Viviana Mazza per il “Corriere della Sera”
Il sociologo Michael Kimmel ha trascorso centinaia di ore in compagnia di «americani bianchi e arrabbiati». Lavora per un'organizzazione per la deradicalizzazione di estremisti bianchi, «Life After Hate», che si è vista sottrarre i fondi federali dall'amministrazione Trump (ma proprio ieri mattina la Casa Bianca ha deciso di ripristinarli); sta scrivendo un libro che mette a confronto i suprematisti bianchi americani con i jihadisti britannici (entrambi sognano il ritorno a un passato mitizzato). Anche lui ritiene che l'uccisione di una donna a Charlottesville sia un atto di terrorismo. Ma sottolinea pure che, dietro la rabbia che abbiamo visto esplodere in Virginia, c'è un problema più ampio, come ha spiegato nel suo saggio del 2013, Angry White Men .
Qual è l' origine della rabbia?
«È la paura che i propri diritti di nascita siano lesi. Ci sono uomini bianchi in America che, nonostante godano di molti privilegi, hanno la sensazione che ciò che spetta loro venga dato ad altri che non lo meritano. Sono pieni di rabbia contro tutto ciò che è "politicamente corretto", e dicono che Trump capisce questo loro risentimento.
Questo Paese rifiuta ancora di riconoscere d' essere una comunità costruita con il lavoro degli schiavi. È paradossale quando la differenza rispetto al passato è che prima avevano il 90 per cento dei privilegi e adesso l' 80. Per gli uomini bianchi l' uguaglianza è oppressiva».
Richard Spencer, icona dei suprematisti bianchi, vuole creare uno Stato etnicamente bianco «post-americano», in cui i valori più che recuperati vengano sostituiti.
«Quando gridano "Riprendiamoci il nostro Paese", la parola chiave è "nostro". Ma, come ha detto il governatore della Virginia, chiunque non sia un nativo americano è un immigrato, perciò questo non è il loro Paese. I suprematisti bianchi vogliono ripristinare un passato che mitizzano, in cui i neri e le donne erano totalmente subordinati, anche se quel treno ha lasciato la stazione e le donne non rinunceranno mai al lavoro, né i neri torneranno nelle piantagioni».
Al di là dei suprematisti bianchi, dunque il problema è più ampio?
«I suprematisti bianchi sono il canarino nella miniera di carbone. Sono i più estremisti, i "veri credenti". Ma questo fenomeno riguarda molti luoghi diversi, include uomini bianchi nelle periferie, cristiani evangelici che lamentano che il mondo sia troppo laico, il 53% delle donne bianche che ha votato per Trump.
Per il mio libro ho intervistato attivisti dei diritti maschili, uomini violenti contro le donne o sul lavoro. C' è un profondo bacino di risentimento. Ma non lo prendiamo in considerazione: quando un uomo bianco fa una strage in una scuola si dice che è malato di mente. I manifestanti di Charlottesville sono cattivi, ma non sono del tutto anormali rispetto alla società. La cosa da fare è provare a capirla questa loro rabbia».
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