lunedì 18 dicembre 2023

PARTIGIANI

 L’uso corretto del linguaggio è la base minima per non correre il rischio di dire cazzate per ignoranza o per imporre una versione intenzionalmente mistificatoria dei fatti. All’inizio della primavera del 1945 gli anglo-americani erano arrivati al Po e si apprestavano a passarlo senza difficoltà. Dove erano arrivati non sappiamo di processi sommari, di eccedi di nemici politici, di sfilate di liberatori. Al massimo sappiamo di una folla plaudente che andava incontro ai carrarmati americani, ci saliva su, ballava per le strade con i G-man (uomini del governo, questa è la bellissima definizione che americani davano ai loro soldati, prima dell’inculatio populorum, ossia la civiltà del ci vogliamo tutti bene). Dunque fino al Po, non ci fu alcuna guerra civile, semplicemente il popolo italiano, probabilmente giustamente, era passato in blocco da Faccetta nera al rock n’ roll.

Poiché passare il Po era un problema eminentemente tecnico perché i tedeschi avevano fatto saltare tutti ponti, ci furono alcune settimane di ritardo e in quelle settimane i tedeschi si ritirarono ordinatamente oltre le Alpi. Le città del nord rimasero nella situazione di essere terra di nessuno. Dalle colline dell’Oltrepo’ pavese scesero alcune centinaia di partigiani comunisti e liberarono (sic) Milano. A Genova scesero dalle vallate del Bisagno e dello Scrivia; dal Nure e dalla Trebbia scesero a Piacenza. Ovunque si ripetè la stessa pagliacciata, ossia una sfilata di liberatori degli ultimi cinque minuti, ma in questi centri non ci furono efferatezze particolarmente gravi, a parte l’esposizione dei corpi di mussolini e della petacci e di alcuni altri gerarchi a Milano. L’unica cosa che colpisce è l’eliminazione da parte dei comunisti di alcuni capi partigiani particolarmente amati a Genova e a Piacenza. A Piacenza eliminano con un attentato un capo particolarmente famoso che faceva parte di Giustizia e Libertà; a genova il capo partigiano cattolico che aveva come nome di battaglia ‘Bisagno” e che era una figura mitica, oltre che un giovane bellissimo.
Gli eccidi indiscriminati li abbiamo soprattutto a Reggio Emilia, Modena e Bologna, dove i comunisti hanno al 100% in mano la situazione e iniziano, come a Trieste, la mattanza di chiunque ritengano indegno di vivere.
Ora in qualunque modo si voglia chiamare questa cosa, è evidente che non fu una guerra civile, ma al massimo uno scoppio di terrorismo politico in una situazione maramaldesca. Se poi vogliamo dire che fu una guerra di liberazione condotta da eroici e cavallereschi innamorati della libertà, diciamolo pure, tanto italiani si nasce non si diventa."
Alfredo Morosetti

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