domenica 10 dicembre 2017

L'antifascismo

Riccardo Torrescura per ''La Verità''

SLAVOJ ZIZEKSLAVOJ ZIZEK
Contestare da destra la paranoia antifascista non è mai semplice: si viene accusati di essere di parte nonché ottenebrati dall' ideologia. Ecco perché vale la pena di citare ciò che ha scritto sul tema un comunista d' acciaio. L' uomo di cui stiamo parlando è il filosofo sloveno Slavoj Zizek, la cui ultima pubblicazione italiana consiste in un corposo saggio sull' attualità di Lenin.

Siamo di fronte a un insospettabile, dunque. A un pensatore che, per quanto fuori dagli schemi, si colloca con decisione sull' altra sponda del fiume rispetto al fascismo.

Ebbene, Zizek ha appena pubblicato sul quotidiano britannico The Independent un articolo bollente sul movimento antifascista. «Un nuovo spettro sta perseguitando la politica progressista in Europa e negli Stati Uniti, lo spettro del fascismo», scrive.

«Trump negli Stati Uniti, Le Pen in Francia, Orban in Ungheria: sono tutti demonizzati come il nuovo male contro cui dovremmo unire tutte le nostre forze. Ogni minimo dubbio e riserva è immediatamente giudicato un segno di collaborazione segreta con il fascismo». L' analisi è più che corretta e si può tranquillamente allargare alla situazione del nostro Paese.

A leggere i quotidiani degli ultimi giorni, infatti, sembra che il «pericolo fascista» sia più grave che mai. Un po' ovunque spuntano movimenti para nazisti e fanatici del totalitarismo, contro cui i movimenti progressisti - Partito democratico in primis - invitano a combattere. Chiunque si rifiuti di scendere in campo viene immediatamente etichettato come «traditore dell' Italia» (la definizione è del direttore di Repubblica, Mario Calabresi).


Motivo per cui politici di vario ordine e grado stanno facendo professione di fede democratica, dichiarandosi pubblicamente «antifascisti», onde non venire sospettati di intelligenza col nemico. Un esempio lampante è il sindaco di Roma, Virginia Raggi, che ieri ci ha tenuto a ribadire «la forte natura antifascista del Movimento 5 stelle». Ecco, secondo Slavoj Zizek, forme simili di antifascismo sono il nuovo «oppio dei popoli».

«L' immagine demonizzata di una minaccia fascista», spiega il filosofo, «serve chiaramente come nuovo feticcio politico, feticcio nel semplice senso freudiano di un' immagine affascinante la cui funzione è di offuscare il vero antagonismo». A parere di Zizek, la «figura del fascista» serve ai liberal per «nascondere le situazioni di stallo alla base della nostra crisi». In sostanza, dice il pensatore sloveno, lo spauracchio del fascismo di ritorno è utilizzato per compattare il fronte progressista. «In Francia ogni scetticismo di sinistra su Macron fu immediatamente denunciato come sostegno alla Le Pen».


In questo modo, i democratici riescono a tamponare le falle interne e a non avere i proverbiali «nemici a sinistra».
«Quando ho richiamato l' attenzione su come parti della destra identitaria stavano affrontando i problemi della classe lavoratrice trascurati dalla sinistra liberal», spiega Zizek, «sono stato, come previsto, immediatamente accusato di invocare una coalizione tra sinistra radicale e destra fascista».

Sta avvenendo una cosa simile anche in Italia. Il Pd perde i pezzi, e non trova altro modo per recuperare consensi che evocare le minacciose forze della reazione in agguato. In questo modo, ottiene un duplice risultato: può invocare la repressione contro gli avversari politici e, allo stesso tempo, richiamare all' ordine i potenziali elettori delusi.


«La triste prospettiva che ci attende», chiosa Zizek, «è quella di un futuro in cui, ogni quattro anni, saremo gettati nel panico, spaventati da una qualche forma di "pericolo neofascista", e in questo modo ricattati, affinché esprimiamo il nostro voto per il candidato "civilizzato" in elezioni prive di significato. [...] Nel frattempo, potremo dormire nell' abbraccio sicuro del capitalismo globale dal volto umano. L' oscenità della situazione è da mozzare il fiato: il capitalismo globale ora si presenta come l' ultima protezione contro il fascismo, e se cerchi di farlo notare sei accusato di complicità con il fascismo. Il panico antifascista di oggi non porta speranza, uccide la speranza».

A dire tutto questo è un acerrimo avversario dei movimenti populisti e identitari.

Un avversario che ha il pregio di essere, oltre che lucido, anche onesto. Zizek, infatti, sostiene che la sinistra dovrebbe misurarsi sullo stesso terreno battuto dalla «destra alternativa», recuperando consensi attraverso un confronto davvero democratico. Secondo lui, la sinistra può battere i populisti solo tagliando i ponti con le assurdità politicamente corrette e ricominciando a occuparsi davvero dei lavoratori, dei problemi causati dalla globalizzazione e dal capitalismo finanziario senza regole. Nella sua prospettiva, la caccia al fascista è solo una scorciatoia vigliacca per evitare di affrontare la realtà.

Il fatto è che ha ragione. Il Pd, Repubblica e compagni vari possono fare tutte le campagne «antifasciste» che vogliono. Ma prima o poi dovranno spiegare ai loro lettori/ elettori come si risolve il caos dell' immigrazione, come si fa a uscire sul serio dalla crisi economica, come si combatte la minaccia dell' islam radicale, come si fronteggia l' aumento spaventoso della disoccupazione e della precarietà. Tutte questioni per cui, oggi, i progressisti non hanno soluzioni (e, quando le hanno, non sono efficaci). Il «ritorno del fascismo» potrà distrarre i cittadini per qualche settimana, ma poi i nodi arriveranno al pettine.

Verrà il giorno in cui i cari compagni non potranno più dare la colpa dei loro fallimenti al Duce. E, per loro, saranno guai seri.

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