mercoledì 16 agosto 2017

Gandhi

Luca Mastrantonio per www.corriere.it

La scrittrice indiana Arundhati Roy, vent’anni dopo Il dio delle piccole cose, è tornata in libreria con Il ministero della felicità suprema (Guanda), una storia che racconta le tante divisioni identitarie di un Paese complesso, che nel 2017 festeggia i 70 dell’Indipendenza. Gandhi è forse il mito più noto all’estero, e la scrittrice, a lungo punto di riferimento del movimento No Global, invita a non idolatrarlo.

Quali sono i falsi miti su Gandhi?
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“Il malinteso più grande è che Gandhi abbia combattuto contro il sistema delle caste. Non è così. Diceva sempre che era il punto più geniale della civiltà Hindu. Era contro la pratica degli intoccabili, ma se andate in India oggi, non troverete mai una foto di Gandhi nella casa di una persona Dalit. Troverete le foto del più grande nemico politico di Gandhi. Non troverete mai una foto di Gandhi in nessuna casa.

ARUNDHATI ROYARUNDHATI ROY 
La cattiva informazione a questo riguardo è stata notevole. E la seconda, è la vita politica di Gandhi in Sud Africa. Anche in questo caso è assolutamente mal rappresentata. Non sto parlando di interpretazioni, parlo di ciò che ha scritto. A tutti viene insegnato che Gandhi divenne un combattente contro la discriminazione razziale in Sud Africa, perché era stato cacciato da un treno destinato solo ai bianchi.

GandhiGANDHI 
In verità, la prima vittoria di Gandhi in Sud Africa è stata a riguardo di una terza porta nell’ufficio postale di Durban perché riteneva che gli indiani e i neri non andassero classificati insieme. Il motivo per cui sedeva nel compartimento dei bianchi è che riteneva che gli indiani non dovessero sedere con i neri.

Se leggete le sue scritture, anche quando era in prigione, lottò perché riteneva che gli indiani non dovessero stare nella stessa prigione dei neri. Dunque, l’intera storia è stata mal raccontata. Non voglio dire che non abbia fatto grandi cose, ha fatto cose estremamente visionarie, ma ci sono anche cose reazionarie e spaventose. La sua storia è stata distorta in modo davvero notevole e questo è scioccante”.
GANDHIGANDHI

Com’è l’India di oggi?
“Ci si sveglia ogni mattina e si legge di persone linciate per strada, davanti alla polizia. Si legge di persone picchiate a morte dalla folla perché è girata la voce che avessero ucciso una vacca o che avessero mangiato manzo. Stiamo vivendo un momento di terrificante avanzata del nazionalismo hindu”.

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Nel suo ultimo romanzo racconta l’impossibilità, in India, di categorizzare una identità, una esistenza sotto etichette sessuali, sociali, politiche, religiose.
“Anjum, il personaggio principale, vive al confine dei generi di sesso che la attraversano, ma è anche nata in una famiglia sciita che vive nella città vecchia. Ci sono altri personaggi, come ad esempio un Dalit che vede qualcosa di orribile succedere alla propria famiglia e si converte dall’Induismo all’Islam, quindi rappresenta il confine tra la casta e la conversione religiosa.
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C’è Dilutma, una donna del sud, anche lei attraversata dal confine della casta. Ci sono personaggi provenienti dal Kashmir, attraverso i quali corre un feroce confine nazionale… Insomma, l’idea di categorizzare qualcuno con una sola identità, anche se parliamo di un’identità travolgente… Per esempio, Anjum, che è ermafrodita si trova coinvolta nel massacro del 2002 di musulmani a Gujarat, non perché sia ermafrodita, ma perché è musulmana. Riesca a scappare, perché non vogliono uccidere ciò che viene definito sacro in Urdu, quindi riesce a scappare grazie alla sua sessualità e del suo genere. È davvero un libro che non ti permetterà di categorizzare le persone in un unico modo”.
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Anche nell’America di Trump le categorie si stanno confondendo. Destra, sinistra, globalizzazione e anti-globalizzazione.
“Da ciò che ho capito i democratici negli Usa erano tradizionalmente il partito che rappresenta i lavoratori, che rappresenta i sindacati e i diritti della classe operaia e i democratici hanno smesso di farlo e sono diventati estremamente elitari. Questo processo di globalizzazione che ha creato, in verità, un altissimo livello di povertà, anche tra la popolazione americana bianca…

L’industria si è trasferita e grandi fasce della popolazione sono state abbandonate da tutte le forme della politica. Trump è arrivato come un outsider contrario al sistema che ha creato quella povertà. La cosa davvero ironica che quest’uomo con la torre d’oro, i capelli d’oro e un trono d’oro che sostiene di rappresentare la classe lavoratrice, ma la psicosi di disperazione è così profonda che le persone sono furiose con coloro che dicono di rappresentarli ma poi fanno esattamente l’opposto”.
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Potrà mai esistere un ministero della felicità?
“No, in maniera burocratica e politica è ridicolo pensare di poterlo creare, ma ovviamente il punto centrale è che è un argomento effimero. Nonostante questo, quando grandi istituzioni, che si tratti di governi o mercati o creatori di prodotti, quindi il mondo della pubblicità, pensano che si possa raggiungere la felicità comprando prodotti, capiamo che non è questo il punto. Inizialmente vendevano prodotti, le lavatrici, i cornflake, che fanno bene e cose del genere. Ma poi l’idea del consumo senza fine è arrivata non per vendere qualcosa che serve, ma per farci sentire sexy, o perché ci danno un certo status o cose simili.
Lord Louis Gandhi Lady MountbattenLORD LOUIS GANDHI LADY MOUNTBATTEN

Lei ha mai comprato qualcosa spinta dalla pubblicità?
“Non mi ricordo di aver mai comprato qualcosa dopo aver visto una pubblicità. Sono sicura che la gente lo faccia, ed è per questo che esistono, ma, sai, questo non mi rende Gandhi. Non sto qui seduta a leggere il Gita o cose del genere”.

L’ultima volta che si è sentita felice?
“Sono felice in questo momento, ma credo che per me, nonostante il mio libro tratti di argomenti molto preoccupanti che riguardano l’India, tratta anche delle grandi bellezze e non esiste un momento o un giorno in cui mi sveglio e non ho voglia di sorridere per qualcosa. Come i personaggi del libro che parlano con le lucertole e i cani. Io lo faccio di continuo. Venire in Italia, dopo essere stata in una società più strettamente regolata, come l’Inghilterra, dove sono stata per due settimane prima di venire qui… Vedere un po’ di caos mi rende felice”.

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