domenica 10 marzo 2024

NAZISTI

 Nel senso comune, i nazisti sono una banda di fanatici spiritati che perseguono follie generate dal sonno della ragione. E' la vulgata creata ad hoc dai vincitori, dagli anglo-sassoni, adatta a menti deboli e cuori bisognosi di sentirsi in pace col mondo.

Erano nazisti il fisico Heisemberg, l'ingegnere Von Braun, e, con loro, lo staff di scienziati e tecnici dei loro laboratori, così come buona parte di tutti gli accademici di Germania, professori universitari di fama mondiale. Lo era persino il filosofo Martin Heidegger, ma in questo caso lo possiamo dire senza sbagliarci, solo per questioni di opportunismo accademico. Lo erano praticamente tutti i medici tedeschi, di cui una bella percentuale vincitrice del premio Nobel. Perché avevano aderito al nazismo? Perché, a parte certi eccessi teatrali, era in linea col loro modo di vedere il mondo, perché sosteneva le cose di senso comune che loro ritenevano del tutto scontate.
Cosa avevano in comune i politici nazisti con scienziati, con eminenti professori di diritto, di letteratura, di storia, con esperti di tecnologie assolutamente innovative, con i professionisti dei più diversi ambiti operativi: medici, avvocati, ingegneri? A parte qualche dettaglio di natura contingente e sentimentale, avevano la stessa visione del mondo. Erano dei razionalisti gnostici. Cosa vuol dire? Che pensavano si sapere di cosa, come, perché, era fatto il mondo e come renderlo il meglio possibile, ossia organizzarlo in modo che potesse dare il massimo. Che fosse insomma possibile creare una società nella quale la materia, che è l'essenza delle cose, potesse essere spremuta fino in fondo, come un tubetto di concentrato di pomodoro, per dare ad altra materia, la società, tutta la quantità di materia che fosse possibile per renderla più poderosa, dunque più felice, possibile.
Ad Auschwitz, come negli altri campi, operava uno staff medico di prim'ordine, incaricato soprattutto di fare esperimenti di ogni tipo sul corpo umano. Trattavano la materia prima, i prigionieri, allo stesso modo in cui si trattano le cavie nei laboratori attuali di biologia e medicina. Come era possibile? Perché avevano una visione gnostica e razionalistica delle cose.Pensavano di trovarsi di fronte a scampoli di materia di materia biologica che avrebbe reagito in maniera tale o talaltra di fronte a questo o quello stimolo. Loro s'incaricavano di prendere nota di quello che sarebbe accaduto. Semplicemente materia in trasformazione. A questa materia, così come a loro stessi, non davano altra importanza che il fatto che si sarebbe disposta in un certo modo, avrebbe avuto certe reazioni, se sottoposta a determinate forze. Lo facevano per la medicina, che è appunto la cura del corpo e che, in questo caso, offriva un laboratorio eccezionale per osservare tutte le possibili varianti di reazioni alla malattia e dunque per trovare eventuali cure. Era possibile perché l'orizzonte teoretico era appunto quello per cui la materia cura se stessa.
Se questi medici avessero ritenuto che loro stessi avessero un'anima, così come i corpi vivi su quali concentravano i loro studi, il loro operare non solo sarebbe stato "moralmente" ingiusto, come oggi ritengono i benpensanti, ma non sarebbe stato semplicemente possibile. Perché? Per l'ovvio motivo che se si ha un'anima, la preoccupazione propria e quella degli altri è quella di salvare prima l'anima e poi ed eventualmente il corpo. E' meglio che un paziente salvi l'anima e poi, se possibile, anche il corpo. Ma fra i due non c'è ombra di dubbio che prima viene l'anima e poi il corpo. E la ragione è molto semplice. L'anima ha come prospettiva l'eternità, il corpo al massimo qualche mese o anno in più. Dunque morire salvi, ossia sicuri della Grazia di Dio, o, se vogliamo dirlo in un linguaggio più adatto all'attuale modo di parlare, in pace con Dio, è incomparabilmente più importante che sapere che dopo l'operazione avrai altri due, tre, dieci anni di vita.
Ma oggi in quale prospettiva teoretica opera un qualunque medico, in un qualunque ospedale? Esattamente come il medico di Auschwitz. Lui è solo un corpo (tecnicamente istruito e nella posizione dell'osservatore) che ha di fronte un altro corpo. Il suo scopo è capire come evolverà la malattia ed eventualmente con un atto pietoso porre fine all'esistenza di questo corpo. Auschwitz è oggi dappertutto. Se però si entrasse in un ospedale dove si va per imparare a morire, ovvero per salvarsi l'anima, Auschwitz non sarebbe possibile.

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