Barbara Costa per Dagospia
Noi del porno siamo innocenti, e in pieno: non ci siamo inventati niente. Pornhub, OnlyFans, sono solo proseguo con altri mezzi e fruizione di un modus operandi che nell’arte sempre vi è stato, e sempre ha stimolato affinché “simili immagini lascive una volta viste servono a destare” il sesso, i sensi, dando piacere fisico con l’occhio (e mani).
Claudio Pescio, storico dell’arte, lo spiega alla grande nel suo "Paradisi Proibiti" (Giunti) prendendo in esame opere del '500 ma non solo per svelarne i più porci significati lì in codice. E il '500 non è secolo preso a caso: è nel '500 che l’arte italiana e nordeuropea si fissa sul c*lo. E infatti: perché Paride, tra le "Tre Grazie", sceglie e premia Afrodite? Perché lei se lo compra mostrandogli le natiche a promessa d’imminenti sc*pate. E con Elena di Troia mantiene la sua glutea callipigia parola.
BAGLIONE VENERE FUSTIGATA DA AMORE
Temi religiosi e classici e mitologici sono null’altro che furbate a pungolare voglia di sesso, a profusione, opera dopo opera, come si fosse davanti a hard porn tube. Le categorie porno nell’arte non fanno difetto. Centrano il concetto. Il genere porno step, l’incesto, è nell’arte sacra: in ogni "Lot e le figlie", Lot ingravida le figlie, è nella Bibbia, e Sant’Ambrogio lo giustifica “maternità è interesse supremo (!), altri uomini disponibili non v’erano… (!!!).
“Gli occhi lasciano entrare ogni peccato”, e Cam guarda il sesso moscio del padre Noè ubriaco e ci ride ("Ebrezza di Noè" di Andrea Sacchi), ma il pene di Eros è bello irto, nel "Banchetto degli dei" di Giulio Romano, è duro e in azione in "Giove e Olimpia", e si nota senza sforzo, sotto un velo, ne "Nozze di Peleo e Teti", di van Haarlem. È grosso nelle mani di lei nei "Due Amanti", ancora di Romano, e qui, questi due, stanno solo ai preliminari.
La vulva è ogni brocca pennellata aperta, è ne "La fornarina", di Raffaello, che mica stava al forno! Era una prostituta romana, lo dice il nome: il forno sta a sozzo epiteto della vulva, luogo caldo in cui inserire il pene/pane. La vulva è arte in chi la raffigura nell’atto della donna che se la lava ("Donna alla toilette" di van Eyck) o che orina (è pissing!) in Boucher. Il voyerismo è declinato in realtà virtuale (VR porn) quando chi sta nel quadro ci invita a “varcare la cornice”: in "Marte e Venere", di Lavinia Fontana, Venere guarda chi la guarda per farlo partecipe di un coito che sarà anale.
CAGNACCIO DI SAN PIETRO DOPO L ORGIA
È chiaro nella mano di Marte sulla natica di lei, nella punta del di lui scudo drizzata all’ano di lei, nelle perle su cui lei sta seduta (perle sono simbolo dell’ano). I feticismi abbondano. Si è spinti voyeur da Nicolas Poussin, nella vulva che fa da perno in "La morte di Chione", e ci si masturba in gruppo, chi guarda, chi nel quadro guarda, e chi è guardato ne "Venere sorpresa da due satiri", sempre di Poussin (si veda dove stanno le mani, di tutti).
C’è un cuckold in ogni ritratto de "La moglie del re Candaule", e ne "La giumenta di compare Pierre", di Subleyras. Lo spanking è in "Venere fustigata da Amore", di Giovanni Baglione. Il pissing, in pioggia spermatica, è nelle "Danae": quella di Giulio Bonasone sta a gambe e vagina spalancate ma si fa venire in bocca, quella di Tiziano è porn creampie, e che quella di Klimt sta godendo si "vede" da come ansima e si aggrappa al velo.
Le prossime sex doll in AI sono presente emanazione del mito di Pigmalione, e sono le nipoti delle "Poupées" di Hans Bellmer. È una "trans" quasi ogni donna del '500 nuda ritratta: sono ragazzi di bottega, messi in posa gratis, femminilizzati nei bozzetti. Il sesso orale, nell’ano, fellatio e cunnilingus, è in ogni quadro che ha un’ostrica.
SUBLEYRAS LA GIUMENTA DI COMPARE PIERRE
La lingua è tra le cosce della Venere di Caracci, la masturbazione nelle "Odalische" di Boucher, una coda di cane è piena zoofilia in Fragonard. Il lesbian domina in "Dopo l’orgia" di Cagnaccio di San Pietro, ma la modella è una, Italia, ex p*ttana presa a domestica, e a foggia, dall’artista.
Il lesbian è goduto nel sesso sfatto in "Il sonno" di Gustave Courbet, sì, quello della f*ga pelosa e schiusa de "L’origine del mondo". E come se la intendono "Le due amiche" di Toulouse-Lautrec, e lo fanno a scissoring le "Due donne che si abbracciano" di Schiele. La droga è vino, è in ogni dardo di Eros, ed è assassina nelle siringhe di morfina poi eroina di Grasset, è la Fata Verde nell’assenzio di Viktor Oliva.
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