domenica 31 dicembre 2023

LENTICCHIE A CAPODANNO

 Carlo Ottaviano per “il Messaggero” 

 

Lenticchie e cotechino non mancheranno stasera e domani a tavola. È come per le superstizioni: “Essere superstiziosi è da ignoranti; ma non esserlo porta male”, diceva Eduardo De Filippo. Sognando ricchezza e salute, perfino chi nel resto dell’anno mai toccherebbe un cibo grasso, gusterà quindi il cotechino. Magari alleggerito, come fa Massimo Bottura, il più noto chef italiano al mondo, che lo cuoce a vapore nel Lambrusco. «Il vino – spiega - restituisce la gelatinosità al salume una volta sgrassato». Poi aggiunge pezzetti di brisolona «per rompere il confine tra dolce e salato».

cotechinoCOTECHINO

 

[...] Ma quando nascono queste usanze per capodanno? Già nell’Antica Roma si usava regalare la scarsella, una borsa di cuoio piena di lenticchie, con l’augurio che si trasformassero in monete. In attesa del miracolo, il nostro consiglio è di scegliere le ottime lenticchie di Colfiorito, oppure quelle di Castelluccio per aiutare la ripresa agricola dopo il terremoto di tre anni fa.

 

[...] Accanto ai legumi, ecco l’opulento maiale. In questo caso l’origine è medievale: nel 1511, durante l’assedio delle truppe pontificie a Mirandola (oggi in Emilia), Pico (sì, quello dalla memoria prodigiosa) suggerì di conservare la carne di maiale dentro le zampe e la cotenna, con l’aggiunta di abbondanti spezie. Nacque così il piatto, utilizzato da allora anche come auspicio contro i tempi di carestia. Oltretutto, il maiale nella simbologia indica il progresso, essendo l’unico animale che non camminamai all’indietro.

 

cotechino 1COTECHINO 1

Per la stessa logica, mai mangiare a inizio anno gamberi e aragoste (che, camminando all’indietro, sono simbolo di regresso) e neanche volatili per evitare che la fortuna voli via. I cibi portafortuna sono però molti altri. «Chi mangia uva il primo dell’anno, tocca i soldi tutto l’anno», dicono in Spagna, dove masticano 12 chicchi (quanti i mesi) al rintocco della mezzanotte.

 

In Messico sono auspicio di abbondanza e ricchezza i fagioli neri (sembrano piccole monete, come le lenticchie), mentre negli Stati Uniti le verdure fresche richiamano i “verdoni”, come vengono chiamati i dollari. Il verde è comunque il colore della speranza e della difesa dell’ambiente, c’è chi consiglia di usare biete, zucchine, cavoli, verze, broccoli. Il riso, come nei matrimoni, richiama la fertilità. Se non c’è nel vostro menù, potete decorare la tavola con qualche chicco. Anche il peperoncino è augurio di fertilità.

 

[...]

lenticchieLENTICCHIE

Prima ancora che a tenere lontano il malocchio, già tra i Romani veniva messo sotto il cuscino del coniuge per scongiurare l’infedeltà, tant’è che l’abitudine di indossare indumenti di colore rosso ha la stessa origine.

 

Quasi tutta la frutta porta bene: se rotonda rimanda alla forma delle monete [...]; quella secca sin dall’antichità è auspicio di figli maschi (da cui è nata l’espressione «Fare le nozze con i fichi secchi»); anche la melagrana regala fertilità e ricchezza.

CAPODANNO

 Botti di Capodanno. Si fa fracasso ma nessuno sa perché.

Alcuni popoli orientali aspettano il nuovo anno nel silenzio e nel rispetto.
Gli antichi Romani accendevano falò per illuminare la via seguita dall’anno in arrivo. I popoli nordici eseguivano rituali per favorire la ripresa della natura.
Con l’invenzione della polvere da sparo, oltre ai falò si è cominciato a far baccano con l’intento di scacciare i demoni. Da cui pandemonio.
Oggi però i botti non hanno più alcun senso, fanno parte della mania dell’uomo di far chiasso per dimostrare che esiste.

