sabato 20 gennaio 2024

CONSUMISMO

 Cerchiamo di dire qualcosa che renda comprensibile il fenomeno. Il fenomeno in generale è il consumo e, con esso, la necessità che ci siano dei consumatori. Chi sono i consumatori? Quelli che passivamente sono spinti a sentirsi in bisogno. Si noti, il bisogno raramente, anzi probabilmente mai, è di ordine materiale. Il bisogno è di ordine morale e, subito dopo, di ordine comunicativo: comunica al consumatore che quello che consuma è quello che è giusto consumare.

Il consumatore deve partire dalla premessa morale che suona così: è giusto che anch’io disponga del coso X. In seconda battuta, se è vero che è giusto che anch’io abbia bisogno del coso X, il coso X deve essere quello che la comunicazione di massa mi avverte (advertising, come si dice) essere esattamente quello di cui bisogno. Come faccio a sapere che quello di cui ho bisogno, è esattamente quello di cui ho bisogno e non altro? Attraverso un segno, ossia un marchio, un fregio che lo renda distinguibile, dunque lo renda un bisogno essenziale e non occasionale.
Per secoli le classi dominanti non hanno consumato nulla, hanno semplicemente sprecato, godendo di sprecare e mai si sarebbero abbassate a comprare qualcosa che poteva essere segnato da un marchio, che poteva essere riprodotto eguale per tutti. Sapevano cosa piaceva loro e sapevano come buttare i soldi dalla finestra per averlo. Buttati i soldi dalla finestra, prendevano una spada e se li andavano a riprendere, tagliando le mani a tutti quelli che li avevano raccolti.
Non c’erano dunque consumatori, ma scialacquatori.
La figura del consumatore nasce con la creazione della figura sociale del tapino. Cosa rende il tapino consumatore? Il fatto che non sa quello che vuole, che non sa quello che è bello, che non ha gusto e non ha, soprattutto, nessuna disponibilità a usare la spada, dunque per lui non c’è possibilità né di spreco né l’esaltazione dell’avere quello che nessuno ha. Deve avere quello che hanno tutti e lo deve avere risparmiando, come sempre sottolinea ogni pubblicità. Andrai in aereo in prima classe, ma con lo sconto del 10% se ordinerai il tuo volo prima del 10 dicembre.
La condizione essenziale che distingue il consumatore è dunque quello di uno spesso velo di ignoranza su tutto quello di cui ha bisogno, perché non sa cosa è bello e cosa brutto. Si deve affidare in tutto e per tutto a quello che gli dicono gli “esperti”. Tradizionalmente gli esperti sono stati i pubblicitari attraverso i mezzi di comunicazione di massa a loro disposizione. Oggi, grazie al fenomeno internet e social, si è aggiunta una nuova figura, quella che una volta, nelle vetrine era il manichino che vestiva i modelli di vestiario. Oggi si tratta di un manichino vivente (o quasi) che indossa capi e indica marchi per questa folla immensa di nesci. Quindi perché tanta rabbia contro i manichini e così poco disprezzo per questa folla che si accanisce contro i manichini?
Alfredo Morosetti

IL SISTEMA

"Il sistema vi fa vestire come lui vuole, vi fa mangiare come lui vuole, vi fa usare il lessico che lui vuole, vi fa parlare come e di chi lui vuole. Ma non è vero, qui sono tutti nemici acerrimi del sistema, tutti pronti a seppellirlo. Aprite il vostro armadio, aprite il vostro frigo, aprite la vostra bocca, mostrate quanto è orribile quella che vi fa parlare di lei e cosa vende, facendovi schiattare di rabbia. Voi non siete contro il sistema. Siete il sistema".

Alfredo Morosetti 

SENZA RELIGIONE

(di Alfredo Morosetti)

