domenica 9 giugno 2024

ROBERT CAPA

L'altro giorno, il 6 giugno, si è celebrato l'anniversario numero 80 dello storico Sbarco in Normandia. Però non ho sentito parlare di lui, di Endre Ernö Friedmann, noto con lo pseudonimo Robert Capa.
Robert era un fotografo ungherese, il più grande fotografo di guerra. Aveva già conosciuto l'orrore durante la guerra civile spagnola. Quando gli Alleati partirono dall'Inghilterra in quella folle notte navigando in direzione della costa francese, Robert era con loro, con in mano la macchina fotografica. Sulla costa della Normandia, sotto il fuoco dei tedeschi, scattò un centinaio di immagini, di cui si sono salvate solo 11, un po' sfocate perché riprese nella concitazione terrificante della lotta fra la vita e la morte. Eppure restituiscono la sensazione agghiacciante di cosa fu quella corsa verso la conquista di un lembo di spiaggia, facce stravolte, uomini che affiorano dall'acqua e corrono curvi verso la salvezza o la morte. Foto che dicono più di molte parole, tanto che quegli scatti sono stati definiti "i magnifici 11".
Robert Capa arrivò fino a Parigi, dove immortalò la festa della liberazione.
In seguito, ottenne la nazionalità americana. E il direttore della rivista Life, Ray Mackland, gli affidò l'incarico di recarsi in Indocina, dov'era scoppiata la guerra tra la Francia e il Viet Minh, un gruppo che combatteva contro l'occupazione coloniale francese. E lì, nel Laos, Robert inciampò su una mina antiuomo e perse la vita a 41 anni. Era il 1954.
Robert Capa odiava la guerra, come tutti noi che nel nostro mestiere abbiamo avuto occasione di vedere da vicino cos'è la guerra. Odiava la guerra e la stupidità degli uomini che fanno del male ad altri esseri umani. E odiava i chiacchieroni, quelli che pensano di risolvere le cose della vita con le loro parole, e invece usano la lingua solo per i propri interessi.

Robert Capa scrisse: "La stupidità è il motore del mondo. I politici, gli uomini di marketing, i religiosi, i personaggi dello spettacolo, campano tutti, chi più chi meno, sulla stupidità umana." 

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