domenica 24 novembre 2024

LA CONFESSIONE

 Nei primi secoli del cristianesimo, il sacramento della riconciliazione si svolgeva principalmente come rito pubblico riservato ai peccati gravi, quali l’apostasia, l’omicidio e l’adulterio. I penitenti confessavano i loro peccati davanti alla comunità, ricevevano una penitenza pubblica e, al termine di questa, venivano riconciliati dal vescovo, spesso durante la celebrazione pasquale. Questa pratica rifletteva la visione del peccato come una frattura nella comunione ecclesiale, che richiedeva un atto pubblico di riparazione. Fonti come la Didaché (I-II secolo) e i testi di autori cristiani antici, tra cui Tertulliano (De paenitentia, II-III secolo), confermano che la penitenza era un evento unico e pubblico per peccati particolarmente gravi.

Con il tempo, tuttavia, questa prassi si rivelò problematica. La severità della penitenza pubblica scoraggiava i fedeli dal confessare i peccati e rendeva difficile la riconciliazione per peccati considerati meno gravi. In risposta a queste difficoltà, a partire dal V secolo, i monaci celtici e irlandesi svilupparono una nuova forma di confessione privata. La prassi monastica, attestata nei libri penitenziali come il Liber de paenitentia di Finniano (VI secolo), proponeva la confessione individuale seguita da penitenze proporzionate al peccato. Questo approccio, inizialmente riservato alle comunità monastiche, divenne sempre più popolare anche tra i laici.
La diffusione della confessione privata in Europa continentale avvenne tra il VI e l’VIII secolo, grazie all’opera missionaria di monaci irlandesi come Colombano e i suoi seguaci. Le Synodorum libri canonici e i documenti conciliari del periodo mostrano come la pratica della confessione privata fosse accolta gradualmente, in particolare in Francia e Italia. Il Concilio di Chalon-sur-Saône (circa 644-650) sancì la legittimità della confessione ripetuta, contrapposta alla prassi tradizionale della penitenza unica. Nel IX secolo, il Concilio di Tours (813) nel canone 22 fa riferimento alla prassi confessionale come abituale, raccomandando ai presbiteri di assegnare penitenze adeguate ai peccati confessati, senza eccedere.
Le ragioni di questa transizione erano molteplici. La confessione pubblica, riservata ai peccati gravi, si dimostrava eccessivamente rigida e inaccessibile per i peccati quotidiani. Inoltre, la crescita delle comunità cristiane e l’espansione territoriale della Chiesa rendevano impraticabile il controllo penitenziale pubblico. Il modello celtico-irlandese, con il suo focus sulla guida spirituale e la penitenza personale, rispondeva meglio alle esigenze pastorali e spirituali dei fedeli.
Un momento decisivo nella storia della confessione fu il Concilio Lateranense IV (1215), che rese obbligatoria per tutti i fedeli la confessione privata almeno una volta all’anno. Questo decreto, contenuto nel canone 21 (Omnis utriusque sexus), stabilì definitivamente la prassi sacramentale della penitenza privata e ne sancì l’importanza nella vita religiosa cristiana.

Nessun commento:

Posta un commento

MORIRE

  www.leggo.it  del 5 aprile 2024   JULIE MCFADDEN- 1 Julie McFadden è un'infermiera molto famosa sui social perché condivide le sue esp...