sabato 20 gennaio 2024

SENZA RELIGIONE

(di Alfredo Morosetti)

L’impiegato comunale, la maestrina, la commessa diplomata, il contabile dicono di odiare la religione. Siamo onesti, non la religione, ma le “religioni” a loro modesto parere causa di ogni male e follia in terra. Curioso vero, fino a che punto si può essere imbecilli. Eppure è così. Se in futuro si ricorderà qualcosa, e avremo un futuro solo se si ritornerà a una società di caste, si ricorderà del nostro tempo quanto le cosiddetta emancipazione dei ceti inferiori e la loro forzata scolarizzazione abbia contribuito al collasso generale di quel mondo.
L’unica spiegazione possibile per il crollo verticale di un impero fondato sulla forza come quello sovietico è il fatto che aveva abolito la religione. Un gigante dai piedi di argilla, proprio perché in assenza di una religione, la sua stessa forza aveva scavato la fossa nella quale è andato a seppellirsi buono buono di sua propria iniziativa. Per un po’ aveva cercato di darsi, come da noi, una sorta di religione civile e sociale; una specie di religione dell’uomo auto redento in via di creazione del paradiso in terra, ma la cosa era tanto abominevole e buffonesca che nemmeno i bolscevichi convinti ci credevano sul serio. E’ crollato su stesso perché, non avendo nessuna religione, non aveva in realtà nessun popolo su cui e per cui darsi ragione.
Il fatto è questo: dove c’è un popolo c’è una religione; dove c’è una religione c’è un popolo. Lo vediamo perfettamente con i musulmani. Naturalmente è come per l’uovo e gallina, chiedersi se venga prima l’uno o prima l’altra. Non ha alcuna importanza. Solo la gallina spiega l’uovo, solo l’uovo la gallina. Così i popoli e le religioni.
La religione genera il popolo perché è l’unica dimensione culturale che consente di dare ad esso un’identità vera, profonda, legata alle radici stesse della vita. Nella sua forma esteriore è un’insieme di credenze anche aneddotiche, di rituali, di gesti, di formule, di invocazioni, di modi di pregare e così via; nella sua essenza è il linguaggio, l’unico possibile, che ci permette di collegare il visibile con l’invisibile. Si, perché anche il più modesto dei parlanti deve supporre che quello che vediamo, come il coniglietto che esce dal cilindro del prestigiatore, deve essere il risultato di un trucco ben orchestrato a noi invisibile che spiega come ci sia un coniglio, un cilindro e come il coniglio possa, a causa di una mano misteriosa, ora sparire dentro il cilindro e poi riapparire dal cilindro. Insomma esattamente come quella cosa che chiamiamo realtà.
Naturalmente sono almeno due secoli che ci stanno dando dentro ad abbattere le religioni. Dalla Francia alla Russia, l’altro ieri, dalla Cina all’America oggi. Come mai? Perché non vogliono che ci siano i popoli. Chi non lo vuole? Ma quelli che stanno a Davos. Il capitalismo universale. Quello che in apparenza sta in America, ma che ha già ucciso la nazione americana e che in realtà non sta da nessuna parte, ma in una nuvola di dati quantitativi e da essa e con essa ci dice che non c’è altro Dio che il quanto e il quanto di più. Perché non vogliono che ci siano i popoli? Perché vogliono il consumatore universale, quello già delineato dal web, un coglione seduto davanti ad uno schermo che guarda cosa passa il convento e ordina online.
Un consiglio al riguardo, una lettura davvero fuori dal modo in cui il sistema istruisce il suo pollaio: Lezioni alla Nazione tedesca - J. G. Fichte.

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