De metu
Nella Fenomenologia dello Spirito, Hegel afferma che la morte è "Signora sovrana". La vita ha come sovrano la morte, pertanto, per usare una metafora di sapore politico, la vita è tale perché è in condizione di sudditanza nei confronti della morte. Essa governa la vita, non solo nel senso che il fine della vita è la morte, ma più ancora nell'orientare il suo corso prima ancora che la morte abbia fatto il suo lavoro. La storia dell'uomo è la storia della sua paura della morte, dei modi che ha escogitato per tenerla a bada e dei condizionamenti che ha accettato perché non fosse oggi, ma domani. Senza la paura della morte non ci sarebbero schiavi, non ci sarebbero città fortificate, non ci sarebbero scoperte scientifiche, non ci sarebbero medicine e guaritori. Più di tutto non ci sarebbero gerarchie, non ci sarebbero capi e gregari.Bene, ad un certo punto della storia un piccolo gruppo di uomini si convinse che la morte era un'illusione, che non si moriva sul serio. Il figlio di Dio era venuto in terra a darne dimostrazione sensibile. Dio da sempre aveva decretato che tutto ciò che era stato toccato dallo Spirito non sarebbe più morto. Questo piccolo gruppo di uomini viveva nei confini di un grande impero che, per principio, aveva fatto della tolleranza delle religioni un cardine della sua politica di dominio. Un eminente suo grande capo aveva persino eretto un tempio a Roma, il Pantheon (Tutti Gli Dei - Tutto il Divino), a celebrare il fatto che a Roma tutti gli Dei erano ammessi o - se vogliamo - che c'è un unico Dio per tutti e che ognuno lo chiami come vuole, che a Roma non interessa avere il monopolio del nome di Dio.Roma esisteva perché aveva fatto della paura della morte, più di qualsiasi altra nazione, il perno su cui erigere sia al suo interno che sul suo esterno l'ordine di cose che ne aveva decretato la sovranità sul mondo intero. Nella sapienza con cui distribuiva vita e morte, stava la sua forza, la sua immensa capacità di esercitare il comando ovunque. Grazie alla tua paura della morte, la morte che ti prometteva se... ma ti risparmiava se invece..., ti teneva in vita alle condizioni che lei e solo lei dettava. E questo spiega tutto. Spiega l'odio per i Cristiani, la sola religione che fosse bandita, quella il cui carattere peculiare era una modesta agape fra credenti, la lettura di qualche memoria del loro Maestro, una vita di ascesi dai piaceri di questo mondo, senza però esagerare. Se l'odio fosse stato per questo stile di vita, allora a Diogene e ai seguaci della scuola cinica cosa avrebbero dovuto fare? No, non questo, ma il fatto che i Cristiani dicevano che la morte non esiste, o meglio che non è la "Signora sovrana", che ciò che è nato allo Spirito non lo è solo adesso, ma lo è per sempre, è immortale. Un colpo basso, voleva dire diroccare l'impero stesso, come effettivamente accadde. I Romani, che in fatto di politica non li batteva nessuno, se ne accorsero subito. Se qualcuno metteva in discussione la morte, metteva in discussione Roma. Adesso è lo stesso. Il grande campo di concentramento che è oggi il mondo, questo immenso sistema di sorveglianza e di dominio che vuole tutti schiavi e, al tempo, riconoscenti gaudenti dei divertimenti che elargisce, come un tempo le immense plebi di disgraziati che Roma governava, è stato reso possibile perché la Signora sovrana è tornata a governare il cuore di tutti e il timore della morte l'unica preoccupazione che affatica il sentire delle moltitudini sedentarizzate e scolarizzate. Negli spot, con cui ti affogano in un profluvio di immagini, la fanciulla, con occhio ebete e sorriso domato, sbocconcella avida un cioccolatino, ma subito dopo, nell'altro spot, un camice bianco ti mostra il misurino con cui devi misurare la glicemia... L'essenza di una civilizzazione. Se ci fosse solo un pugno di Cristiani, finirebbe come un tempo a Roma.(P.S. Si pensi alla vicenda Covid, la più grande recita politica con canovaccio tematico: la paura della morte)
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