domenica 20 agosto 2017

L'ignoranza

Armando Massarenti-Il Sole24Ore
Libro di Antonio Sgobba «Il paradosso del l'ignoranza da Socrate a Google». 
Sgobba sull'ignoranza mostra di saperla veramente lunga. Soprattutto sul piano filosofico e metodologico. Troppo facile dire socraticamente «so di non sapere» se non si capisce in che senso questa e altre affermazioni scettiche sono alla base della possibilità stessa di conoscere qualcosa e, più specificamente, del modo di procedere della ricerca scientifica, cioè di quella magnifica attività umana che quotidianamente si occupa di ciò che non sappiamo. 
L'ignoranza va presa per quello che è: non un sinonimo di stupidità o imbecillità, ma il mare magnum nel quale tutti, il colto e l'inclita, sono costretti a navigare, anche - e forse soprattutto - quando hanno tra le mani strumenti potentissimi come Google e la rete.
«L'ignoranza è la normalità, - scrive Sgobba - non l'eccezione. Dovremmo considerare anomala la conoscenza, piuttosto». Sembra un paradosso ma in fondo non lo è. Il paradosso semmai è che l'ignoranza - nella sua immensità - non è definibile né misurabile né indicizzabile. 
Dire che non so una certa cosa significa in realtà saperla. Fondamentale è invece, per arrivare a una definizione utile, distinguere tra ignoranza ed errore. Molto meglio essere ignoranti piuttosto che dei sapientoni con la testa piena di idee sbagliate. Sgobba scrive che l'Index of Ignorance - la classifica internazionale in cui l'Italia tristemente primeggia - «in realtà non indicizza l'ignoranza dei vari paesi, ma i loro errori. Se acquisiamo la distinzione tra ignoranza ed errore dobbiamo considerare le bislacche idee degli italiani su immigrati, donne, disoccupati come casi di false credenze più che di ignoranza. Strictu sensu, gli italiani non sono ignoranti: gli italiani si sbagliano. Dovremmo considerare come casi di ignoranza solo quelli in cui l'intervistato non risponde o non sa. Questi casi però sono rari; spesso, pur di riempire i vuoti, ci lasciamo andare a ipotesi o a presunte conoscenze».
Concentriamoci dunque sull'intelligenza e la pertinenza delle domande, così potremo definire meglio l'ignoranza: «Il più chiaro indice di ignoranza è l'incapacità di rispondere a domande sensate in modo convincente (anche per noi stessi)».È una splendida definizione, dovuta a Nicholas Rescher, cui andrebbe aggiunto un piccolo corollario: il più chiaro indice di intelligenza è la capacità di pronunciare all'occorrenza le seguenti poche, semplici parole: «non lo so».

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