L’impiegato comunale, la maestrina, la commessa diplomata, il contabile dicono di odiare la religione. Siamo onesti, non la religione, ma le “religioni” a loro modesto parere causa di ogni male e follia in terra. Curioso vero, fino a che punto si può essere imbecilli. Eppure è così. Se in futuro si ricorderà qualcosa, e avremo un futuro solo se si ritornerà a una società di caste, si ricorderà del nostro tempo quanto le cosiddetta emancipazione dei ceti inferiori e la loro forzata scolarizzazione abbia contribuito al collasso generale di quel mondo.
L’unica spiegazione possibile per il crollo verticale di un impero fondato sulla forza come quello sovietico è il fatto che aveva abolito la religione. Un gigante dai piedi di argilla, proprio perché in assenza di una religione, la sua stessa forza aveva scavato la fossa nella quale è andato a seppellirsi buono buono di sua propria iniziativa. Per un po’ aveva cercato di darsi, come da noi, una sorta di religione civile e sociale; una specie di religione dell’uomo auto redento in via di creazione del paradiso in terra, ma la cosa era tanto abominevole e buffonesca che nemmeno i bolscevichi convinti ci credevano sul serio. E’ crollato su stesso perché, non avendo nessuna religione, non aveva in realtà nessun popolo su cui e per cui darsi ragione.
Il fatto è questo: dove c’è un popolo c’è una religione; dove c’è una religione c’è un popolo. Lo vediamo perfettamente con i musulmani. Naturalmente è come per l’uovo e gallina, chiedersi se venga prima l’uno o prima l’altra. Non ha alcuna importanza. Solo la gallina spiega l’uovo, solo l’uovo la gallina. Così i popoli e le religioni.
La religione genera il popolo perché è l’unica dimensione culturale che consente di dare ad esso un’identità vera, profonda, legata alle radici stesse della vita. Nella sua forma esteriore è un’insieme di credenze anche aneddotiche, di rituali, di gesti, di formule, di invocazioni, di modi di pregare e così via; nella sua essenza è il linguaggio, l’unico possibile, che ci permette di collegare il visibile con l’invisibile. Si, perché anche il più modesto dei parlanti deve supporre che quello che vediamo, come il coniglietto che esce dal cilindro del prestigiatore, deve essere il risultato di un trucco ben orchestrato a noi invisibile che spiega come ci sia un coniglio, un cilindro e come il coniglio possa, a causa di una mano misteriosa, ora sparire dentro il cilindro e poi riapparire dal cilindro. Insomma esattamente come quella cosa che chiamiamo realtà.
Naturalmente sono almeno due secoli che ci stanno dando dentro ad abbattere le religioni. Dalla Francia alla Russia, l’altro ieri, dalla Cina all’America oggi. Come mai? Perché non vogliono che ci siano i popoli. Chi non lo vuole? Ma quelli che stanno a Davos. Il capitalismo universale. Quello che in apparenza sta in America, ma che ha già ucciso la nazione americana e che in realtà non sta da nessuna parte, ma in una nuvola di dati quantitativi e da essa e con essa ci dice che non c’è altro Dio che il quanto e il quanto di più. Perché non vogliono che ci siano i popoli? Perché vogliono il consumatore universale, quello già delineato dal web, un coglione seduto davanti ad uno schermo che guarda cosa passa il convento e ordina online.
Un consiglio al riguardo, una lettura davvero fuori dal modo in cui il sistema istruisce il suo pollaio: Lezioni alla Nazione tedesca - J. G. Fichte.

SALUTO ROMANO

 Fabio Martini per huffingtonpost.it

 

 

PALMIRO TOGLIATTIPALMIRO TOGLIATTI

Ripubblichiamo a seguito della sentenza delle Sezioni unite della Corte di Cassazione sul saluto romano questa riflessione di Fabio Martini)

 

L’adunata di Acca Larentia con quella tetra coreografia in chiaroscuro è culminata in saluti romani corali, ripetuti e “organizzati” che potrebbero costar caro ad alcuni dei camerati presenti e tuttavia nella consolidata giurisprudenza italiana quel gesto nostalgico non sempre è stato considerato reato: dipende dalle circostanze. Uno scrupolo garantista che, può sembrare paradossale, si deve ad una battaglia condotta dal segretario generale del Pci, Palmiro Togliatti, non certo sul saluto romano ma sui reati di opinione

 

Un paradosso, ma sino ad un certo punto: durante i lavori dell’Assemblea Costituente, il segretario del Pci riuscì a convincere gli altri leader democratici su un punto delicato: istituzionalizzare i reati di opinione era assai rischioso, anche per i futuri nostalgici di Benito Mussolini. Togliatti si batté per inserire nel dettato costituzionale una fattispecie particolare: un divieto non generico, ma preciso: riorganizzare il disciolto partito fascista.

saluti romaniSALUTI ROMANI

 

Lo spirito di quella norma ha vissuto per 76 anni, è stata assunta dalla Corte costituzionale, dalla Cassazione e dai tribunali italiani, che hanno via via emesso sentenze che, ad accezione di alcuni casi specifici, non hanno perseguito né il semplice elogio del regime e neanche le manifestazioni più esteriori di nostalgia. Ma quelle che, appunto, potevan portare, o portavano, alla ricostituzione di organizzazioni fasciste.

