mercoledì 6 dicembre 2023

WOODY ALLEN

 Estratto dell’articolo di Arianna Finos per www.repubblica.it

 

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[…] Ogni intervista con Woody Allen – oggi ha 88 anni - è […] un piacevole incontro. […]

 

Per la prima volta, a quota cinquanta film, ne ha girato un film completamente in un'altra lingua. Il francese.

“E’ andata bene, perché puoi capire chi sono i bravi attori se parli in un'altra lingua. E ho già girato in Francia alcune volte. […] L'unica volta che ho avuto un problema è stato quando improvvisavano, cosa che incoraggio a fare: non sapevo cosa stessero dicendo. Ho dovuto chiedere a qualcuno che parlava francese. […]”.

 

La grande differenza tra il cinema americano e quello francese?

“Un tempo il cinema francese era molto più avanti, più innovativo e rivoluzionario […] il cinema europeo ha influenzato il cinema americano così profondamente che la differenza oggi è minore”.

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Possiamo dire che non smetterà mai di fare cinema?

“Beh, ci sono due fattori coinvolti. Uno è che ho sempre, sempre avuto problemi a raccogliere fondi per i film. E’ davvero una noia raccogliere fondi, andare a pranzare con persone, e poi le telefonate, le riunioni… Se qualcuno chiama e dice “fai un film per la mia società” e vuole darmi i soldi per farlo, allora va benissimo. Ho delle buone idee. Altrimenti leggerò, scriverò libri o scriverò per il teatro. L'altra cosa è che il cinema ha preso una direzione così strana, ora fai un film che viene proiettato due settimane al cinema, poi va in televisione.

 

Per tutta la mia vita ho fatto un film per la sala, 500 persone riunite, un’esperienza di gruppo, discussioni con gli amici. E un film restava al cinema per un mese, due mesi, a volte un anno […] Ora […] ci sono molti meno cinema a New York. E vogliono grandi kolossal, non vedi quasi più film europei. Quando ho iniziato, ogni settimana a New York potevi vedere alcuni film di Fellini e De Sica, Antonioni e Godard e Truffaut e Chaplin, Bergman. Ora ti capita un film dall'Iran o dal Messico, due anni dopo un film dalla Cina. Quindi ci pensi bene, prima di lavorare un anno a un film, stare due settimane in strada e poi andare in tv”

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Critici e pubblico hanno risposto benissimo a questo film, alla Mostra di Venezia.

“L'Europa è sempre stata una comunità sensibile ai cineasti. Lo stesso vale per la letteratura. Ci sono scrittori americani che sono diventati famosi in Francia prima che negli Stati Uniti. Questo è un incentivo a fare film in Europa, almeno sai che qui avrai un po’ di pubblico. In America, questo film francese […] non so come andrà.

 

[…] L’unico settore in cui l'America ha brillato, ha aperto la strada artisticamente per un periodo di tempo, è stato nella pittura: c'è stato un periodo in cui gli artisti americani erano i più innovativi. E poi ovviamente il jazz. Ma non la letteratura, non il cinema, non il teatro. Tutto viene sempre dall'Europa”.

 

woody allen sul setWOODY ALLEN SUL SET

Come vede il cambiamento nel mondo contemporaneo?

“Il mondo è sempre stato un posto pericoloso e deludente. Pensare che avresti a disposizione un pianeta meraviglioso. L’umanità è fatta di alti e bassi e in questo momento penso che siamo in un brutto periodo. Gli Stati Uniti non stanno attraversando un buon periodo né il mondo in generale […] La razza umana non è mai stata all'altezza delle sue buone potenzialità. La storia dell’umanità è triste in generale e in particolare oggi. […].”.

 

È per questo che questo film ha un tono piuttosto cupo? A uno dei personaggi succede una cosa terribile, una delle sue storie più tristi dei suoi film.

copertina del time con woody allenCOPERTINA DEL TIME CON WOODY ALLEN

“Sono sempre stato cupo. Ho sempre avuto una visione triste. Prenda Match Point: l’assassino l'ha fatta franca, ha ucciso e ha continuato a vivere la sua vita con la moglie. In Crimini e misfatti il tizio uccideva l’amante e la faceva franca. Credo che non ci sia nulla di vero nel fatto che la giustizia alla fine vince sempre. […]”.

 

Cosa è importante nella vita?

“Cercare di trovarne una ragione, un significato. Ma la realtà è che ti ritrovi nella vita e non ha un senso. Non c'è nessun significato in un'esperienza vuota che finisce male per tutti, automaticamente. E pensi: come posso darmi delle regole? Che motivo posso trovare per dare un senso alla mia vita? Questo è il problema da risolvere”.

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[…] “Se si torna indietro, fino all’antica Grecia, erano quelli gli argomenti al centro del pensiero umano: la vita, la morte, l'infedeltà. Le tragedie greche sono tutte imperniate su questioni morali. Così il romanzo russo. […] non sono mai stato interessato ai temi sociali. Non ho mai fatto film su problemi importanti che le persone affrontano ogni giorno, i problemi razziali, l'aborto, l'immigrazione… Tutti quei temi non mi hanno mai interessato.

 

[…] Se affronti il tema del razzismo nei confronti dei neri d’America, tocchi una questione che nel corso degli anni ha subito un’evoluzione. Ma la tua relazione con tua moglie, la tua gelosia per il fatto che tua moglie abbia un amante, ecco: quelle cose non sono mai cambiate. La questione che più mi sta a cuore, come dicevo, è: perché siamo qui e perché tutto non ha un senso? Hai una vita, vivi, poi muori. […] Mi vengono sempre poste domande sull'eredità del mio lavoro. L'eredità è così irrilevante…Credo che Beethoven non tragga alcun piacere dal fatto che le sue opere siano ancora eseguite e siano ancora belle”.

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Ma non è soddisfatto dei suoi cinquanta film e di tutte le persone che hanno fatto ridere e riflettere?

“Mi va già bene essere vivo. Ho fatto del mio meglio con i doni che ho ricevuto, ma quando morirò l’unico beneficio sarà che i miei figli riceveranno dei soldi dai miei film. Il resto, per me, non ha alcun significato. Se prendono i miei film e li bruciano in un rogo, non lo saprò mai. E se anche tutti li amassero, non lo saprò mai e non mi interesserà mai”. […]

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