Cerchiamo di dire qualcosa che renda comprensibile il fenomeno. Il fenomeno in generale è il consumo e, con esso, la necessità che ci siano dei consumatori. Chi sono i consumatori? Quelli che passivamente sono spinti a sentirsi in bisogno. Si noti, il bisogno raramente, anzi probabilmente mai, è di ordine materiale. Il bisogno è di ordine morale e, subito dopo, di ordine comunicativo: comunica al consumatore che quello che consuma è quello che è giusto consumare.
Questo non è un vero blog, è una raccolta casuale di scritti, alcuni anche miei, che ritengo valga la pena di leggere. Andromeda fa riferimento a due categorie fondamentali, il mito e la cosmologia. Nella mitologia, Andromeda era una giovane sacrificata dal padre Cefeo e dalla madre Cassiopea per placare un mostro marino. La Galassia che porta il suo nome è destinata a fondersi in una spaventosa collisione con le Galassie vicine, fra cui la nostra Via Lattea.
sabato 20 gennaio 2024
CONSUMISMO
IL SISTEMA
Alfredo Morosetti
SENZA RELIGIONE
(di Alfredo Morosetti)
SALUTO ROMANO
Fabio Martini per huffingtonpost.it
Ripubblichiamo a seguito della sentenza delle Sezioni unite della Corte di Cassazione sul saluto romano questa riflessione di Fabio Martini)
L’adunata di Acca Larentia con quella tetra coreografia in chiaroscuro è culminata in saluti romani corali, ripetuti e “organizzati” che potrebbero costar caro ad alcuni dei camerati presenti e tuttavia nella consolidata giurisprudenza italiana quel gesto nostalgico non sempre è stato considerato reato: dipende dalle circostanze. Uno scrupolo garantista che, può sembrare paradossale, si deve ad una battaglia condotta dal segretario generale del Pci, Palmiro Togliatti, non certo sul saluto romano ma sui reati di opinione
Un paradosso, ma sino ad un certo punto: durante i lavori dell’Assemblea Costituente, il segretario del Pci riuscì a convincere gli altri leader democratici su un punto delicato: istituzionalizzare i reati di opinione era assai rischioso, anche per i futuri nostalgici di Benito Mussolini. Togliatti si batté per inserire nel dettato costituzionale una fattispecie particolare: un divieto non generico, ma preciso: riorganizzare il disciolto partito fascista.
Lo spirito di quella norma ha vissuto per 76 anni, è stata assunta dalla Corte costituzionale, dalla Cassazione e dai tribunali italiani, che hanno via via emesso sentenze che, ad accezione di alcuni casi specifici, non hanno perseguito né il semplice elogio del regime e neanche le manifestazioni più esteriori di nostalgia. Ma quelle che, appunto, potevan portare, o portavano, alla ricostituzione di organizzazioni fasciste.
Una storia interessante perché racconta di un’altra Italia, un’Italia che pensava lungo. Nell’Assemblea Costituente, che iniziò a riunirsi quando il trauma del fascismo era ancora recentissimo, si accese un dibattito nel corso del quale fu decisivo l’intervento di Palmiro Togliatti, che convinse gli altri padri costituenti – personalità come Aldo Moro, Lelio Basso, Giuseppe Dossetti e leader come Alcide De Gasperi e Pietro Nenni – a non forzare la mano nei divieti.
In quella circostanza Togliatti chiese di "non formulare un articolo che possa fornire pretesto a misure antidemocratiche, prestandosi ad interpretazioni diverse". E si spiegò così: "Se in Italia nascesse domani un movimento nuovo, anarchico, lo si dovrebbe combattere sul terreno della competizione politica democratica, convincendo gli aderenti al movimento della falsità delle loro idee, ma non si potrà negargli il diritto di esistere e di svilupparsi, solo perché si rifiutano alcuni dei loro principî".
Con questa premessa propose di circoscrivere il divieto ad una fattispecie molto precisa. E infatti per la XII Disposizione transitoria e finale della Costituzione, "è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista", ma quello che "prese corpo in Italia dal 1919 fino al 25 luglio 1943".
La successiva legge Scelba, del 1952, istituì il reato di “apologia del fascismo”, ma con una attenzione a circoscrivere l’intervento della magistratura, tanto è vero che la Corte costituzionale, successivamente interpellata, segnalò che il reato non si configura allorquando l’apologia consista in una mera “difesa elogiativa” del regime e invece si persegue davanti ad una "esaltazione tale da potere condurre alla riorganizzazione del partito fascista", cioè in una "istigazione indiretta a commettere un fatto rivolto alla detta riorganizzazione e a tal fine idoneo ed efficiente". E quei principî hanno poi ispirato le sentenze su alcune manifestazioni, più o meno esteriori, operate da movimenti neofascisti.
