sabato 26 agosto 2017

I Romanov

Andrea Velardi per Il Messaggero

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Il successo delle fiction dedicate ai Tudor e i Borgia dimostra come le vicende delle dinastie reali conservano un fascino irresistibile che potremmo assimilare a banale morbosità, a fatuo desiderio di gossip travestito da passione per la storia. Ma anche lo sguardo dello studioso serio, come Simon Sebag Montefiore ne I Romanov 1613-1918, sa bene che la storia non si esaurisce in un catalogo arido di eventi solenni, ma è lo specchio imprevedibile della vita ribollente degli esseri umani.

E del resto non è Tolstòj ad avere dimostrato come la letteratura può raccontare meglio gli accadimenti storici propria a causa di una mimesi più interna, sviluppatasi dal cuore delle cose? Non sono i contenuti bassi del gossip a essere il problema, ma la loro fuga incontrollata senza riscontri documentari. Per questo I Romanov di Montefiore, uno dei massimi esperti di storia russa e sovietica, entra nei meandri morbosi, negli intrighi che spiegano il perdurare del potere, attingendo ai materiali inediti dell' ex Unione Sovietica, con un volume gremito di dignatari, ministri e cortigiani in un contraltare perfetto della anime morte di Gogol.

CALICE AVVELENATO 
Ecco allora i Romanov, una delle famiglie imperiali più potenti d' Europa, resa leggendaria dai tumulti della Rivoluzione comunista e dall' uccisione dell' ultimo zar Nicola II insieme alla famiglia e al piccolo Alessio, malato di emofilia. «Raramente un calice è stato tanto prezioso e tanto avvelenato».
ROMANOV RASPUTINROMANOV RASPUTIN

In un capitolo di traboccante commozione Montefiore intreccia in parallelo i destini opposti di Alessio e di Michele, i due zarevi agli antipodi dell' era Romanov in preda a sommovimenti analoghi. Michele sopravvissuto al periodo dei Torbidi, figlio del patriarca Filarete, divenuto monaco per ordine di Boris Godunov e deportato per anni in Polonia, diviene Zar a soli 17 anni nel 1613 inaugurando la dinastia con un regno in frantumi e un popolo nella disperazione dopo la disintegrazione successiva alla morte di Ivan il Terribile. Alessio invece soccombe.

Michele è in preda ad una vita di corte dai rituali grandiosi e tremendi. Per scegliere la sposa si svolge una vera e propria rassegna (smotriny) che dura giorni con varie selezioni oggetto di brogli e maneggi politici per far giungere le candidate alla fase finale cui partecipa lo Zar. La vince Marija Chlopova, figlia della media nobiltà la cui famiglia scalfisce il potere Michail Saltykov, nipote della madre dello zar detta suora Marta.
TESCHI ROMANOVTESCHI ROMANOV

Davanti agli svenimenti di Marija viene incaricato di prendersi cura di lei. Le fa somministrare farmaci che inducono a pensare che abbia nascosto una malattia incurabile e i Chlopov passano dal trono alla polvere in pochissimo tempo. E Michele perde la donna di cui è innamorato senza potere opporre alcun veto.

Montefiore offre un' analisi imperdibile della parabola della follia e arroganza del potere assoluto, della vita di corte con le sue regie e i suoi intrecci oscuri. I venti sovrani dei Romanov regnano per 304 anni, dal 1613 sotto il regno di Ivan il Terribile fino a quell' inizio del Novecento dove la presenza spettrale di Rasputin prepara il crollo nell' imperversare furia bolscevica.

Rasputin era fallicamente dotatoRASPUTIN ERA FALLICAMENTE DOTATO 
La storia di questa dinastia non si riduce alle sdolcinate leggende partorite da Hollywood su Anastasija, la quartogenita dello zar Nicola II, ma è un romanzo familiare e sociale pieno di colpi di scena, congiure di palazzo, voluttà di complotto, strategie delicate di successione, bramosie inconsulte di potere, rivalità, ambizioni spasmodiche, perversioni sessuali.

Una tregenda di faide e di esaltazione passionale si svolge attorno alla sacralità dell' autocrazia dello Zar tanto che Madame de Staël ironizza: «In Russia il governo è autocrazia temperata da strangolamenti». Si «avvelenavano spose, padri torturavano a morte i figli, figli uccidevano i padri, mogli assassinavano i mariti, barbieri e contadini acquisivano posizioni di dominio; c' erano imperatrici ninfomani e un imperatore che scriveva le lettere più erotiche mai uscite dalla penna di un capo di Stato».

L' AUDACIA 
Dopo Pietro il Grande e le due audaci e brillanti zarine Elisabetta e Caterina, con le loro corti di favoriti, Alessandro I respinge e incalza Napoleone fino a Parigi. Il granduca Costantino rinuncia ad un trono tanto pesante e lo scettro va a Nicola II, poi ad Alessandro II che teorizza la pace fuori con l' esercito e dentro con le riforme, come l' abolizione della servitù della gleba, che gli costa sei attentati.

ll mistico Raspuntin era ossessionato dal sessoLL MISTICO RASPUNTIN ERA OSSESSIONATO DAL SESSO 
Scandalizza tutti perché, alla morte della moglie, vuole fare imperatrice l' amante principessa Caterina Dolgorukova. Il suo assassinio il 13 marzo 1881 riporta in auge il patriottismo slavo, la fede ortodossa.

Alessandro III è il primo zar con barba e baffi, segno di appartenenza e devozione. Ossessionato dalla fine del padre rafforza l' autocrazia, muore troppo presto di reni a 49 anni. E il figlio Nicola singhiozza al suo capezzale, perché allo Zar di tutte le Russie è affidato un fardello troppo pesante. Nel mentre la grandezza dell' Impero e dell' esercito crescono, la cultura russa vive le sue massime espressioni con Pukin, Tolstoj, Dostoevskij, allo straordinario filosofo Vladimir Solov' ev e alla musica di Cajkovskij. Fino all' incombere del totalitarismo e dell' autocrazia diabolica e sanguinaria, dello zarismo oscuro di Stalin.

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