SESSO E ARTE

 

paradisi proibiti coverPARADISI PROIBITI COVER

Barbara Costa per Dagospia

 

Noi del porno siamo innocenti, e in pieno: non ci siamo inventati niente. Pornhub, OnlyFans, sono solo proseguo con altri mezzi e fruizione di un modus operandi che nell’arte sempre vi è stato, e sempre ha stimolato affinché “simili immagini lascive una volta viste servono a destare” il sesso, i sensi, dando piacere fisico con l’occhio (e mani).

 

boucher odalisca brunaBOUCHER ODALISCA BRUNA

Claudio Pescio, storico dell’arte, lo spiega alla grande nel suo "Paradisi Proibiti" (Giunti) prendendo in esame opere del '500 ma non solo per svelarne i più porci significati lì in codice. E il '500 non è secolo preso a caso: è nel '500 che l’arte italiana e nordeuropea si fissa sul c*lo. E infatti: perché Paride, tra le "Tre Grazie", sceglie e premia Afrodite? Perché lei se lo compra mostrandogli le natiche a promessa d’imminenti sc*pate. E con Elena di Troia mantiene la sua glutea callipigia parola.

 

baglione venere fustigata da amoreBAGLIONE VENERE FUSTIGATA DA AMORE

Temi religiosi e classici e mitologici sono null’altro che furbate a pungolare voglia di sesso, a profusione, opera dopo opera, come si fosse davanti a hard porn tube. Le categorie porno nell’arte non fanno difetto. Centrano il concetto. Il genere porno step, l’incesto, è nell’arte sacra: in ogni "Lot e le figlie", Lot ingravida le figlie, è nella Bibbia, e Sant’Ambrogio lo giustifica “maternità è interesse supremo (!), altri uomini disponibili non v’erano… (!!!).

 

bellmer poupeeBELLMER POUPEE

“Gli occhi lasciano entrare ogni peccato”, e Cam guarda il sesso moscio del padre Noè ubriaco e ci ride ("Ebrezza di Noè" di Andrea Sacchi), ma il pene di Eros è bello irto, nel "Banchetto degli dei" di Giulio Romano, è duro e in azione in "Giove e Olimpia", e si nota senza sforzo, sotto un velo, ne "Nozze di Peleo e Teti", di van Haarlem. È grosso nelle mani di lei nei "Due Amanti", ancora di Romano, e qui, questi due, stanno solo ai preliminari.

 

La vulva è ogni brocca pennellata aperta, è ne "La fornarina", di Raffaello, che mica stava al forno! Era una prostituta romana, lo dice il nome: il forno sta a sozzo epiteto della vulva, luogo caldo in cui inserire il pene/pane. La vulva è arte in chi la raffigura nell’atto della donna che se la lava ("Donna alla toilette" di van Eyck) o che orina (è pissing!) in Boucher. Il voyerismo è declinato in realtà virtuale (VR porn) quando chi sta nel quadro ci invita a “varcare la cornice”: in "Marte e Venere", di Lavinia Fontana, Venere guarda chi la guarda per farlo partecipe di un coito che sarà anale.

cagnaccio di san pietro dopo l orgiaCAGNACCIO DI SAN PIETRO DOPO L ORGIA

 

È chiaro nella mano di Marte sulla natica di lei, nella punta del di lui scudo drizzata all’ano di lei, nelle perle su cui lei sta seduta (perle sono simbolo dell’ano). I feticismi abbondano. Si è spinti voyeur da Nicolas Poussin, nella vulva che fa da perno in "La morte di Chione", e ci si masturba in gruppo, chi guarda, chi nel quadro guarda, e chi è guardato ne "Venere sorpresa da due satiri", sempre di Poussin (si veda dove stanno le mani, di tutti).

