domenica 18 giugno 2017

Cristiani e non

Camillo Langone - il Giornale
Dio sarà anche lo stesso ma le religioni, ossia le forme pubbliche della fede in Dio, sono tutte diverse. 

Cristianesimo e islamismo, in particolare, e nonostante i vaniloqui sul comune padre Abramo, per certi versi sono addirittura agli antipodi. Lo dimostra la telefonata intercorsa tra Papa Francesco e i famigliari del povero James Foley. La madre del giornalista americano decapitato in Irak, cattolicissima come il marito e come il figlio che aveva studiato in un'università di gesuiti e si era sostenuto durante la lunga prigionia recitando il rosario, non ha gridato parole di vendetta come tradizionalmente accade nel mondo musulmano quando viene uccisa una persona cara. E non perché la signora Foley è buona e le madri musulmane sono cattive ma perché la signora Foley è figlia del Vangelo, che insegna il perdono, e le madri musulmane sono figlie del Corano, che esorta alla vendetta.
Non ci credete? Pensate che io sia un islamofobo ottuso? Che parli sulla base di pregiudizi? Allora andatevi a leggere la Sura della Vacca che poi sarebbe il secondo capitolo del loro testo sacro: «In materia di omicidio v'è prescritta la legge del taglione: libero per libero, schiavo per schiavo, donna per donna». L'esatto contrario del porgere l'altra guancia e, già che ci siamo, un ottimo modo per giustificare, con la scusa di Allah clemente e misericordioso, l'inferiorità delle donne e la schiavitù dei vinti. E qualcuno ha ancora il coraggio di dire che le religioni sono tutte uguali? Che si informi, che studi.
Proprio una telefonata interessantissima quella tra Papa Francesco e i Foley. Il Santo Padre, informa la sala stampa vaticana, «è rimasto molto impressionato dalla grande fede della madre». Impressionante davvero perché i cattolici sono ormai in maggioranza ipocredenti. Credono grosso modo tutti nell'esistenza di Dio, e ci mancherebbe, molto meno in dogmi fondamentali come la transustanziazione, parola impronunciabile ma realtà indispensabile: la presenza reale di Cristo nell'ostia consacrata. Dal punto di vista dogmatico la Chiesa è talmente un colabrodo che un aspirante cardinale (Ravasi, tanto per far nomi) può scrivere in un articolo di dubitare della resurrezione, ossia della veridicità dei Vangeli, e poi ricevere la berretta rossa come se niente fosse.
Chiunque come me vada a messa tutte le domeniche non può non riscontrare che i sacerdoti quando leggono il messale sembrano avere una fede granitica, mentre quando improvvisano al pulpito, durante la predica, appaiono incerti, dubbiosi, tiepidi. Quindi ha davvero del miracoloso che una madre a cui è stato appena sgozzato il primogenito abbia conservato una fede talmente solida da consentirle di affrontare un simile, tragicissimo evento senza maledire l'universo mondo. Ne avrebbe avuto ben donde, la signora Foley, ma non l'ha fatto. «Mi ha ricordato Gesù», ha detto del figlio dopo averlo visto in quell'orribile video. Ecco la grandezza del cristianesimo, capace di fornire un senso e alimentare una speranza (la speranza di quella resurrezione che non convince troppo Ravasi) perfino nella peggiore delle disgrazie. Avrebbe potuto dire qualsiasi terribile cosa questa madre americana e noi l'avremmo capita, giustificata.
Oppure avrebbe potuto molto semplicemente confrontare il messaggio di Cristo con quello di Maometto. «Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori», dice il primo. «Uccideteli ovunque li incontriate», scrisse il secondo. Ma non ha fatto nemmeno questo e allora lo faccio io, che sono meno buono e più polemico di lei. Il padre (Papa Francesco ha parlato con entrambi i genitori) ha definito il figlio «un martire della libertà». E anche lui ha perfettamente ragione, definizione più giusta non si poteva trovare. Una telefonata molto impegnativa, quella tra il Papa e questi formidabili signori: perché adesso ci tocca cercare di essere degni di cristiani così.

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