Naturalmente la gente crede di avere sentimenti, ma non è vero. Non è che finge di averli, semplicemente suppone di averli.
E' diverso.
Suppone di provare dolore, angoscia, disperazione, per quello che accade nel mondo.
Se gli dicono che hanno ucciso un orso, si convince, non finge, si convince che è accaduto un fatto tremendo, di cui non si dà pace e trova le prole più infuocate per dannare il mondo, un mondo che ha ucciso l'orsa e magari anche un lupo. In realtà, non è vero, non prova alcun vero sentimento, se non uno di realmente vero, quello di far sapere al mondo che è conforme, che è perfettamente e totalmente in sintonia con quanto il mondo dice di sentire.
E' come cantare in un coro, si canta al tono e al tempo del coro volendo che la propria voce sia la voce non propria ma quella del coro, ma si vuole che si sappia che si sta cantando nel coro con tutti gli altri. L'espressione pubblica dei sentimenti è un falso di cui, chi li manifesta, è persino tanto falso da credere, in buona fede, di provarli sul serio.
Come si spiegherebbe altrimenti il fatto che una banda di briganti rapisce donne, vecchi, bambini e li usa come merce da macello per i suoi fini e la cosa non crea a nessuno, se non a pochissimi, nessun sentimento di orrore. Tutto normale, sono patrioti, dunque agiscono per qualche nobile fine e i rapiti hanno avuto quello che si sono meritati.
Ma se i Cinesi avessero rapito un pullman di turisti americani e avessero detto: adesso ci ridate Formosa oppure ve li restituiamo a fettine, cosa sarebbe successo? Sai gli ululati dei benpensanti, quelli appunto che sono tutto sentimento e non tollerano la violenza sugli innocenti.
E se gli ottimi patrioti baschi o catalani, avessero rapito un gruppone di campeggiatori madrileni e dicessero: adesso ci date la vascogna o la catalogna o li decapitiamo tutti. Cosa sarebbe successo.
Molti benpensanti qui ammoniscono: fatevi delle domande.
Ecco questa è una delle più interessanti moralmente.
Al confronto quella su mamma orsa è una barzelletta.
Un passo in avanti sarebbe, quando qualcuno fa la mammolletta indignata, mandarlo subito per direttissima a fare in culo.
Siamo come siamo, godiamo profondamente del male che capita a chi odiamo, gioiamo del bene che capita a chi amiamo (pochi, quasi sempre solo noi e qualche raro famigliare); ci dispiacciamo se capita qualcosa di male alla nostra squadra, ma poi neanche tanto,e godiamo tanto se invece a quella che ci è nemica succede un disastro.
(ALFREDO MOROSETTI
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