C’è un cuckold in ogni ritratto de "La moglie del re Candaule", e ne "La giumenta di compare Pierre", di Subleyras. Lo spanking è in "Venere fustigata da Amore", di Giovanni Baglione. Il pissing, in pioggia spermatica, è nelle "Danae": quella di Giulio Bonasone sta a gambe e vagina spalancate ma si fa venire in bocca, quella di Tiziano è porn creampie, e che quella di Klimt sta godendo si "vede" da come ansima e si aggrappa al velo.

poussin la morte di chionePOUSSIN LA MORTE DI CHIONE

 

Le prossime sex doll in AI sono presente emanazione del mito di Pigmalione, e sono le nipoti delle "Poupées" di Hans Bellmer. È una "trans" quasi ogni donna del '500 nuda ritratta: sono ragazzi di bottega, messi in posa gratis, femminilizzati nei bozzetti. Il sesso orale, nell’ano, fellatio e cunnilingus, è in ogni quadro che ha un’ostrica.

 

subleyras la giumenta di compare pierreSUBLEYRAS LA GIUMENTA DI COMPARE PIERRE

La lingua è tra le cosce della Venere di Caracci, la masturbazione nelle "Odalische" di Boucher, una coda di cane è piena zoofilia in Fragonard. Il lesbian domina in "Dopo l’orgia" di Cagnaccio di San Pietro, ma la modella è una, Italia, ex p*ttana presa a domestica, e a foggia, dall’artista.

 

Il lesbian è goduto nel sesso sfatto in "Il sonno" di Gustave Courbet, sì, quello della f*ga pelosa e schiusa de "L’origine del mondo". E come se la intendono "Le due amiche" di Toulouse-Lautrec, e lo fanno a scissoring le "Due donne che si abbracciano" di Schiele. La droga è vino, è in ogni dardo di Eros, ed è assassina nelle siringhe di morfina poi eroina di Grasset, è la Fata Verde nell’assenzio di Viktor Oliva.

venerdì 29 dicembre 2023

DOPO BERGOGLIO

 Filippo Di Giacomo per il “Venerdì di Repubblica”

 

don filippo di giacomo foto di baccoDON FILIPPO DI GIACOMO FOTO DI BACCO

L’anno del Signore 2024 farà varcare a papa Francesco la soglia del dodicesimo anno di un pontificato ritenuto "glorioso" per alcuni e "doloroso" per altri. II suo stato di salute, aggiunto alle esternazioni che Bergoglio lancia (ingenuamente?) con una straripante e autogestita presenza mediatica, tiene aperto da almeno tre anni il dibattito sulla sua successione.

 

bergoglio papa francescoBERGOGLIO PAPA FRANCESCO

«Dibattito, e non corsa», ha notato qualcuno, perché l'impressione è che tra i cardinali pochi coltivino il sogno di diventare Papa dopo questo pontificato. […] un "sistema" che doveva essere riformato […] è stato solo vilipeso.

 

Nel 2021, dopo nove anni di discussioni, la Costituzione Apostolica che doveva riformare la curia, la Predicate Evangelium, redatta da incompetenti […], è stata pubblicata e subito superata da una serie di provvedimenti urgenti (motu proprio e lettere apostoliche) che hanno tentato di porre riparo ai nonsensi giuridici ridefinendo ruoli e leggi.

 

bergoglio nomina nuovi cardinali 3BERGOGLIO NOMINA NUOVI CARDINALI 3

Anche i più benevoli ritengono che […] la costituzione vada riscritta ex novo. Ciò che mette in affanno i possibili candidati alla successione è palese: Francesco ha imposto la supremazia dello Stato della Città del Vaticano sulla Santa Sede, emarginato la Segreteria di Stato, reso inerme la diplomazia papale, eliminato i corpi intermedi, imposto la supremazia dei giudici su qualunque organo di governo ecclesiale "dimenticando" diverse pagine del Concilio, comprese quelle sul ministero e il collegio episcopale. Dopo Bergoglio, «ci vorrebbe un giurista», preconizza qualche porporato elettore. Più che un pio desiderio, una minaccia.

ANNO BISESTILE

 Marino Niola per Repubblica

marino niolaMARINO NIOLA 

[…] anno bisestile […] fama sinistra che lo circonda. E perfino in questo periodo, che in fatto di guai non ci siamo fatti mancare niente fra guerre, pandemie, crisi economiche, disastri ambientali, l’idea che il 2024 abbia un giorno eccedente aggiunge un surplus di timore, gettando un’ombra supplementare sull’inverno del nostro scontento. […] Questa credenza ansiogena ci fa temere che la sorte ci sorprenda con un contropiede imparabile propiziato dal mese con la stampella.

