lunedì 20 marzo 2017

Europa


1957 L’inizio dell’Europa!

Dopo oltre un millennio di lotta per l’egemonia continentale Francia e Germania scelsero di sintonizzare le loro politiche Ma la rivalità e i sospetti reciproci non sono mai venuti meno

La firma dei Trattati di Roma. Il primo seduto da sinistra è il capo del governo italiano Antonio Segni, il secondo è il ministro degli Esteri Gaetano Martino (Ansa)

Quando è nata l’Europa? In una singolare ma non troppo sorprendente identità di vedute, Joseph Ratzinger e Samuel Huntington ne fissano la data tra la fine dell’VIII e l’inizio del IX secolo, più precisamente, secondo Ratzinger, al momento della ricostituzione dell’«Impero romano rinnovato e trasformato dalla fede cristiana», cioè al momento dell’incoronazione del re dei Franchi, Carlo Magno, a imperatore sacro e romano.
Se Ratzinger e Huntington hanno ragione, allora l’Europa è affare di Franchi. Franchi divisi fin dall’843 in Franchi occidentali e Franchi orientali (diventati poi francesi e tedeschi rispettivamente) in lotta perenne per il possesso di quella terra di mezzo che separava i loro regni, e che prese il nome di Lotaringia (non solo l’Alsazia e la Lorena — in tedesco Lothringen — ma anche il Benelux, la valle del Reno e l’Italia del Nord).
Millecento anni dopo, nel 1943, il capo della Francia libera, Charles de Gaulle, proponeva all’ultimo discendente degli imperatori sacri e romani, Otto d’Asburgo, di metter fine alla divisione tra gli eredi dei Franchi come unica garanzia per un «durevole ordine pacifico». È quello che succederà dopo la guerra, quando Parigi convincerà una Germania ormai impotente a mettere in comune le ricchezze lotaringe contese per più di un millennio: così nac- que, nel 1950, la Comunità europea del carbone e dell’acciaio.
Quel passo cruciale fu reso possibile dalla superiorità schiacciante della Francia sulla Germania, o meglio, dall’inferiorità schiacciante della Germania: la Lotaringia diventava sì terra comune, ma in una società di cui Parigi deteneva (e intendeva mantenere) la quota di maggioranza.
Dopo i successivi Trattati di Roma, firmati il 25 marzo 1957, l’auspicio del «durevole ordine pacifico» ha finito coll’occultare le persistenti diffidenze tra le due sponde del Reno. Eppure, già nel 1969, 12 anni appena dopo i Trattati di Roma, a Henry Kissinger che gli domandava come avrebbe reagito la Francia se un giorno la Germania avesse dominato l’Europa, de Gaulle rispose lapidario: « Par la guerre » (con la guerra). E nel 1989, cinque anni dopo aver tenuto per mano Helmut Kohl davanti al memoriale per i morti francesi e tedeschi della battaglia di Verdun, François Mitterrand non esitò ad evocare ancora l’uso della forza per impedire la riunificazione della Germania. «L’Europa è l’affare combinato dei francesi e dei tedeschi», ricordava giustamente nel 2013 l’ex consigliere di de Gaulle, Pierre Maillard. Ma la reale dinamica del processo europeo è incomprensibile se si dimentica che, in quell’affare combinato, sono sempre state tirate in ballo altre potenze, grandi e meno grandi, su cui francesi e tede- schi si sono appoggiati per controbilanciare i loro reciproci mai sopiti sospetti. Senza peraltro rinunciare ad appoggiarsi tra di loro per controbilanciare altre potenze quando queste si fanno troppo ingombranti. Così, la Francia riscopre il fascino degli Usa (e/o della Russia) quando la forza tedesca si fa preponderante, e si sente irresistibilmente attratta dalla Germania quando gli americani (e/o i russi) prendono, o sembrano prendere, il sopravvento.
Il fatto è che, in questi sessant’anni, Francia e Germania hanno essenzialmente considerato l’Europa come una prosecuzione dei propri interessi nazionali con altri mezzi. La possibilità che una politica comune (monetaria, fiscale o, addirittura, militare) abbia successo dipende dalla capacità di sintonizzare gli interessi europei. Per un po’, le cose sono sembrate andare in quella direzione; oggi, invece, la tendenza dominante va in direzione opposta, verso la rinazionalizzazione.
Così, sulla malinconica festa per il sessantesimo compleanno dei Trattati di Roma grava l’incubo della disintegrazione europea. Tra gli invitati, qualcuno non potrà evitare di pensare alla pomposa parata del 7 ottobre 1989 a Berlino per il 40° anniversario della Repubblica democratica tedesca: un mese dopo, il Muro di Berlino crollava, e meno di un anno dopo, il 3 ottobre 1990, la Ddr cessava di esistere.

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