domenica 1 gennaio 2017

Culti in italia

Niccolò Zancan per “la Stampa”

Qual è il tuo Dio? In una cascina davanti alle risaie di Vercelli puoi pregare gli spiriti del Candomblé. Un culto misto, africano e brasiliano, che promette di mandare via fatiche e dolori, danzando e facendo l'umbanda: servizi magici per una vita migliore.
Ci sono gli etiopi ortodossi che pregano in una chiesa di Milano in via Quintosole, gli indù di Pegognaga in provincia di Mantova. E gli ahmadi di Gavaseto, Bologna.

Sono considerati musulmani eretici. Loro seguono la massima del fondatore Mirza Ghulam Amhad: Amore per tutti, odio per nessuno. Cercano costantemente il dialogo con chi prega in maniera differente da loro.

Sono almeno 836 i culti praticati in Italia, secondo i sociologi Massimo Introvigne e Pier Luigi Zoccatelli. Fedi storiche consolidate ed altre minoritarie, con pochissimi seguaci. Come gli occultisti del Sovrano Ordine della Via della Luce, che si trovano in mezzo ai campi nel Novarese e, armati di spade, celebrano il rito inventato da Aleister Crowley. Complessivamente i non cattolici in Italia sono oltre 4 milioni. Una galassia di storie, tradizioni e altre culture.
Nel tempio sikh La cosa più bella è essere accolti in un mondo completamente diverso senza bisogno di alcun appuntamento, come succede, ad esempio, al tempio dei sikh di Novellara. Il più grande d' Italia. Il mio nome è Iqbal Singh, 53 anni, vengo da Lambra, Punjab, India. Sono arrivato qui nel 1982. Il mio primo lavoro è stato portare in giro i manifesti pubblicitari del circo di Bari, poi ho fatto il contadino per molti anni. Il signor Singh oggi si occupa della lavorazione degli gnocchi nello stabilimento della Grande Pastai di Correggio: Nella mia terra siamo tutti contadini.

Ma qui ho imparato tanto altro e sono cresciuto, mi sono sposato e ho fatto studiare i miei figli. Il mio stipendio adesso è di 1600 euro al mese. È lui il custode del tempio di Novellara. Durante la festa di primavera arrivano qui oltre ventimila persone, mentre in una domenica qualunque, a partire dalle dieci di mattina, si radunano in media cinque mila fedeli di questa religione indiana.


I copricapo arancioni Il tempio è fra i capannoni industriali nel distretto del parmigiano. Moltissimi lavoratori sono di fede sikh. Una religione che il custode del tempio spiega in questo modo: Abbiamo cinque simboli. La barba deve essere lunga, perché così ci ha creato dio e non sarebbe rispettoso tagliarla.

Portiamo un pugnale sotto la camicia, teniamo questo braccialetto, una pietra custodita nel turbante e indossiamo delle mutande particolari. Chi vuole entrare, deve lasciare scarpe e calze all' ingresso, coprirsi il capo con un velo arancione. I sikh sono devoti del Guru Granth Sahib, i principi sacri sono: ricordare il Creatore in ogni momento, guadagnare lavorando onestamente, condividere il guadagno.
Ognuno qui riceve un pasto al giorno senza dover pagare, in qualsiasi momento. Abbiamo il riso per una persona come per mille, dice orgogliosamente il custode Iqbal Singh. Al piano superiore c'è la stanza della preghiera con i paramenti sacri esposti e la stanza, circondata da vetri blindati, per riporli a riposare. Al piano di sotto una cucina e una gigantesca stanza con lunghi tappeti su cui sedersi a mangiare.

Devo ringraziare l' Italia che mi ha accolto e dato da mangiare, non ho mai sentito razzismo contro di me, dice Singh. Adesso sono un po' preoccupato, però. C'è molta crisi anche qui in Emilia-Romagna. Negozi che chiudono, fabbriche che vanno a produrre altrove. Mio figlio è andato a cercare fortuna a Londra. Speriamo che l'Italia si tiri fuori da questa situazione. Il mio lavoro per adesso va bene. Appena finisco il turno al pastificio, vengo qui. Le nostre porte sono sempre aperte.




È l'Italia dei piccoli Comuni. Bisogna percorrere duecento chilometri in direzione Nord-Ovest, per arrivare a Chignolo d'Isola, nella zona di Bergamo. Un piccolo paese conosciuto soprattutto per una ragione tragica: a febbraio del 2011, in un campo incolto venne ritrovato il corpo senza vita di Yara Gambirasio. Ma proprio lì vicino, oltre i capannoni della zona industriale, c'è anche un villaggio unico in Europa. Quello degli Hare Krishna.

È così grande da essere una frazione del paese, con un codice d'avviamento postale e strade interne. Nelle villette disseminate sulla collina vivono 160 persone. Quasi tutte sono seguaci del culto di Sua Grazia Divina, Bhaktivedanta Swami Prabhupada, l'asceta induista originario del Bengala Occidentale che fondò il culto nel 1966 a New York. Pace, ferree regole alimentari e il mantra: Krishna Krishna Hare Hare, Hare Rama Hare Rama, Rama Rama Hare Hare.

Il cancello è aperto. Alla fine della strada, dopo curve e salite, c'è il tempio. Lì, alle due di pomeriggio, incontriamo Antonio Cigarini da Reggio Emilia: Facevo l' odontotecnico, avevo successo con le ragazze e un discreta disponibilità finanziaria, ma pur avendo ogni bene non riuscivo ad essere felice. Ero tormentato da domande a cui non ero in grado di rispondere. Perché qualcuno vive e qualcun altro muore? Morì mio padre, soffrendo molto.

Era il 1989 quando decisi di cambiare vita. Continuavo a fare l' odontotecnico, ma andai ad abitare con i monaci Hare Krishna di Bologna. Adesso è monaco missionario anche lui, in Italia sono quattrocento. Si occupa dei nuovi arrivati, distribuisce libri religiosi per le strade che dal villaggio arrivano a Milano, pronuncia il rito quando è il suo turno.

LA MEDITAZIONE ALL' ALBA
Nell' edificio del tempio abitano in sedici. Vivono di carità. Anche il terreno è stato donato da un fedele. La domenica si ritrovano a pregare circa duecento persone. Il nostro motto è: vita semplice, pensiero elevato. Sveglia alle 4. Prima funzione alle 4,30. Abluzioni, meditazione. Da quando sono qui le mie giornate iniziano sempre con un sapore dolce, dice il signor Cigarini. Seguono quattro principi regolatori.
Niente carne né pesce. Nessun intossicante: caffè, sigarette, alcol. Vietato il gioco d'azzardo in ogni sua forma, mentre il sesso è consentito solo all' interno del matrimonio per procreare. Io e mia moglie, che non vogliamo figli, siamo sposati da 16 anni e non lo abbiamo mai fatto.

Dice di aver trovato le risposte che cercava. Saluta tutti con nomi indiani, sorride ad ogni passo. Crede nell'eternità, nella reincarnazione che chiama legge del karma. Si dichiara felice: Anche io ho dolori e acciacchi. Ma noi non siamo qui per il nostro corpo. Siamo persone normalissime che hanno deciso di dedicare la maggior parte del tempo alla spiritualità. Il nostro obiettivo, come quello di tutti i credenti, è tornare da Dio. Alla fine.

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