Quando Cesare invase e assoggettò la Gallia disponeva di 6 legioni e alcune migliaia di truppe dette ‘ausiliarie’. Circa 45 mila uomini. Tutti soldati professionali, comandati da un corpo ufficiali e, soprattutto, da sotto ufficiali (centurioni) di enorme esperienza, capacità di comando, senso della disciplina al limite del fanatismo. Una macchina da guerra straordinaria, che si muoveva su di un territorio vastissimo e sconosciuto con facilità di orientamento, ottima capacità di trovare rifornimenti alimentari, perfetta strategia di movimento per non farsi mai sorprendere impreparata dal nemico. L’intera popolazione dei Galli era stimata intorno ai 5/6 milioni di abitanti. Millecinquecento Galli (ma fra essi donne, vecchi, e bambini) ogni soldato romano. Per conquistare la Gallia Cesare ci mise 10 anni, ma in diverse occasioni fu vicino a un rovescio irreparabile; la resistenza fu durissima, eroica, epica.
Questo non è un vero blog, è una raccolta casuale di scritti, alcuni anche miei, che ritengo valga la pena di leggere. Andromeda fa riferimento a due categorie fondamentali, il mito e la cosmologia. Nella mitologia, Andromeda era una giovane sacrificata dal padre Cefeo e dalla madre Cassiopea per placare un mostro marino. La Galassia che porta il suo nome è destinata a fondersi in una spaventosa collisione con le Galassie vicine, fra cui la nostra Via Lattea.
sabato 30 settembre 2023
COME SI DISSOLVE UN IMPERO
Quando la confederazione delle tribù germaniche situate lungo il Reno inferiore, che presero il nome di Franchi, nome significativo, giacché vuol dire ‘gente libera’, passarono sulla sponda sinistra del Reno per stabilirsi definitivamente in Gallia, lo fecero in blocco ossia portandosi dietro donne, vecchi e bambini. Complessivamente si trattava di circa 6/700 mila persone, la cui forza combattente non poteva superare i 50/60 mila guerrieri. Si trattava di uomini abili a combattere individualmente, ma sostanzialmente disorganizzati, indisciplinati e divisi fra loro da rivalità di clan, di tribù, di capi; abituati a risolvere i reciproci conflitti con duelli o con l’assassinio a freddo.
In Gallia i loro spostamenti erano condizionati pesantemente dal dover proteggere e rifornire di cibo l’enorme massa dei non combattenti. Ebbene se Cesare ci mise dieci anni a conquistare la Gallia, loro in un’estate presero tutta la parte nord fino alla Senna e nei due anni successivi il resto, fatto salvo il regno Burgundo, situato lungo il Rodano e da qualche anno lì insediato in quanto i Burgundi, fattisi cristiani romani e alleati dell’impero romano, furono fatti entrare come alleati e in quell’area sistemati.
Come è possibile che un numero così piccolo di combattenti possa avere soggiogato i 7/8 milioni di abitanti della Gallia, divenuti ottimi romani, capaci di una tecnologia superiore e soprattutto protetti da città fatte di pietra e cinte da possenti mura e non più costituite da un insieme di capanne di legno, protette da una staccionata di pali, come ai tempi di Cesare? Perché loro, come tutto il resto dei sudditi romani ovunque, erano completamente disarmati, totalmente estranei a qualsiasi idea di autodifesa e impediti dalle leggi imperiali anche a prendere in considerazione l’idea di avere in casa una spada e costituire una milizia cittadina. Erano capponi di allevamento, esattamente come oggi i sudditi dell’Unione europea.
L’esercito imperiale romano, nel V secolo in Gallia, era un esercito di carta velina. Poche migliaia di soldati, che facevano, allora come oggi, il soldato per sbarcare il lunario e si trovavano in compagnia di commilitoni in gran parte di origine germanica, esattamente come oggi in Inghilterra e in Francia, dove, oltre all’aspetto grottesco di avere nei ranghi donne da combattimento, vi è un numero non indifferente di musulmani ossia di potenziali invasori da respingere.
Ma la stessa cosa in Cina all’epoca in cui Gengis Khan passò la grande muraglia e dilagò nell’impero celeste. Battuti gli eserciti imperiali cinesi, gonfi di soldati, ma imbelli e tentennanti, dilagarono per l’immenso impero senza trovare resistenza alcuna. Milioni e milioni di cinesi, totalmente disarmati, totalmente in balìa di qualche centinaia di migliaia di cavalieri mongoli.
La logica imperiale è quella del disarmo totale dei propri sudditi che vede come possibili nemici, o, più in generale, come proprio gregge da mungere senza che possa fare resistenza alcuna, e non come la fonte della propria legittimità al comando. Disarmo materiale con leggi che puniscono con la morte chi ha un’arma, disarmo morale delle menti dei sudditi con l’idea che debba essere un altro, sempre un altro, a proteggere la sua vita, perché si è finalmente entrati nel regno della ‘civiltà’.