 

Perché proprio da questa protesi che allunga di ventiquattr’ore la gamba di febbraio deriva l’aura di irregolarità che rende funesto l’anno bisesto. Non a caso questa prolunga temporale è sempre stata causa di apprensione, qualche volta di superstizione.

anno bisestile 4ANNO BISESTILE 4

Il grande medico Michele Savonarola, gloria quattrocentesca dell’Università di Padova e nonno di quel profeta di sventure che fu Fra’ Girolamo, sosteneva che le epidemie hanno gioco facile negli anni allungati. Come se ad uno stato di eccezione del tempo corrispondesse uno stato di eccezione dei corpi.

 

Ma anche la saggezza popolare non si è mai fidata di questa doppia irregolarità del calendario che aggiunge qualcosa in più ad un mese che di norma ha qualcosa in meno. Come febbraio, appunto, che sin dai tempi più antichi è sempre stato circondato da una fama piuttosto oscura. Forse perché era il momento dell’anno associato alle potenze delle tenebre, agli spiriti del male e all’irruzione dei morti fra i vivi.

 

anno bisestile 2ANNO BISESTILE 2

A introdurlo nel calendario è Numa Pompilio, il secondo dei re di Roma, che ne fa il periodo delle februa , cioè i riti di purificazione in onore di Februus , il dio delle febbri e dei contagi. Ecco perché il secondo mese si chiamava februarius , da cui la nostra parola febbraio. E sempre in questo periodo si celebravano i feralia , le feste dei defunti, da cui deriva un termine come ferale. E ci fa capire l’atmosfera lugubre che regnava nel mese che gli antichi proverbi definivano corto e amaro.

 

Oltretutto, non si faceva in tempo a finire i feralia che cominciava il regifugium , il rituale che commemorava la cacciata dei re ed era all’insegna dell’anarchia, del disordine, del conflitto. La cerimonia cadeva il dies sextus , il sesto giorno prima dell’inizio di marzo. E proprio a questa data Giulio Cesare aggiunse un giorno ogni quattro anni per pareggiare i conti con il ciclo solare. Ma c’era un problema da risolvere ed era il fatto che i numeri dispari erano sgraditi alle divinità infernali.

anno bisestile 3ANNO BISESTILE 3

 

E allora il divo Giulio invece che settimo, chiamò il giorno fatidico sesto bis, in latino bis-sextus, che è all’origine del nostro bisesto e bisestile. Una furbata vincente ma non convincente. Tant’è vero che non ha mai smesso di alimentare una legittima suspicione verso il mese che per camminare al passo con gli altri ha bisogno della stampella. Una protesi che evoca l’handicap mentre lo corregge. Ecco perché da allora queste forme di ortopedia calendariale si associano all’idea poco rassicurante di un cattivo andamento delle cose.

 

anno bisestile 1ANNO BISESTILE 1

Di un’andatura zoppicante dell’anno. Per ridare la cadenza giusta al tempo, moltissime feste di questo periodo prevedevano danze caratterizzate da passi battenti, claudicanti, cadenzati come salterelli e tarantelle, ma anche i saltellamenti su una sola gamba come quelli tipici del mondo ebraico. Come se ogni tanto l’anno andasse in asincrono e fosse necessario scongiurare questa ferale aritmia con una sorta di esorcismo contro l’artrosi delle stagioni. Insomma, gli usi legati all’anno bisestile erano degli esercizi di rieducazione per eliminare i difetti posturali del calendario. E far dimenticare la cattiva fama del febbraio aumentato. 

mercoledì 27 dicembre 2023

MARLENE DIETRICH

 Claudia Gualdana per “Libero quotidiano”

 

Marlene DietrichMARLENE DIETRICH

Nasceva oggi Marlene Dietrich, nel remoto 1901, con il nome di una santa, Marie Magdalene. Lo pseudonimo è la somma delle iniziali dei nomi di battesimo e grazie a lei è diventato un simbolo del fascino. Soprattutto in musica: Marlene compare in Alexanderplatz di Franco Battiato; nelle canzoni di Suzanne Vega, Peter Murphy, Leonard Cohen.