La Costituzione ha dato la sua impronta alle leggi Scelba del 1952 e a quella Mancino del 1993 che puniscono con la reclusione fino a tre anni chiunque, in pubbliche riunioni, compia manifestazioni esteriori proprie di organizzazioni aventi tra i loro scopi quello di incitare all’odio, tenendo atteggiamenti riconducibili al partito fascista o nazista, compreso il “saluto romano”. Che però, durante un comizio pubblico non è da considerarsi reato se non è ritenuto in grado di determinare il pericolo di ricostituzione di organizzazioni fasciste. La Cassazione ha escluso il reato di apologia di fascismo quando il “saluto romano”, la chiamata del presidente e le croci celtiche, pur essendo certamente di carattere fascista, siano espresse esclusivamente come omaggio ai defunti commemorati, non avendo alcuna finalità di restaurazione fascista.
Distinzioni sottili ma significative nel ripudio dei reati di semplice opinione, che si devono, come effetto indiretto, a un personaggio come Palmiro Togliatti: lui che era appena tornato dall’esilio vissuto per lunga parte nella ferocissima Russia staliniana, in quel frangente ebbe un riflesso squisitamente liberale. Certo, il segretario del Pci pensava a mettere in sicurezza la libertà del suo partito, ma in quella e in altre scelte contenute nella Costituzione, dimostrò una lungimiranza che molti anni dopo avrebbe indotto Silvio Lanaro, uno dei più autorevoli storici del dopoguerra, non certo di cultura comunista, a definire De Gasperi e Togliatti personalità di “immenso carisma”.
martedì 16 gennaio 2024
SOSSIO GIAMETTA
Il grande Sossio è morto. Sossio Giametta (Frattamaggiore 1929-Bruxelles 2024), grande filosofo (non lo sa nessuno? Peggio per tutti!), grande traduttore di Nietzsche, grandissimo interprete di Nietzsche, enorme maestro mio. Sossio ha cambiato la mia vita non perché mi ha spiegato lo Zarathustra (chiarimento comunque utile per decifrare, forse evitare, Pietro Castellitto) ma perché mi ha completato e aggiornato l’insegnamento dell’Ecclesiaste. Oltre la vanità del tutto, concetto che può suonare troppo generico, la specifica, concreta, quotidiana vanità della politica. Della politica in senso stretto, della politica in senso lato, dunque dell’impegno sociale e finanche dell’impegno culturale: “Inutilmente l’uomo si oppone al Corso Storico, che è onnipotente”. Sossio Giametta è stato per me un vaccino contro la militanza e la tracotanza. Lo è stato e lo è, i suoi libri rimangono: ogni volta che l’attualità mi spingerà a parteggiare potrò riaprire “Caleidoscopio filosofico” e iniettarmi un richiamo.
lunedì 15 gennaio 2024
MIRACOLI
Oggi i fedeli implorano qualche santo o la Madonna quando chiedono un intervento miracoloso.
domenica 14 gennaio 2024
PIZZA DAY
Marino Niola per il Venerdì- la repubblica
Il 17 gennaio si celebra in tutto il mondo il World Pizza Day, la Giornata internazionale della pizza. E nello stesso giorno si festeggia Sant'Antonio Abate, antico patrono dei fornai. E adesso anche dei pizzaioli. […] questo simpaticissimo santo con la barba, […] secondo la leggenda popolare, ha rubato il fuoco ai diavoli e lo ha regalato agli umani […] grazie all'aiuto del suo maialino che lo segue dappertutto come un cane fedele. Per questo viene tradizionalmente festeggiato con l'accensione di grandi falò e con scorpacciate di maiale.
Quest'anno l'Associazione Verace Pizza Napoletana, presieduta da Antonio Pace, forte di migliaia di soci in tutti i continenti, ha deciso di solennizzare il legame tra il maiale, l'Abate e la pizza intitolandone una al veneratissimo protettore che molti pizzaioli portano tatuato sull'avambraccio. Gli ingredienti della Sant'Antonio richiameranno tutti gli attributi simbolici del patrono. Il rosso acceso del pomodoro, il gusto bruciante del peperoncino, la salsiccia o il salamino piccante che assicurano la presenza del maiale. E infine il Provolone del Monaco, celebre specialità della penisola sorrentina, per ricordare che Antonio è il primo monaco della storia, visto che è stato il fondatore del monachesimo cristiano. Una ricetta fusion che mette insieme sacro e profano e fa della Sant'Antonio una pizza sacrosanta.
MORIRE
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