Ovvio che una cosa così non sarebbe stata possibile in Atene, quando ogni cittadino era tenuto per legge ad avere in casa, se appena benestante, scudo elmo lancia e spada, allo stesso modo che oggi ogni cittadino Svizzero. Ma anche per tutta la repubblica romana, quando ogni romano ben nato era protetto da una propria guardia del corpo, ogni villa da schiavi armati fino ai denti, e ogni città alleata ed entrata a far parte del sistema di dominio romano comunque capace di provvedere da sé alla propria autodifesa. La prova di ciò? Basta la semplice cronaca storica. Come fu possibile la guerra detta sociale, ossia la sollevazione di gran parte delle città italiche soggette a Roma nel secondo secolo A.C., se non fossero state armate e difese da una milizia cittadina?
Come è noto, al tempo in cui Silla battè Mario e instaurò la sua dittatura, un numero non indifferente di città, specie dell’Etruria, rimasero mariane e nemiche di Silla, che pensò di domarle una ad una manu militari. Il caso più eclatante fu quello di Volterra, che diede rifugio ad un numero consistente di partigiani mariani. Silla diresse di persona l’assedio che durò ben due anni. Due anni, per una città situata in cima ad un’aspra collina, voleva dire che le sue milizie erano in grado, non solo di resistere, ma di forzare il blocco e far entrare cibo con cui rifornire gli assediati in armi. Quando qualche secolo dopo i Longobardi se la sgropparono per l’Italia del nord e del centro non trovarono resistenza alcuna. Milano che aveva una popolazione più o meno della stessa entità numerica dell’intero popolo longobardo aprì le porte e il culo, e Volterra, già Volterra, chi sa quante ore resistette all’assedio della cavalleria longobarda?
E’ dall’epoca di Augusto che sappiamo che nessuna città italica fu in grado di difendere se stessa, in quanto armata e dotata di una propria milizia. Non abbiamo notizie di città ribelli, di sollevazioni. Magari qualche protesta, duramente stroncata a mo’ di esempio perché la cosa non si ripetesse, ma mai più sollevazioni armate. Non potevano, le città erano disarmate, private della loro milizia cittadina e protette dall’esercito imperiale. Quando l’esercito imperiale divenne una barzelletta, le città, peraltro impoverite e intristite, non furono nemmeno in grado di resistere a quattro beduini del nord. Come oggi Londra, Parigi, Marsiglia, Milano, incapaci di resistere agli incursori musulmani sia dal punto di vista pratico/organizzativo, ma più ancora su quello mentale e morale. In Svizzera, dove la gente non vuole minareti e altre cagate del genere avendo votato per referendum in merito, non si è mai verificato un episodio di guerra guidato da incursori musulmani e nemmeno mai un assalto ad una casa di Svizzeri. Lì ogni maschio adulto e valido ha nell’armadio un fucile da guerra pronto.
Non meno significativa la vicenda americana. Non il diritto, bensì il dovere di portare (carry è il termine esatto che si legge nella Costituzione) armi, è lì motivato politicamente e moralmente dall’assunto che solo la popolazione in armi potrebbe, in caso di necessità, impedire a militari, politici e altri farabutti di professione, di imporre un regime tirannico. Oggi che gli Stati Uniti si sono trasformati in un impero, nemmeno lontanamente viene presa in considerazione, dal sistema di disinformazione di massa, l’ipotesi che il regime politico potrebbe trasformarsi in una tirannia, ma il dovere costituzionale a vigilare armati è sistematicamente trasformato, dai sistemi di condizionamento ideologico di massa, in un diritto eccentrico, retaggio del passato avventuroso e selvaggio della conquista del west, da eliminare quanto prima in nome del vivere civile e democratico. Ovviamente non si dice che il dovere del cittadino a vegliare in armi fu voluto dai civilissimi e coltissimi autori della Costituzione, per lo più ricchi proprietari terrieri da secoli nelle colonie britanniche della Virginia, del Maryland o del Massachusetts, quando si riteneva che gli Stati Uniti non dovevano allontanarsi dalle coste dell’Atlantico e il Middle West, ossia la Louisiana, apparteneva alla Francia e il Far West alla Spagna. Ma la logica degli imperi è la stessa in ogni luogo e in ogni tempo.
L’Europa Occidentale oggi non è un impero, ma un sub impero che aspira a farsi impero, pur essendo già come sub impero in una fase di sfacelo. Il suo tracollo è imminente, ma avverrà non per collasso, per bensì per corrosione a ruggine. In pratica uno stato di caos generalizzato con alzate di testa qui e là. Sarà qualcosa di molto simile al dissolversi della bolscevica repubblica jugoslava, con aree musulmane che rivendicheranno l’appartenenza alla terra di Dar el Salaam e che faranno fuoco sui bianchi ancora non convinti della bontà della ricetta del Profeta o non così depallati da considerarsi dhymmi e contenti.
Ora è del tutto folle immaginare che i governi imperiali europei possano pensare che la ricetta svizzera sia vincente, anche perché, come l’antica burocrazia imperiale romana, pensano che i barbari si possano prendere per il culo all’infinito e dunque il loro impero non corra alcun pericolo esterno, mentre dei sudditi armati possano gravemente nuocere allo loro salute. Così, se dal punto di vista pratico, il suddito imperiale europeo sarà esattamente nelle condizioni dei poveri Galli all’arrivo dei Germani, ossia completamente disarmati e abbandonati, oggi è possibile invece non esserlo sul piano mentale e morale. Basta approfondire la storia del tardo impero romano.
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