 

[…] Bellezza fatale, Marlene non è il soggetto di un'opera d'arte seriale di Warhol, come Marilyn. Non era per la massa, eppure sedusse il mondo. La si potrebbe definire una sintesi di contrasti. Un volto incantevole, per proporzioni e mutevolezza, in cui si ravvedono i tratti di un'implacabile volontà prussiana; lo sguardo obliquo, un po' ambiguo anche - la Dietrich era notoriamente bisessuale - tradisce una brillante intelligenza.

 

Infine le gambe, lunghe, toniche, che per prima, con saturnina oculatezza, assicura per una cifra folle, che hanno camminato sulla walk of fame, ma anche per vie più impervie. Del resto servono carattere e fermezza per restare sulla cresta dell'onda tutta la vita, per giunta rimanendoci anche dopo, visto che a trent'anni dalla morte siamo qui a scrivere di lei.

 

alfred polgar - marleneALFRED POLGAR - MARLENE

È un ritratto di Alfred Polgar a fornire l'abbrivio per commemorare il suo anniversario, cosa che peraltro ci fa rimpiangere gli anni in cui servivano fascino e classe per sedurre. Un'età dell'oro in cui le dive non avevano bisogno di mostrare le terga per animare il desiderio di un uomo. Donne così non erano di cartapesta, men che meno virtuali; sebbene furoreggiassero nella celluloide, avevano carisma e personalità. In questo la Dietrich è l'esempio più emblematico.

 

In Marlene, ritratto di una dea (Adelphi, p. 112, €12) che lo scrittore, ebreo austriaco, ha redatto nel pieno della tragedia ebraica nell'Europa dei totalitarismi, la vera Dietrich è tra le righe. Poco importa che Polgar fosse stato l'animatore di un club viennese intitolato all'attrice negli anni Venti, quando lei ancora non ha girato L'angelo azzurro ed è solo una figurante in cerca di gloria: al tempo della stesura i rapporti di forza si erano già capovolti.

 

Marlene rinnega la Germania nazista, vola in America, nonostante il regime volesse farne il simbolo del cinema teutonico, e diventa una diva internazionale. Polgar invece vaga disoccupato nel vecchio mondo, finché non riesce a imbarcarsi per il nuovo. Quando la Dietrich gli commissiona il libro, con ogni probabilità lo fa per camuffare la volontà di aiutarlo, ma offrendogli lavoro e non elemosina. Non vuole umiliare uno scrittore che stima.

 

Marlene DietrichMARLENE DIETRICH 

[…] Quando Polgar le invia una raccolta di prose allega un biglietto: “Per Marlene Dietrich, ringraziandola vivissimamente di essere al mondo”. Lei, gentile, fa recapitare allo scrittore e alla moglie dei fiori. Poi verranno gli assegni – uno, di 500 dollari, è riprodotto nel libro – ma sempre con misurata signorilità, anzi, negandosi al telefono per non far pesare il debito contratto dalla sua generosità.

 

Ma Polgar crede nel libro, cui si dedica quando le circostanze lo permettono, portando con sé il manoscritto nei suoi spostamenti tra l'Austria e la Francia. Leggendolo si capisce perché: è scritto con stile di letterato e argomentato con sottigliezza di critico nei giudizi sull'artista, la cui chiave del successo a suo avviso sta proprio nel passaggio dal muto al sonoro, perché Marlene è una cantante dal timbro inconfondibile e “La singolarità della voce di questa donna corrisponde perfettamente alla singolarità del suo aspetto e del suo essere”.

 


 

Marlene DietrichMARLENE DIETRICH 

[…] la Dietrich era unica. Per prima osò vestirsi da uomo, per di più senza avere la pretesa di esserlo. Si prese tutti gli amanti che desiderava senza usarli per far parlare di sé, anzi custodendo gelosamente la sua sfera privata. Costruì con razionale oculatezza la sua carriera, che teneva sommamente, pur avendo rifiutato le avances di Hitler, che la carriera gliel'aveva offerto su un piatto d'argento. Era una donna singolare per molti versi, anche per la specularità tra la sua vita e le sue idee, fu infatti per sincere credenze che chiesero la cittadinanza americana, pur dicendosi orgogliosa di essere tedesca.