 

Una storia interessante perché racconta di un’altra Italia, un’Italia che pensava lungo. Nell’Assemblea Costituente, che iniziò a riunirsi quando il trauma del fascismo era ancora recentissimo, si accese un dibattito nel corso del quale fu decisivo l’intervento di Palmiro Togliatti, che convinse gli altri padri costituenti – personalità come Aldo Moro, Lelio Basso, Giuseppe Dossetti e leader come Alcide De Gasperi e Pietro Nenni – a non forzare la mano nei divieti.

 

palmiro togliattiPALMIRO TOGLIATTI

In quella circostanza Togliatti chiese di "non formulare un articolo che possa fornire pretesto a misure antidemocratiche, prestandosi ad interpretazioni diverse". E si spiegò così: "Se in Italia nascesse domani un movimento nuovo, anarchico, lo si dovrebbe combattere sul terreno della competizione politica democratica, convincendo gli aderenti al movimento della falsità delle loro idee, ma non si potrà negargli il diritto di esistere e di svilupparsi, solo perché si rifiutano alcuni dei loro principî".

 

Con questa premessa propose di circoscrivere il divieto ad una fattispecie molto precisa. E infatti per la XII Disposizione transitoria e finale della Costituzione, "è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista", ma quello che "prese corpo in Italia dal 1919 fino al 25 luglio 1943".

ACCA LARENTIAACCA LARENTIA

 

La successiva legge Scelba, del 1952, istituì il reato di “apologia del fascismo”, ma con una attenzione a circoscrivere l’intervento della magistratura, tanto è vero che la Corte costituzionale, successivamente interpellata, segnalò che il reato non si configura allorquando l’apologia consista in una mera “difesa elogiativa” del regime e invece si persegue davanti ad una "esaltazione tale da potere condurre alla riorganizzazione del partito fascista", cioè in una "istigazione indiretta a commettere un fatto rivolto alla detta riorganizzazione e a tal fine idoneo ed efficiente". E quei principî hanno poi ispirato le sentenze su alcune manifestazioni, più o meno esteriori, operate da movimenti neofascisti.

palmiro togliatti 1PALMIRO TOGLIATTI 1

 

 

La Costituzione ha dato la sua impronta alle leggi Scelba del 1952 e a quella Mancino del 1993 che puniscono con la reclusione fino a tre anni chiunque, in pubbliche riunioni, compia manifestazioni esteriori proprie di organizzazioni aventi tra i loro scopi quello di incitare all’odio, tenendo atteggiamenti riconducibili al partito fascista o nazista, compreso il “saluto romano”. Che però, durante un comizio pubblico non è da considerarsi reato se non è ritenuto in grado di determinare il pericolo di ricostituzione di organizzazioni fasciste. La Cassazione ha escluso il reato di apologia di fascismo quando il “saluto romano”, la chiamata del presidente e le croci celtiche, pur essendo certamente di carattere fascista, siano espresse esclusivamente come omaggio ai defunti commemorati, non avendo alcuna finalità di restaurazione fascista.

acca larentiaACCA LARENTIA

 

Distinzioni sottili ma significative nel ripudio dei reati di semplice opinione, che si devono, come effetto indiretto, a un personaggio come Palmiro Togliatti: lui che era appena tornato dall’esilio vissuto per lunga parte nella ferocissima Russia staliniana, in quel frangente ebbe un riflesso squisitamente liberale. Certo, il segretario del Pci pensava a mettere in sicurezza la libertà del suo partito, ma in quella e in altre scelte contenute nella Costituzione, dimostrò una lungimiranza che molti anni dopo avrebbe indotto Silvio Lanaro, uno dei più autorevoli storici del dopoguerra, non certo di cultura comunista, a definire De Gasperi e Togliatti personalità di “immenso carisma”.

