sabato 18 agosto 2012

L'Europa vista da Samoa

Nel 1981 quel genio dell’editoria che fu Mario Spagnol pubblicò Il papalaghi (Longanesi), un delizioso libro in cui un capo delle isole Samoa, dopo un viaggio in Europa, racconta allibito ai suoi conterranei come vive il papalaghi, l’uomo bianco. Rileggerlo oggi è come ascoltare una salutare lezione antispread. Quando gli europei “hanno desiderio di boschi e di sole e di molta luce – spiega il capo Tuiavii - questa in generale è considerata una malattia”. Se a un europeo parli di Dio, lui “sorride della tua ingenuità”. Ma quando gli allunghi “un tondo pezzo di metallo o una grande carta pesante, subito i suoi occhi s’illuminano”. Il denaro è il suo Dio. “Tutti i bianchi pensano ad esso, anche quando dormono”. Se chiedi a chi ha molto denaro cosa vuole farne, risponde: “Voglio averne ancora di più. E così ben presto ti avvedi che il denaro lo ha fatto ammalare”. L’uomo ricco è onorato, “non per la sua persona ma per il suo denaro”. L’uomo bianco “non ha mai tempo”. Consuma i suoi anni migliori a “riempirsi la testa di conoscenza”, ma è infelice, i suoi occhi sono “opachi e spenti e stanchi, mentre i vostri brillano della grande luce”. L’europeo dice “tutto è mio”, gli alberi, la terra, il cielo. Regna la paura e la lotta “fra coloro che hanno un piccolo mio e coloro che si sono presi un grande mio”. L’Europa è il luogo della “falsa vita”. Invece di godersi la natura, l’uomo bianco distrugge “le cose del Grande Spirito e fa credere di essere lui il Grande Spirito perché sa fare tante cose”. Fa sempre cose nuove e “tutti vogliono avere le cose nuove”. Ma il bisogno di cose “è grande povertà”. Ora, teme il capo Tuiavii, vogliono portare “a noi le loro cose”. Dicono: “Dobbiamo creargli dei bisogni”. No, le cose sono “frecce avvelenate”. Non le vuole il grande capo: “Dio aiutaci affinché la luce non ci accechi e non ci conduca nello smarrimento”.

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