lunedì 18 dicembre 2023

IL SELF MADE MAN

 Alfredo Morosetti


Proviamo a riflettere sui diversi aspetti della rivoluzione epocale in corso. Vediamo ad esempio la trasformazione del concetto di cittadino virtuoso. Fino alla fine del secolo XX cosa caratterizzava l’etica governativa e sociale riguardo alla domanda: cosa deve fare il buon cittadino per essere sul serio un buon cittadino? La risposta, in Italia come in Europa e Stati Uniti, era che il cittadino virtuoso era anche quello intraprendente economicamente. Era quello che, per quanto misere fossero le condizioni economiche e sociali di partenza, non si arrendeva ad essere uno qualunque, ma sulla base dell’esperienza acquisita sia studiando e lavorando in qualche settore della vita produttiva, si emancipava dalla condizione di lavoratore dipendente e apriva una sua attività. Il muratore diventava un piccolo imprenditore – e poi chi lo sa a magari anche un grande imprenditore – che gestiva una sua azienda di costruzioni; il ragazzo di salumeria diventava a sua volta un negoziante affermato con una bella salumeria nel centro cittadino, e così via. Lo scopo dell’enfatizzazione dell’intraprendenza era evidentemente quella di far emergere i caratteri più forti e più capaci di auto responsabilizzazione al fine di aumentare la dinamicità dell’economia e, attraverso di essa, della mobilità sociale, offrendo alternative reali al cambio di situazione sociale rispetto alle condizioni di partenza e facendo di questa mobilità verso l’alto un fattore di coesione sociale. Insomma il messaggio era: sei una persona in gamba e capace, sei onesto e responsabile? Si? Allora diventa ricco creandoti una tua attività, diventando imprenditore.
Oggi il messaggio è esattamente l’opposto. Molti lo vedono, ma giudicano da provinciali lo stato di fatto, ossia suppongono che sia un fatto eminentemente italiano. E’ un fenomeno mondiale, riguarda tutti i paesi detti capitalisti. Il piccolo imprenditore, il self made man, è diventato un nemico della socialità. Adesso invece che essere indicato come il modello eticamente encomiabile di comportamento è indicato per un verso come un essere meschino ed egoista che vorrebbe sottrarsi ai suoi doveri sociali e godere di una ricchezza indebita alla faccia dei suoi simili, ossia di coloro che sono come lui ai gradini più bassi della scala sociale e, fatto decisivo sotto il profilo della retorica pubblica, sostanzialmente una macchietta da disprezzare e irridere.
Come mai? Perché in tutti i settori della produzione e della distribuzione si è arrivati ai grandi numeri, ai grandi fattori di razionalizzazione produttiva e tecnologica. Il fai da te non solo non è più utile a sviluppare ambiti altrimenti inerti, ma è diventato un ostacolo all’espansione del grande capitale tecnologico. Se una volta - 50 anni fa per intenderci – era impensabile che un piccolo imprenditore diventasse un produttore di energia elettrica o un industriale siderurgico, buona parte delle attività terminali dell’economia dei consumi di massa erano rese possibili dalla intraprendenza individuale: ossia da qualcuno che volesse aprire un negozio, che creasse un industrietta per gli stracci da cucina, che aprisse una tipografia, che creasse una linea di lampadari, che avesse qualche camion per trasportare questo o quello.
Oggi persino i bar sono oggetto di un format globale come lo sono le catene di ristoranti, di alberghi, come lo sono tutti i negozi di alimentari e buona parte di quelli di vestiario e oggetti per l’arredo della casa. Praticamente tutto quello che si compra è venduto da una grande impresa, per lo più internazionale, in ogni caso al 99% in mano a qualche concentrazione finanziaria. Dunque la fine dell’etica capitalista, quella storica, quella dell’individualismo economico, del dovere di diventare soggetto economico indipendente, è stata segnata dal capitalismo stesso divenuto padrone di ogni ambito di vita e, al tempo, espressione del potere politico. Che differenza c’è in Usa oggi fra Google, Apple, Facebook, Mc Donald, IBM, Citibank, le industrie farmaceutiche che non nomino, e il partito democratico? E fra il partito democratico e l’apparato amministrativo federale che governa l’america? E fra questo apparato e l’ideologia liberal che sta devastando quel che resta della antica etica religiosa che ha dato forma alla nascita dell’America? Sono un tutt’uno e noi siamo le tessere con cui giocano al monopoli sociale, siamo come le trote di un grande allevamento, niente più.
Dunque che fare? Se sei un conformista, cerca di diventare direttore di una filiale di banca oppure direttore di un supermercato, o un pubblico dipendente, se sei di altra pasta, fai come Billy, vai a Fort Sumner.
In ogni caso non rompere i coglioni, perché altre alternative non ce ne sono.

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