martedì 16 gennaio 2024

SOSSIO GIAMETTA

 Il grande Sossio è morto. Sossio Giametta (Frattamaggiore 1929-Bruxelles 2024), grande filosofo (non lo sa nessuno? Peggio per tutti!), grande traduttore di Nietzsche, grandissimo interprete di Nietzsche, enorme maestro mio. Sossio ha cambiato la mia vita non perché mi ha spiegato lo Zarathustra (chiarimento comunque utile per decifrare, forse evitare, Pietro Castellitto) ma perché mi ha completato e aggiornato l’insegnamento dell’Ecclesiaste. Oltre la vanità del tutto, concetto che può suonare troppo generico, la specifica, concreta, quotidiana vanità della politica. Della politica in senso stretto, della politica in senso lato, dunque dell’impegno sociale e finanche dell’impegno culturale: “Inutilmente l’uomo si oppone al Corso Storico, che è onnipotente”. Sossio Giametta è stato per me un vaccino contro la militanza e la tracotanza. Lo è stato e lo è, i suoi libri rimangono: ogni volta che l’attualità mi spingerà a parteggiare potrò riaprire “Caleidoscopio filosofico” e iniettarmi un richiamo.

lunedì 15 gennaio 2024

MIRACOLI

Oggi i fedeli implorano qualche santo o la Madonna quando chiedono un intervento miracoloso.

In tutte le epoche si è creduto che ci fossero personaggi, terreni o divini, con capacità straordinarie, in grado di procurare benefici ai bisognosi. Un tempo si attribuiva ai re la facoltà di guarire gli ammalati. Siccome si diceva che la corona gli era concessa per grazia divina, si pensava che, attraverso il loro tocco miracoloso, potessero compiere prodigi.
Se dobbiamo prendere per buono il racconto biblico, il primo grande miracolo si verificò quando il Mar Rosso si aprì per far passare gli Ebrei.
I testi dell'Induismo contemplano un miracolo analogo: la divinità gettò un ponte sull'oceano per far passare l'esercito dell'eroe Rama. In varie religioni si trovano storie di miracoli abbastanza simili. Oggi gli indù attribuiscono miracoli soprattutto a Ganesh, il dio con la testa di elefante.
Nell'Antica Grecia ci si aspettavano portenti dagli eroi, considerati di stirpe divina. Nel luogo della loro sepoltura venivano venerati come protettori, stessa cosa accade oggi coi santi. Gli eroi venivano considerati guaritori, capaci di pronunciare oracoli, di far crescere le messi e far prosperare il bestiame.
La credulità umana non ha limiti.
Ma un miracolo, cioè un evento assolutamente inspiegabile, è davvero possibile? Se tu credi in Dio, ragionava il filosofo Emanuele Severino, devi accettare le cose così come lui le ha stabilite. Non puoi chiedergli di modificarle. E' quello che sostiene anche il teologo cristiano Hans Küng, il quale spiega che le leggi naturali sono inviolabili e quindi i miracoli sono impossibili.
Thomas Paine, politico e filosofo, riteneva che "tutti i racconti di miracoli, di cui l'Antico e il Nuovo Testamento sono colmi, sono adatti solo a impostori che predicano e sciocchi che credono".

domenica 14 gennaio 2024

PIZZA DAY

 Marino Niola per il Venerdì- la repubblica

 Il 17 gennaio si celebra in tutto il mondo il World Pizza Day, la Giornata internazionale della pizza. E nello stesso giorno si festeggia Sant'Antonio Abate, antico patrono dei fornai. E adesso anche dei pizzaioli. […] questo simpaticissimo santo con la barba, […] secondo la leggenda popolare, ha rubato il fuoco ai diavoli e lo ha regalato agli umani […] grazie all'aiuto del suo maialino che lo segue dappertutto come un cane fedele. Per questo viene tradizionalmente festeggiato con l'accensione di grandi falò e con scorpacciate di maiale.

 

sant'antonio abate 1SANT'ANTONIO ABATE 1

Quest'anno l'Associazione Verace Pizza Napoletana, presieduta da Antonio Pace, forte di migliaia di soci in tutti i continenti, ha deciso di solennizzare il legame tra il maiale, l'Abate e la pizza intitolandone una al veneratissimo protettore che molti pizzaioli portano tatuato sull'avambraccio. Gli ingredienti della Sant'Antonio richiameranno tutti gli attributi simbolici del patrono. Il rosso acceso del pomodoro, il gusto bruciante del peperoncino, la salsiccia o il salamino piccante che assicurano la presenza del maiale. E infine il Provolone del Monaco, celebre specialità della penisola sorrentina, per ricordare che Antonio è il primo monaco della storia, visto che è stato il fondatore del monachesimo cristiano. Una ricetta fusion che mette insieme sacro e profano e fa della Sant'Antonio una pizza sacrosanta.


MORIRE

  www.leggo.it  del 5 aprile 2024   JULIE MCFADDEN- 1 Julie McFadden è un'infermiera molto famosa sui social perché condivide le sue esp...