Germania era più facile leggere la pellicola come una metafora del crollo tedesco che come un atto d'accusa all'Inghilterra. Così il film, costosissimo, venne proiettato solo nei territori occupati.
Ma la storia della controfigura del Titanic, ovvero la Cap Arcona, non finisce qui. La nave tornò a essere un semplice hotel galleggiante. Ma quando l'avanzata delle truppe alleate iniziò a minacciare i territori dove erano stati posizionati i lager nazisti, le SS si trovarono nella condizione di dover movimentare centinaia di migliaia di prigionieri. Lo scopo? Lasciare meno tracce possibile di quanto era accaduto nei campi di sterminio e di lavoro.
Migliaia di prigionieri, soprattutto provenienti dal campo di Neuengamme, vennero spostati in fretta e furia verso Gotenhafen e poi rinchiusi nelle grandi navi che galleggiavano nel porto. Cap Arcona compresa. La stiva si trasformò in una orribile prigione sotto il livello del mare. Cosa volessero fare i tedeschi dei prigionieri non è chiaro. Ci sono vari indizi che portano a pensare che fossero intenzionati a far esplodere le navi in mare aperto. A cercare di impedire la strage fu solo Folke Bernadotte, vice presidente della croce Rossa svedese che battagliava con le autorità locali per avere in consegna i prigionieri.
Ma non fece in tempo. L'aviazione britannica il 3 maggio 1945 bombardò la baia di Lubecca con i suoi Typhoon. Voleva impedire che i tedeschi spostassero via mare le truppe rimaste. Bersagliò a colpi di razzi i bastimenti: i piloti erano completamente ignari di chi fossero gli occupanti.
La Cap Arcona fu devastata dalle esplosioni, vi morirono migliaia di prigionieri. Un disastro che la Raf ha a lungo insabbiato... Anche alcuni dei piloti che bombardarono vennero a sapere di aver colpito dei prigionieri inermi solo anni dopo. E ancora oggi la dinamica della tragedia, che fece molte più vittime del disastro del Titanic, non è chiara. Anche se Robert P. Watson ne ha delineato le linee generali.
Nessun commento:
Posta un commento