di Marco Nese
(Pubblicato sul Corriere della Sera del 5 maggio 2014)
«Un crimine contro la società». Il crimine consiste nel concedere una cattedra a insegnanti inadeguati. «Gente che non sa tradurre un testo latino e non sa trasmettere amore per la conoscenza». Di persone così Emanuela Andreoni ne ha viste tante. Perché lei, professore ordinario di Letteratura Latina all’Università Roma 3, ha diretto per anni l’organismo che selezionava i nuovi insegnanti di tutto il Lazio. E quest’anno deve valutare i precari. Cioè quelli che hanno fallito al primo tentativo l’abilitazione, hanno comunque ottenuto un incarico temporaneo e adesso tentano nuovamente il salto professionale.
«Un crimine contro la società». Il crimine consiste nel concedere una cattedra a insegnanti inadeguati. «Gente che non sa tradurre un testo latino e non sa trasmettere amore per la conoscenza». Di persone così Emanuela Andreoni ne ha viste tante. Perché lei, professore ordinario di Letteratura Latina all’Università Roma 3, ha diretto per anni l’organismo che selezionava i nuovi insegnanti di tutto il Lazio. E quest’anno deve valutare i precari. Cioè quelli che hanno fallito al primo tentativo l’abilitazione, hanno comunque ottenuto un incarico temporaneo e adesso tentano nuovamente il salto professionale.
«Stiamo buttando via tutta la cultura classica», lamenta la professoressa Andreoni, che una ventina di anni fa lanciò un appello per la salvaguardia del latino, raccogliendo il plauso di 130 intellettuali. E adesso vuole farsi paladina di una vera crociata: «Il latino e il greco devono tornare a essere insegnati in maniera seria. Per questo servono professori con una conoscenza perfetta della materia».
Bravi ce ne sono. «Ma non tutti i nuovi sono meritevoli», si rammarica la professoressa che, in passato, per aver giudicato qualche candidato con il necessario rigore ha subito anche minacce.
«Io mi rendo conto che ottenere una cattedra garantisce uno stipendio e, per carità, va rispettata l’ansia di conquistarsi una rendita. Ma l’insegnamento non dovrebbe essere solo una busta paga, dovrebbe contemplare passione, entusiasmo, capacità di motivare gli studenti e gioia nel veder crescere in loro l’amore per il sapere».
Il paradosso è che in molti Paesi europei e perfino in America si studia il latino con impegno mentre da noi sta diventando una materia trascurabile. Ma se rinunciamo alla conoscenza del nostro passato, ritiene la Andreoni, «non saremo più in grado di capire e dominare il presente».
Va benissimo studiare l’inglese. «Ma lo si apprende e lo si capisce meglio se disponiamo di una buona conoscenza del latino e del greco che all’inglese hanno fornito numerosi vocaboli: riandare al significato originario delle parole ci mette in condizione di rievocare miti, immagini, modelli letterari, modi di vivere, e tutto questo forma cultura».
Nel ricordare che l’austriaco Walter Kohn, premio Nobel per la fisica, ha sempre detto di provare grande piacere nello studio del latino, la Andreoni è decisa a battersi per «il ripristino del latino studiato bene a cominciare dalle medie». E si prepara a lanciare un convegno di studiosi interessati a rivalutare quella che per secoli è stata la lingua franca europea.
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