 

Cantò Lili Marleen alle truppe durante la seconda guerra mondiale e fu la prima donna a ricevere la Medaglia della Libertà, la massima onorificenza degli Stati Uniti. […]

ZUPPI

Camillo Langone

 San Luca e il Beato Luca: quanti Luca nella Chiesa! San Luca lo conosciamo da sempre: è l'autore di un Vangelo e degli Atti degli Apostoli, il titolare del magnifico santuario che domina Bologna. Invece il Beato Luca, di cognome Casarini (foto), è un'assoluta novità: la beatificazione, velocissima, senza inchiesta, senza avvocato del diavolo, senza miracoli, saltando tutti i passaggi canonici, è avvenuta l'altro giorno sul Corriere della Sera. Attraverso l'intervista di Aldo Cazzullo al Cardinale Zuppi, arcivescovo per l'appunto di Bologna, presidente della Cei, fedelissimo del Papa e gran papabile al prossimo conclave. Il giornalista ha molto timidamente domandato: ma Casarini non era l'uomo delle tute bianche, del G8 di Genova?

E il cardinale ha molto autorevolmente assolto: «Lui è cambiato, fa delle cose per la vita». Ecco il facinoroso no global, colui che nel 2001 dichiarò formalmente guerra ai governi del mondo, trasformarsi in novello figliol prodigo. Anche se stavolta la prodigalità sembra piuttosto quella dei vescovi che hanno finanziato con i soldi dell'8 per mille, ossia dei fedeli, la sua ong consacrata all'immigrazione (clandestina, secondo le accuse). Strana questa certezza granitica in un presule per il solito parecchio ambiguo, uomo da bosco e da riviera, capace di frequentare i centri sociali e le messe in latino senza mai prendere posizioni troppo nette. Stavolta nessun dubbio: Casarini beato! Va talmente in estasi quando parla del portavoce della ong Mediterranea che arriva a contraddire il Nuovo Testamento: «Casarini ha dato querela ai suoi accusatori. Vedremo come va a finire». Sebbene Gesù nel Vangelo, non di Luca bensì di Matteo, ammonisca: «Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione». Insomma Gesù sconsiglia le querele e Zuppi le incoraggia.

San Paolo, nella Prima lettera ai Corinzi, dice che intentar cause è qualcosa di vergognoso. E Don Bosco vieta le denunce in modo categorico: «Non si venga a questioni davanti ai tribunali laici!». Niente da fare, il cardinale se ne impipa: «La magistratura farà chiarezza». Non sembrano le parole di un prete, sembrano le parole di un avvocato. Da sacerdote si veste, Zuppi, ma non da sacerdote parla: «Il Vangelo non è un distillato di verità». Ah no? Dunque è una favola? Tale penosa affermazione, dall'inconfondibile profumo di eresia, mi ha ricordato l'uscita dell'attuale capo dei Gesuiti, padre Sosa: «Al tempo di Gesù non c'erano i registratori». Come dire che la Bibbia è una raccolta di vecchie leggende, meno male che ci siamo noi bergogliani a stabilire le nuove verità. Pensare che i credenti non si dimostrano per nulla entusiasti di questa Chiesa indifferente alla persona e alle parole di Cristo: a messa ormai vedo solo teste bianche e i seminari, vuoti, leggo che vanno all'asta. E quest'ultimo scandalo dei soldi dei cattolici usati per finanziare l'islamizzazione (più sbarchi più moschee, in prospettiva) non farà certo crescere l'ammontare dell'obolo domenicale. Ma Zuppi il pericolo di disgustare altri fedeli non lo vede e beatifica Casarini contro tutto e contro tutti. Dio acceca chi vuole perdere, si sa.

lunedì 25 dicembre 2023

HOLLYWOOD

 Barbara Costa per Dagospia

 

oriana fallaci gli adorabili coverORIANA FALLACI GLI ADORABILI COVER

È vero che Frank Sinatra pesava nemmeno 60 kg, e 5 solo di pene? E che ce l’aveva così grosso che indossava mutande speciali, per contenerlo, e non darlo tanto a vedere? È l’unico gossip che Oriana Fallaci non mi dice nel suo "Gli Adorabili", appena uscito per Rizzoli, una raccolta di adorabili articoli di gossip mai raccolti prima tranne un paio, che la Fallaci ha scritto per "L’Europeo" dal 1954 al 1959.

