Altro che questioni religiose. Il dibattito tra Riforma e Controriforma, che infiammò l’Europa del XVI secolo, girava intorno a un argomento molto più concreto: la birra. Le dispute sulla grazia o sui meriti acquisiti? Riguardavano solo gli studiosi. Gli altri si concentravano su conseguenze più terra terra: per fare la birra ci vuole il luppolo? A seconda della risposta si era cattolici (no) o protestanti (sì).
Come si spiega bene qui, nel 16esimo secolo la ricetta della birra era, in via indiretta, monopolio della Chiesa cattolica. Il Papa deteneva il controllo del gruit, un mix di erbe (bacche di ginepro, zenzero, semi di cumino, anice, noce moscata e cannella) che, per 700 anni, costituì uno degli ingredienti amaricanti indispensabili per produrre birra “a norma di legge”.
Il luppolo, invece, era considerato un ingrediente “pericoloso”, almeno secondo le indicazioni di Ildegarda di Bingen, mistica e badessa tedesca del 1200: “Rende triste l’anima dell’uomo e appesantiva i suoi organi”, diceva. Era considerato privo di valore e, di conseguenza, libero di crescere ovunque, senza tasse e controlli.
Già prima della Riforma, in realtà, alcuni stati tedeschi, per evitare di spendere troppe tasse, avevano deciso di impiegarlo nella produzione della birra. In Baviera, nel 1518, una legge imponeva di usare nel processo solo acqua, luppolo e orzo. Ma il vero boom arrivò con le rivolte luterane: è vero, con il luppolo si pagavano meno tasse (cosa sempre importante) ma soprattutto si faceva uno sberleffo alle regole della Chiesa di Roma. Uno spasso. E la birra era anche buona, tanto che da quel momento decisero di impiegarlo sempre. Un vero cambiamento, a suo modo una rivoluzione nella rivoluzione.
All’epoca, del resto, la bevanda aveva un ruolo e un’importanza diversi – e maggiori – di quelli di oggi. Costituiva, in quanto fermentata, un’alternativa più sicura, in termini sanitari, dell’acqua. Era anche una fonte di calorie e nutrienti indispensabile per le classi sociali più povere e, grazie alle erbe impiegate, aveva anche funzioni medicinali. Più una necessità che un piacere.
Non mancarono, però, le condanne. Lo stesso Lutero, che pure amava bere birra (sua moglie addirittura gliela produceva) e passare serate a chiacchierare un po’ ebbro con gli amici, si lamentava della dipendenza dei tedeschi dalla birra. “Una sete così eterna che, temo, resterà la piaga della Germania fino alla fine dei tempi”. Un problema, sì. Ma poi bastava berci sopra.
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