In un articolo dal significativo titolo Gesù Cristo rivoluzionario e socialista, pubblicato su “La Giustizia” del 5 febbraio 1888, Camillo Prampolini, uno dei padri del socialismo italiano, scriveva: “Sì, Gesù fu socialista […]. Egli proclamò che gli uomini sono tutti uguali; non ammetteva la proprietà privata né la conseguente divisione dei cittadini in padroni e servi, ricchi e poveri, gaudenti e affamati, e predicava invece la comunione dei beni”. Da allora, il recupero della figura di Cristo come apostolo di giustizia e uguaglianza, come “primo vero socialista”, in antitesi alla figura del prete alleato dei padroni e negatore dei principi di fratellanza propugnati dal Vangelo, divenne un motivo ricorrente della propaganda prampoliniana, rivolta in particolare alle plebi delle campagne, dove il sentimento religioso era più fortemente radicato. Un motivo che costituirà il tema centrale del più celebre tra gli scritti prampoliniani, quella Predica del Natale che conobbe una straordinaria diffusione. Nell’opuscolo, pubblicato nel 1899, Prampolini torna a ribadire: "Questo, o lavoratori, questo era il pensiero e questa fu la predicazione di Cristo. Un odio profondo per tutte le ingiustizie, per tutte le iniquità, un desiderio ardente di uguaglianza, di fratellanza, di pace e di benessere fra gli uomini; un bisogno irresistibile di lottare, di combattere per realizzare questo desiderio - ecco l'anima, l'essenza, la parte vera, santa del cristianesimo […]. Sì, voi sarete con noi, voi lotterete tutti al nostro fianco, perché noi socialisti siamo oggi i soli e veri continuatori della grande rivoluzione sociale iniziata da Cristo".
Giovanni Sarruso
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