mercoledì 4 ottobre 2023

STELE DEL CODICE DI HAMMURABI

 Quattromila anni fa in Mesopotamia comparvero i primi codici legislativi. A emanarli furono i re sumeri e babilonesi, per stabilire l’ordine sulla Terra. In un anno imprecisato tra il 1792 e il 1750 a.C., per volere del suo re, uno scultore babilonese è all’opera su un’imponente roccia di diorite nera di oltre due metri di altezza. Egli ha tagliato la parte frontale superiore del monolite, che per il resto è di forma quasi cilindrica, ricavando così lo spazio necessario per ritrarre una scena solenne. In essa il suo sovrano, Hammurabi, con indosso il tipico copricapo regale di Babilonia, alza la mano destra in segno di rispetto nei confronti di una maestosa figura seduta su un trono, Shamash, il dio del sole e della giustizia. La divinità a sua volta porge al re un bastone e un cerchio, che nell’iconografia mesopotamica costituiscono due simboli del potere regio: essendo usati per costruire edifici, il dono di essi legittima Hammurabi come “re costruttore”. Nessun dettaglio è trascurato: il seggio su cui siede il dio rappresenta la facciata di un tempio caratteristico dell’area; i suoi piedi poggiano su una pietra rialzata che raffigura i monti orientali dai quali ogni mattina sorge il sole; dalle sue spalle emanano due potenti raggi, che simboleggiano la luce della giustizia. Tutto il resto della gigantesca roccia è inciso con migliaia di caratteri cuneiformi. Questi segni costituiscono la più importante raccolta di disposizioni legislative della storia precedente all’epoca romana: il codice di Hammurabi. Dato che la maggior parte della popolazione dell’epoca non sapeva leggere, il valore di tale scena a rilievo a completamento del testo scritto risulta fondamentale: l’esposizione pubblica del monumento rafforzava l’immagine di Hammurabi come re legittimato ad amministrare la giustizia dalla diretta volontà degli dei. La storia della legge codificata era iniziata in Mesopotamia secoli e secoli prima del regno di Hammurabi. I primi codici erano apparsi infatti sul finire del III millennio a.C., in seguito alla nascita della società urbana e della scrittura. Dalla scoperta della stele di Hammurabi, nel 1901, il ritrovamento di altre raccolte di leggi ha permesso di conoscere meglio l’organizzazione delle società antiche del Vicino Oriente. Tuttavia, nonostante l’intensificarsi degli studi sulle norme presenti in codici come quello di Hammurabi, il dibattito sulla concreta imposizione delle norme è ancora aperto. Tali leggi erano applicate alla lettera oppure fungevano solo da testi celebrativi dell’azione di governo del sovrano? Dal III millennio a.C. in Mesopotamia furono varati diversi codici che testimoniano i valori alla base del potere regale e della società I primi legislatori della storia «Urukagina ha stretto un patto con Ningirsu perché l’orfano e la vedova non siano consegnati al potente». Questa frase si trova in una iscrizione reale che rende conto degli atti legislativi disposti da Urukagina, sovrano della città-stato di Lagash intorno al 2380 a.C. Di fronte al progressivo indebitamento della popolazione, Urukagina (Uruinimagina secondo altre trascrizioni dal sumero) promosse una serie di riforme volte a risolvere questa situazione, prima fra tutte il condono dei debiti. Tali provvedimenti costituiscono il primo esempio dell’importanza che l’emanazione e l’applicazione delle leggi ebbero sempre per i sovrani mesopotamici. Urukagina fu infatti il primo monarca ad aggiungere la giustizia agli altri valori propri della regalità nel Vicino Oriente: forza, virtù e valore guerriero. Ciò accadeva in un’epoca convulsa sul piano politico e sociale, durante la quale le città-stato stavano lasciando il posto a una struttura politica nuova: il vasto impero territoriale, che ebbe la sua prima manifestazione storica negli enormi domini riuniti da Sargon, il potente signore di Akkad. Dopo il crollo dell’impero accadico (2150 a.C. circa), l’egemonia nell’area passò a Ur-Nammu, il fondatore della terza dinastia di Ur. Questi riunì in un nuovo potente stato centralizzato il nord accadico e il sud sumerico. Nel prologo della raccolta di leggi a lui attribuita, egli appare come il garante della giustizia in tutto il regno: «Ur-Nammu il potente guerriero, re di Ur, re di Sumer e di Akkad, per il potere di Nanna, signore della città, e secondo la vera parola di Utu, stabilì equità nel Paese». Quindi, quasi quattro secoli prima di Hammurabi, Ur-Nammu già si vantava di incarnare uno degli aspetti che lo legittimavano come sovrano: la salvaguardia della giustizia sociale. Le trentadue leggi del suo codice furono raccolte per iscritto forse anche per agevolare il processo di uniformazione delle norme che regolavano la vita dei due popoli, accadi e sumeri. Le pene previste erano molto severe. Al punto che esse appaiono forse fin crudeli e disumane, come nel caso dell’adulterio, da Ur-Nammu punito con la morte. Nelle sue leggi era già applicata la massima biblica dell’occhio per occhio, conosciuta come legge del taglione: «Se un uomo commetteva un omicidio, quest’uomo veniva ucciso». Fonte: Storica - National Geographic Immagine: Hammurabi in piedi davanti al dio Shamash. Stele con il codice di Hammurabi. 1792-1750 a.C. Louvre, Parigi

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