Lo gnosticismo è un movimento religioso che presuppone e si spiega soltanto su di uno sfondo monoteistico: in altri termini, esso rappresenta un tipico «paradosso del monoteismo». Il mito gnostico, infatti, sorge dalla necessità di gettare un ponte tra il Dio assolutamente trascendente e un cosmo (e un corpo) dualisticamente concepito come separato in modo radicale da Dio (al punto che la sua creazione viene concordemente attribuita a un secondo Dio); un mito, dunque, che deve aiutare a spiegare come l’«uno», fondamento dell’essere, si dispieghi, pur conservando questa sua unicità, nella molteplicità del divenire.(..)Rispetto ad altre forme di gnosi, quella che sorse e si affermò nel corso del II secolo d.C. presenta alcuni caratteri distintivi. Trasmessa da una figura di rivelatore/salvatore, garantita da una particolare tradizione esoterica, affiancata sovente da una didascalia o istruzione mediante cui l’adepto è iniziato ai suoi misteri, la particolare gnosi dello gnosticismo si fonda sulla comunicazione/
Alla base del mito gnostico, nelle sue differenti varianti, vi è dunque un’esperienza fondamentale: l’esperienza del male, di un male che non è più concepito nella concreta molteplicità dei mali fisici e morali che affliggono l’umanità, ma che ha assunto una consistenza ontologica prima ignota, dal momento che esso coincide ora spazialmente col cosmo e antropologicamente con la stessa struttura psicofisica.(..) in conclusione, il mito gnostico non fa che narrare le vicende di quel Dio particolare che è lo gnostico, ricordandogli le sue origini, rivelandogli le cause che lo hanno precipitato in questo mondo di tenebre, indicandogli nel contempo, proprio attraverso questa «ricerca del tempo perduto» che la gnosi rende possibile, la via di salvezza..(..) . Quel che, però, in questa sede, va sottolineato, è che, se si vuole veramente cogliere il senso delle differenze storiche – che, certo, esistettero e anzi, come avevano già ben visto gli eresiologi e hanno confermato le recenti scoperte, sono vistose e significative anche o soprattutto all’interno di quelle «scuole», come la scuola valentiniana, che parevano avere un patrimonio ideologico e mitologico comune –, occorre tuttavia cercar di cogliere quegli elementi di somiglianza, che costituiscono la peculiare «aria di famiglia» che i testi gnostici ancor oggi ci comunicano(..)Essi possono essere riassunti, da un lato, nella consustanzialità tra Dio assolutamente trascendente e natura profonda dello gnostico e, dall’altro, in una concezione particolare del cosiddetto pleroma o mondo della pienezza divina, che vive al suo interno una crisi particolare, causa di una «rottura di livello» che genererà le realtà inferiori.
Intorno a questo nucleo dottrinale e a partire da esso s’irraggiano poi un certo numero di temi ricorrenti, dei quali i differenti gruppi forniscono altrettante variazioni. Un loro elenco potrebbe comprendere i seguenti motivi:
1. Il vero Dio non è il creatore dell’universo in cui viviamo.
2. La struttura della divinità è gerarchicamente articolata.
3. I creatori o i dominatori del
Chiunque scorra i testi gnostici si trova ben presto immerso in un’atmosfera particolare, che travalica distinzioni di scuole e di correnti.
4)Il sé dell’uomo (anima o spirito), è una particella del mondo divino al quale vuole e deve fare ritorno.
5. La salvezza del sé richiede l’intervento di un salvatore-rivelatore.
6. La presenza del divino nel mondo e l’origine del mondo stesso dipendono da un «incidente», da una «colpa», da un «peccato» che ha luogo all’interno dello stesso pleroma.
7. L’apparizione dell’immagine di Dio come uomo e la creazione dell’uomo a immagine e somiglianza di Dio costituiscono il fondamento mitologico dell’«esemplarismo rovesciato» conseguente alla Weltanschauung dualistica, variante dell’antitesi (platonica) fra eternità e tempo, essere e divenire.
