mercoledì 4 ottobre 2023

IL LATINO AIUTA A PENSARE

 di Wanda Andreoni

docente di Fisica all'E'cole Polytecnique Féderal di Losanna

Sono professore di Fisica in una Università straniera e ho lavorato in Italia e soprattutto in diversi paesi stranieri. Ho studiato Fisica all’Università di Roma dopo un’ ottima educazione di Liceo Classico. Sulla base della mia lunga esperienza di scienziata “all’estero” e di ex studentessa brava e appassionata della cultura classica, desidero commentare su questa iniziativa per il richiamo degli Italiani allo studio del latino.
Che cosa significa studiare il latino? Significa studiare la nostra lingua italiana e la nostra storia. Stiamo vivendo l’era degli SMS, i giovani (e non solo) non sanno parlare, non sanno scrivere se non spezzoni sgrammaticati di frasi vuote, non leggono se non giornaletti inutili, non ascoltano se non l’assordante blaterare dei loro telefonini: una volta si chiamavano “barbari” coloro che sapevano pronunciare solo ba-ba-ba. Come chiamarli ora?
Vogliamo confrontare latino e matematica? Benissimo. Anzitutto chi è debole a scuola in latino lo è anche in matematica e intendo matematica seria, non le tabelline dell’Eredità. Questo è un dato di fatto, un dato sperimentale. Chi non ha una mente logica, chi non è educato a pensare in maniera strutturata fallisce in latino, matematica e fisica. 
Al Liceo classico si fa poco matematica? Verissimo, purtroppo. Nel lontano1968 noi studenti facevamo lunghe riunioni per proporre una riforma del programma di studi al Liceo classico soprattutto con lo scopo di ampliare quello di matematica e fisica. Siamo ancora allo stesso punto dopo 46 anni. C’è forse da stupirsi in Italia? Però chi ha fatto un buon Liceo classico riesce sempre molto bene nelle discipline scientifiche all’Università e recupera in fretta quelle informazioni che altri hanno ricevuto al Liceo Scientifico. Questo è di nuovo un dato sperimentale. Perché? Perché lo studio del latino e della filosofia e della storia insegnano a pensare, a riflettere, a coordinare i pensieri. Questo è quello che conta.
E non dimentichiamo che conoscere la lingua latina ci rende la via alle altre lingue “vive” estremamente facilitata. Non il cinese, non il giapponese, certo ma sí quelle Indoeuropee. Parlare, leggere, capire profondamente una lingua straniera non è possibile se non si sa la propria. Certo si può ordinare da mangiare in un ristorante, si può sopravvivere in un paese straniero, anche comunicare in maniera approssimativa, piú o
meno goffa e ridicola ma… è questo il significato di “conoscere una lingua”?
Io che ho vissuto per 40 anni all'estero, costretta a imparare lingue e culture diverse, a lavorare, scrivere e insegnare in lingue diverse dalla mia, sono grata ai miei professori di latino e greco del Liceo Classico. Bravissimi. Non certo ai miei due insegnanti di inglese che con pronuncia siciliana e bolognese rispettivamante non mi hanno insegnato nulla se non cose sbagliate. Come sottolineato nell'articolo di questo blog intitolato "L'amore per la conoscenza", è cosa cruciale che i professori di latino e greco siano bravi, preparati nella loro materia e preparati bene a insegnarla. Il loro ruolo nella formazione dei ragazzi è molto importante. Insegnanti impreparati rovinano le nuove generazioni per sempre. Ci sono le abilitazioni in Italia? Che siano severe allora! Una selezione seria è doverosa, essenziale.
Infine ai giovani vorrei dire: Non vi illudete: senza volerlo voi non fate che assecondare questi governi scellerati e dittatoriali che abbiamo avuto negli ultimi 20 anni. I nostri governanti vi vogliono ignoranti, una massa manovrabile, plasmabile a loro piacimento. Scansando le offerte di ripristino dello studio della vostra storia, della vostra cultura, voi
fate il loro gioco. La conoscenza è libertà. Conoscenza non come informazione ma come bagaglio culturale che ci dà la capacità di pensare e quindi di criticare. Non si pensa, non si lotta scrivendo SMS. Imparate il latino, imparate la vostra lingua!

Nessun commento:

Posta un commento

IL PANE

  Maurizio Di Fazio per il  “Fatto quotidiano”   STORIA DEL PANE. UN VIAGGIO DALL’ODISSEA ALLE GUERRE DEL XXI SECOLO Da Omero che ci eternò ...