 

Quando non era ancora la Fallaci reporter di guerra celeberrima, ma una giovanissima e decisa “italian journalist in Hollywood” a spiare i divi. E come sono questi divi visti da vicino? Frank Sinatra “è brutto, irascibile, maleducato, e simpaticissimo”. E Sinatra è uno che non ama le ingiustizie: “Una volta ha preso a cazzotti i camerieri di un ristorante che si rifiutavano di servire un nero”. James Dean è “tarchiato, le spalle curve, un provinciale miope che fa il bagno una volta la settimana, se lo fa”.

james deanJAMES DEAN

 

James Dean è “un misantropo avvelenato dal successo”: ha portato fuori a cena Ursula Andress, le ha fatto notare che mangia “come una bufala!” e lei gli ha tirato addosso il tavolo. Liz Taylor “è convenzionale e limitata”, Yul Brynner “è basso, brutto, calvo, antipatico e ci tiene a essere tale”. Le donne gli muoiono dietro “proprio per questo: il gusto dell’orrido è diffuso”. Però Yul Brynner “è un ottimo attore” che ha fatto la gavetta, anni di teatro “seminudo, coperto solo da brache rosse oro”, e le spettatrici, “sconvolte da eccitata curiosità” bagnavano le sedie. “Ti guarda con certi occhi che ti vien voglia di diventare sua schiava”. 

 

gina lollobrigidaGINA LOLLOBRIGIDA

Audrey Hepburn è “una ex ballerina di fila, da night club, visetto da topo, dal seno appiattito, e denutrita. È alta 1,70, pesa 50 kg, e per mantenere il girovita a 51 cm, mangia solamente carne cruda, vegetali, e prugne bollite”. E Audrey è più ricca degli altri colleghi “perché non paga le astronomiche tasse che pagano gli altri”.

 

arthur miller marilyn monroe 1ARTHUR MILLER MARILYN MONROE 1

Nessuno sapeva dove Marilyn Monroe abitasse col terzo marito Arthur Miller, ma la Fallaci sì, “New York, 44 della 57esima Est”, e lo scrive pure, e ci entra pure, “piano 13, sette stanze, in affitto, hanno una guardarobiera, e una governante e cuoca”. Da quando Arthur e Marilyn sono sposati, “sono ingrassati lui 12 kg, lei 14”.

 

audrey hepburnAUDREY HEPBURN

 

 

 

 

 

 

 

Miei lettori, l’avete inteso: Oriana Fallaci chi, divo di Hollywood, incontra, lo massacra. Chi finisce sotto i suoi tasti, non si salva. Oriana è scorretta, informata, e uncensored. È uncensored perché nei ′50 non lo nasconde, chi è gay e chi no. Uomo o donna. Star assolute. James Dean “ha fatto carriera attraverso le conoscenze”, maschili, su tutte “il produttore Lemuel Ayers. Non c’è cosa che James non fa per lui”. Marlon Brando “ha un inseparabile amico francese che lo accompagna ovunque”. E Marilyn Monroe “ha una esagerata amicizia con Amy, moglie del suo socio Milton Greene”.

anna magnani marlon brandoANNA MAGNANI MARLON BRANDO

 

A Hollywood Oriana incontra la 23enne Sophia Loren alla sua prima trasferta americana. Sophia viaggia con “6 bauli di vestiti, 65 paia di scarpe, 20 cappelli (che non porta mai), 30 bambolotti portafortuna”. A Sophia non è stata insegnata “la sofistication”, e fa brutte figure, “chiama i suoi domestici ‘i miei servi’ ”. Ed ecco le misure della Loren: “97-59-97”. Per certa stampa, femminile, è nient’altro che “una florida contadina”.