8. La salvezza riguarda soltanto una «stirpe» eletta (predestinazione).
9. Per conseguire questa salvezza occorre estraniarsi dal mondo, rinunciando ai suoi beni, a cominciare dalla sessualità (encratismo).
Questo elenco, che ha un valore puramente esemplificativo, non deve comunque trarre in inganno. Questi temi, infatti, non sono mai presenti nella loro interezza in alcuna setta gnostica, ma soltanto in misura maggiore o minore.(..) L'originalità del pensiero gnostico non consiste, infatti, nella creazione di idee teologiche nuove, nell’annuncio di nuovi messaggi religiosi. La novità, se di novità si vuol parlare, va cercata in un’altra direzione, e precisamente nello sforzo di rielaborare materiali mitologici e teologici preesistenti, desunti dalle tradizioni religiose e filosofiche dell’epoca, amalgamandoli in funzione di un nuovo fuoco mentale costituito da una duplice necessità: da un lato, la necessità di trovare una risposta radicale all’interrogativo radicale sull’origine del male; dall’altro, quella di entrare in possesso di una chiave che permetta di avere accesso all’insondabile per definizione, al mistero del Dio ineffabile, di quel «Dio prima di Dio» che costituisce il vero oggetto della speculazione gnostica.
Ne conseguono due caratteri distintivi: la dissimulazione e l’esoterismo. Lo gnostico non appartiene a una religione a se stante, nel senso che egli non fa parte di un movimento profetico o di un culto misterico ufficialmente riconosciuti. Certo, esistono anche profeti gnostici; e determinati gruppi gnostici, ad esempio i cosiddetti sethiani, amano richiamarsi, secondo una tipica genealogia mitica, alle conoscenze particolari rivelate loro dal capostipite Seth. Ma questa gnosi è pur sempre vissuta e sperimentata all’interno di forme e tradizioni religiose esistenti, come insegna il caso del rapporto col cristianesimo. Si tratta di un presupposto essenziale: lo gnosticismo nasce e attecchisce su un terreno religioso preesistente, nel senso che esso, in quanto conoscenza di misteri, presuppone forme già solidificate di tradizione religiosa, di cui pretende di svelare il senso profondo. Proprio per questo motivo esso si configura come una conoscenza esoterica: tratto, quest’ultimo, che in parte consegue dal senso di superiorità che in genere contraddistingue quegli intellettuali particolari che furono gli gnostici, in parte discende dalla necessità di riservare tale conoscenza – peraltro, secondo linee largamente presenti in altre correnti religiose dell’impero, a cominciare dal cristianesimo delle origini – a pochi predestinati.(..) La conoscenza gnostica ha sempre due obiettivi strettamente connessi: vuole conoscere il mistero divino, il «Dio prima di Dio», ma insieme a (o mediante) questo vuol conoscere anche «tutte le cose» (..).
La conoscenza di Dio che lo gnostico ritiene di avere raggiunto attraverso la particolare rivelazione della gnosi, insomma, non lo allontana dal mondo, ma solo dalla sua superficie e dall’ignara quotidianità, mentre gli consente di scavare nelle realtà mondane tutta una serie di nascoste allusioni e corrispondenze con ciò che la sua dottrina gli insegna. Di conseguenza, i testi della letteratura gnostica antica vengono incontro al bisogno di conoscenza dei loro lettori non solo fornendo rappresentazioni teologiche e mitologiche, ma anche risposte alle più svariate questioni concrete relative a fatti naturali e psicologici, ad usi e costumi sociali; una concezione filosofica o qualche particolare della vicenda mitica offre di volta in volta il paradigma all’eziologia proposta per tutti questi fenomeni. Anche le cose più ovvie dal punto di vista dell’esperienza comune, infatti, nascondono un significato segreto, un segno del mistero divino che soltanto la gnosi è in grado di individuare.
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