giovedì 17 ottobre 2024

IDEOLOGIA

Proviamo a dire qualcosa di non scontato sulle parole che circolano nel pubblico parlare. Una di queste, demonizzata, è la parola ideologia. E’ intesa come sinonimo di idea falsa, ovvero di idea diabolica che invece che definire una verità serve a confonderla. Ma in realtà ideologia è qualcosa di radicalmente altro. Si presenta come, e questo è vero ed è ingannevole, come mezzo per conoscere qualche stato di fatto, soprattutto sociale, ma in realtà il suo fine non è conoscere, bensì agire. E’ un un sistema di convincimenti (ogni convincimento presuppone la sospensione della verifica se è vero o falso, ma viene preso come una verità di fatto) che, fingendo da darci la versione giusta, bella, salvifica delle cose, ci permette di metterci nella condizione di far valere - e questo naturalmente in base al nostro coraggio e ardore - un nostro sentimento, per lo più di odio, ovvero di poter odiare e amare chi odiamo e chi amiamo con la certezza di fare nel momento stesso un’opera di bene e dunque potere, anzi di dovere, iniziare un’opera di salvazione collettiva, del mondo. Senza ideologia nessuno farebbe nulla per convincere gli altri che il mondo è da cambiare e dunque è il motore che consente di aggregarsi e sognare una trasformazione. Un aspetto saliente di ogni schema ideologico è appunto che è uno schema dicotomico, uno schema che scinde il mondo fra noi e loro. Noi i buoni, loro i cattivi. Questo è essenziale in ogni sistema ideologico perché senza il “noi e loro” non ci sarebbe la possibile l’azione, o meglio il sogno di potere agire. Storicamente le ideologie entrano nel campo empirico delle cose accadute, quando nel Settecento viene inventata l’ideologia di tutte le ideologie, ovvero quel misterioso oggetto che chiamiamo “società”, col presupposto che sia effettivamente qualcosa e che sia possibile conoscerlo e persino modificarlo secondo volontà. Nel momento in cui l’idea della propria personale salvezza tramontava (l’universo religioso), sorgeva l’idea di una salvezza collettiva “sociale”, di cui i buoni, cioè quelli che avevano la dottrina giusta per comprendere in che mondo si viveva, dovevano incaricarsi di mettersi all’opera per realizzarla. Gli schemi ideologici più usuali sono sulla bocca di tutti: ricchi/poveri; imperialisti/antimperialisti; élitès/popolo; destra/sinistra; sviluppo/sottosviluppo; razzisti/umanisti; Pil e Spil.
Ma c’è una cosa importante da evidenziare. Qualunque sistema ideologico, oltre allo schema dicotomico, basato sul sul: “noi versus loro”, implica il collettivismo, ovvero la negazione dell’individualismo, giacché la salus è posta nell’esteriore, in quello che quegli altri possono fare a me e io a loro. Al contrario, nel sistema di idee non ideologico che esisteva prima del Settecento, quello religioso, l’individualismo era la condizione sine qua non per potere essere efficace. L’azione religiosa era totalmente rivolta verso l’interno, verso quello che è solo mio, ossia il mio destino in quanto anima.

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