 

Oriana denuda eterne verità: una diva non nasce tale, lo diventa per grazie proprie e per grazia di produttori pigmalioni (va bene se li chiamo così?) che le prendono sotto la loro protezione, e le affidano a stylist, truccatori, press agent, e professionisti che gli insegnano come pensare, parlare, starsi zitte, camminare, sedersi, atteggiarsi, se serve recitare, costruendo un prodotto per sfamare le masse.

 

ingrid bergman anthony quinnINGRID BERGMAN ANTHONY QUINN

Prima del processo di costruzione, la divina Greta Garbo “era grassa e scipita”, Gina Lollobrigida “nessuno la prendeva in considerazione”, e Ava Gardner “era un’ignorantissima contadina del Texas, che parlava solo dialetto, che a 8 anni zappava i campi, e già fumava e bestemmiava”, queste due ultime “abitudini che ha conservato tutta la vita”.

 

Ava Gardner sillaba per vera la favoletta da altri ideata per lei, per cui deve il successo “a un disinteressato scopritore di talenti” (sì, vabbè), che un giorno “nota le mie foto in vetrina” scattate da “mio cognato” (certo), e “le invia a Hollywood”.

 

sophia loren anni 50 (2)SOPHIA LOREN ANNI 50 (2)

 

 

 

Una diva può anche esser creazione del suo uomo. La Loren non "quaglia" con Gregory Peck, con John Wayne e neppure con Cary Grant non solo perché a Cary Grant piacevano più gli uomini che le donne, ma perché “c’è un uomo italiano che non ammette queste sorte di ipotesi”. È Carlo Ponti. I due si amano clandestinamente, Ponti è sposato, e Sophia a Los Angeles abita castamente “con la sorella Maria”.

 

yul brynner 2YUL BRYNNER 2

Ma c’è Carlo Ponti, sempre, accanto a lei. E Oriana nei ′50 intervista a Parigi Brigitte Bardot, a cui il primo marito Roger Vadim ogni cosa insegna. Brigitte è la capricciosa “figlia di gente ricca, conformista”, “è diventata famosa senza muovere un dito”, ed è costruzione del maschio e paternale Vadim, che la guida in tutto, le spiega tutto, persino che “gli aerei volano perché hanno un motore”, ed è Vadim che “le sceglie i copioni, per contratto”.

 

jayne mansfield sophia lorenJAYNE MANSFIELD SOPHIA LOREN

Come oggi, ognuno se la racconta come gli fa più comodo, ma con la Fallaci caschi male! Ava Gardner mette le corna a Sinatra con vari toreri, tra cui Dominguìn che sposa Maria Bosè ex fidanzata di Walter Chiari da lui tradita con Ava Gardner.

 

Quando Ava era la signora Sinatra, lo manteneva lei perché lui era finito, sfiatato, e spiantato per gli esosi alimenti da pagare alla moglie cornuta e lasciata per la Gardner. Invece a Joan Collins è toccato sganciarli lei, gli alimenti all’ex marito: un giudice l’ha riconosciuta plurima fedifraga, conclamata, ai danni di un consorte “fedele, e devoto, e che lavava addirittura i piatti”.

 

sophia loren (1)SOPHIA LOREN (1)

 

E pure a Anna Magnani è toccato mantenere l’ex marito. Anna Magnani tiene “nel suo soggiorno la statuina d’oro dell’Oscar, che non si tocca perché porta male”.

A un anno dalla morte di James Dean, arriva questa lettera alla polizia: “Siamo 300 ragazze, fan inconsolabili di James Dean. Il 30 settembre noi ci sceglieremo una scogliera isolata e, al volante delle auto dei nostri genitori, ci getteremo in mare: tutte insieme”. E poi dici che sono gli adolescenti di oggi, quelli problematici!

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IL PANE

  Maurizio Di Fazio per il  “Fatto quotidiano”   STORIA DEL PANE. UN VIAGGIO DALL’ODISSEA ALLE GUERRE DEL XXI SECOLO Da Omero che ci eternò ...