A Londra si mettono in fila davanti al British Museum per ammirare alcuni reperti di Pompei, mentre noi facciamo crollare allegramente quello che resta di Pompei. Abbandoniamo al suo destino di incuria la Reggia di Caserta, tolleriamo che i mosaici di Ostia antica siano sepolti dai rifiuti, assistiamo inerti al degrado dell'Appia, la Regina viarum. Non meritiamo i tesori, il più ricco patrimonio artistico del mondo di cui è cosparso il nostro Paese. Questa vergognosa insensibilità è figlia dello sfascio della scuola, dove negli ultimi decenni si è fatto di tutto per mortificare gli studi classici. Nessuno si è preoccupato di inculcare nei giovani l'amore per la conoscenza del passato. Il latino e il greco sono decadute a materie superflue. Tanto, dicono perfino gli insegnanti, a che serve studiare lingue morte? Serve anzitutto a formare uno spirito, una mentalità, una consapevolezza di sé e del proprio ruolo nel mondo. Insomma, a crearsi una sana cultura, che può fondarsi soltanto sui classici. Non mi dite che la cultura non dà da mangiare, perché se fossimo meno ciechi, se sapessimo valorizzare le opere che il mondo ci invidia, i giovani avrebbero molte più opportunità di lavoro.
Non è saggio dire che bisognerebbe piantarla di volgersi al passato e concentrarsi sullo studio della matematica e di tutte le materie scientifiche. I due rami, studi umanistici e scientifici, fanno parte di un unico albero e devono stare insieme. Liberissimi i ragazzi di preferire indirizzi tecnici e scientifici. Ma coloro che hanno piacere di dedicarsi agli studi classici, le menti più raffinate e curiose, devono poterlo fare in modo serio. Anche se all'Università sceglie un indirizzo scientifico, chi viene dal classico ha una marcia in più.
Personalmente amo la scienza. Sarebbe sciocco non riconoscere l'importanza della scienza che ha plasmato le idee e i comportamenti dell'uomo moderno. L'assurdità casomai è quella di voler stabilire un contrasto fra scienza e classicità. Come se un buon uomo di scienza non potesse essere anche un eccellente umanista.
Comunque, qui non vogliamo parlare di studenti, di professori, di scuola. O meglio, non solo di scuola. Vorremmo rivolgerci a tutti: a coloro che, indipendentemente dall'età, considerano il latino, la cultura classica come un arricchimento dello spirito, e i testi come una specie di Bibbia laica. In tempi di crisi, bisogna ripartire dai classici. Il latino non è solo una lingua, è una finestra su un mondo. E' sapienza che rischiara la cultura contemporanea. E' una voluttà interiore. Latino significa storia, letteratura, filosofia, politica, significa problemi spesso analoghi ai nostri, il più delle volte risolti con maggior oculatezza.
Parliamone. Riscopriamo e commentiamo gli autori che più ci appassionano.
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