mercoledì 14 giugno 2017

Macron

Francesca Pierantozzi per “il Messaggero”

Filosofo, scrittore, fondatore dell'Università popolare di Caen, Michel Onfray ama buttare giù miti. Anche a costo di passare per iconoclasta o provocatore di mestiere. Se l'è presa tra l'altro con Freud, con l'Occidente di cui ha decretato la morte in Décadence - e adesso piccona Macron. Il suo ultimo saggio appena uscito, La cour des miracles (La corte dei miracoli, Editions de l'Observatoire) - raccolta di ottanta brevi note di politica ha scatenato osanna e repulsione, conquistato le prime pagine di giornali di sinistra e di destra. Macron, dice, è frutto di un complotto: quello del sistema.

Un'estrema minoranza di francesi ha votato domenica per un'estrema maggioranza all'Assemblée Nationale. La democrazia francese ne esce indebolita?
«Più di un francese su due non è andato a votare, cosa che, in una democrazia sana, porterebbe ad annullare i risultati dell'elezionema noi non siamo più una democrazia sana. Emmanuel Macron ha ottenuto meno di un quarto di voti al primo turno. Il sistema organizza in modo perverso l'ascesa di Marine Le Pen per farla arrivare al secondo turno delle presidenziali, e poi la sua criminalizzazione affinché a nessuno venga in mente di votarla sul serio, presentandola come una nazista: in questo modo l'elezione presidenziale si è svolta a un solo turno e il secondo si è trasformato in un plebiscito».

Si annuncia un'opposizione molto debole in parlamento. L'opposizione si farà sentire di più in piazza?
«La metà dei francesi che non ha votato (me compreso) e l'altra grande parte che non ha votato per Macron è arrabbiata. Di sicuro quando arriverà il giorno delle riforme, che per ora il presidente tiene ben nascoste tanto sono popolicide', questi cittadini esigeranno nelle piazze quello che la democrazia non ha saputo garantire con la parodia di consultazione elettorale che è stata l'elezione presidenziale».

Dov'è oggi il popolo francese? Forse non ama Macron e non va a votare, come lei, ma nemmeno vuole sbarrargli la strada votando per qualcun altro.
«Il popolo francese? E' l'incudine su cui batte il martello liberale, da quando i socialisti si sono convertiti con Mitterrand al liberalismo nel 1983. Grazie tante Mitterrand! Quando questo stesso popolo nel 2005 ha detto con un referendum che non voleva più l'Europa liberale e lo Stato maastrichtiano che agisce per conto di quell'Europa come un martello, la destra liberale e la sinistra liberale hanno calpestato il voto degli elettori e hanno imposto il contenuto del testo respinto con un voto all'Assemblée Nationale e al Senato nel 2008: fu il famoso Trattato di Lisbona. I rappresentanti del popolo hanno votato contro il popolo, ma il popolo non ha dimenticato il tradimento».

Come giudica il debutto di Macron, presidente silenzioso' che rivendica uno stile alla Zeus, per restituire dignità e solennità alla funzione?
«Macron è il giocattolo del capitale, che per farlo eleggere gli ha messo a disposizione tutti i suoi strumenti. Macron si prende per Zeus, ma in realtà è soltanto quella che ho definito la bambola gonfiabile del capitale, proprio come Trump. Non è stato messo al suo posto per condurre la sua politica, ma per condurre la politica dell'Europa liberale. Le leggi di Macron sono quelle che auspica e vuole l'Europa dei mercati.

E' stato sostenuto dalle banche, dalla finanza, dai media liberali di destra e di sinistra (abbondantemente sovvenzionate dallo Stato, dunque dai contribuenti), dall'élite parigina, dai pubblicitari, gli start-uppers, dalla borghesia, dai giovani senza cultura e senza memoria, sedotti da un giovanilismo che facilita l'identificazione, sensibili a una comunicazione fondata solo sull'apparenza: non sarà il presidente Zeus, sarà il presidente vassallo. Si prende per de Gaulle, ma è a malapena Pompidou».

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