sabato 7 ottobre 2017

Calasso e la modernità

Stenio Solinas per il Giornale

La vera novità del turismo del nuovo millennio, scrive Roberto Calasso in L' innominabile attuale (Adelphi, 189 pagine, 20 euro), è il volunteer travel, il turismo a fin di bene. Appartiene a quella categoria definibile come «bigotteria planetaria», propria di un mondo secolare che «ignora la grazia, ma continua a sentire un acuto bisogno di salvarsi».

Il suo paradosso consiste in un turismo che si vergogna d' esser tale e si camuffa in qualcosa di altro, più significativo, in quanto dotato di una mission, estraneo al puro svago, a quella che in altre epoche si sarebbe chiamata «un'ombra fuggitiva di piacere». È, se si vuole, il portato finale del secolarismo umanista dove la fedeltà nel trascendente è stata sostituita con la fede nell' umanità, qualsiasi cosa questa parola voglia significare. Suoi corollari sono l' informazione al posto della conoscenza, la cosiddetta «disponibilità informatica» grazie alla quale «la mitomania è entrata a far parte del buon senso», la tecnologia che si sostituisce alla coscienza.

All' indomani della Seconda guerra mondiale, Auden scrisse un poemetto intitolato L' età dell' ansia, ma, nota Calasso, al giorno d' oggi non è l' ansia a prevalere, ma l' inconsistenza, «un' inconsistenza assassina» propria di un nuovo millennio «informale, grezzo e sempre più potente».
calassoCALASSO

Non trova altro termine per definirla che quello scelto come titolo del libro, «l' innominabile attuale», appunto, e per certi versi è il residuo passivo e/o la sistematizzazione di quanto fra il 1933 e il 1945 avvenne nel mondo, ovvero «un tentativo di autoannientamento parzialmente riuscito».

La seconda parte del libro racconta proprio questo, un regesto intellettuale affidato alla parola scritta di Roth e di Mann, di Céline e di Brasillach, di Benjamin e di Koestler, di Jünger e di Gide e dal quale emana «un' aria di famiglia, qualcosa di ipnotico.  Fu il picco del bianco e nero, nel cinema e nella vita».

Nel corso del Novecento, osserva ancora Calasso, «si è cristallizzato un processo di enorme portata, che ha investito tutto ciò che passa sotto il nome di religioso. È come se l' immaginazione si fosse amputata dopo millenni della sua capacità di guardare oltre la società alla ricerca di qualcosa che dia significato a ciò che accade all' interno della società.

calasso coverCALASSO COVER
Passo audacissimo, che implica un formidabile alleggerimento psichico. Produrre o comunque favorire - quell' alleggerimento è una caratteristica decisiva della democrazia», anche se quest' ultima non è «un pensiero specifico, ma un insieme di procedure». Ciò che Calasso non coglie è che quella cristallizzazione è invece proprio un portato delle idee democratiche, nel passaggio dalla società classica, astorica, a quella moderna, tecnologico-industriale. È l' Illuminismo, nella sua duplice filiazione dell' individualismo liberale e del marxismo, a fare da battistrada a un senso della storia come fine ultimo, in cui l' uomo è un soggetto subordinato; alla ragione come bussola dell' agire; all' economia come valore; all' accettazione delle leggi del divenire come dato di fatto; a una concezione materialistica della vita come etica comportamentale.

calassoCALASSO
L' ingresso delle masse, la loro irreggimentazione e modernizzazione, fa il resto e lo fa in una società dove essendo venuti meno i corpi intermedi da un lato, la loro funzione di ammortizzatore del potere assoluto dall' altro, si rende necessaria una nuova articolazione in cui l' atomizzazione provocata dalla dissoluzione delle antiche regole venga ricomposta in un nuovo insieme.

Stranamente Calasso fa delle società organiche un frutto delle società secolari, «l' aspirazione ricorrente di tutte le società che sviluppano il culto di se stesse. In questo Marx e Rousseau, ma anche Hitler e Lenin hanno trovato una fugace concordia». In quest' ottica, ha ragione nel sostenere che «la deprecata atomizzazione della società può essere anche una forma di autodifesa da mali più gravi. In una società atomizzata ci si può mimetizzare più facilmente. Non si aspetta che la polizia segreta suoni alla porta alle quattro del mattino».

Pur consapevole di «un ovvio arbitrio», fa di Sparta il prototipo di ogni organicismo, mentre più semplicemente ne è la sua assoluta militarizzazione, realtà che manca all' Atene di Pericle, alla Roma repubblicana come a quella imperiale, al feudalesimo come alle monarchie per diritto divino, tutti esempi, anche loro, di società organiche. In realtà, le società secolari tendono a scimmiottare quelle organiche nel momento in cui, avendole soppiantate, si rendono conto che l' assenza di sacralità non è compensata dalla presenza della modernità e che alle masse va trovato un utilizzo e un ruolo sociale.

Ne sono insomma l' antitesi, se si vuole la degenerazione: vengono dopo, non prima.
Consiste anche in questo lo scontro che nella prima metà del Novecento giungerà al «tentativo di autoannientamento» citato da Calasso, perché c' è un' anti-modernità, o un modernismo reazionario, che più o meno confusamente si rende conto che la strada imboccata, la fiducia incondizionata nella tecnica, la liberazione da ogni legame sacrale, il venir meno del Politico rispetto all' economia, il regno della quantità rispetto alla qualità avrà come risultato qualcosa di simile a quell'«innominabile attutale», informale, grezzo, potente quanto inconsistente in cui oggi siamo immersi e da cui ormai non sappiamo più come uscire.

calassoCALASSO
Quando Simone Weil, nel 1941 scrive che «oggi solo l' adesione senza riserve a un sistema totalitario bruno, rosso o altro, riesce a dare, per così dire, una solida illusione di unità interiore» e perciò «costituisce una tentazione così forte per tante anime smarrite», è proprio di questo che sta parlando. E si capisce allora perché a petto di quell' album di famiglia dell' età moderna prima ricordato, il fascismo apparisse come un monstrum, ovvero un qualcosa di radicalmente diverso.

HITLERHITLER
Un movimento che rifiutava il tradizionalismo della destra classica, l' idea cioè di una restaurazione del mondo pre-Rivoluzione francese, con i suoi dogmi, la sua cultura, la sua fiducia assoluta in valori provenienti da un' entità superiore, trascendente. Allo stesso modo, però, un movimento che si schierava contro l' Illuminismo che da quella rivoluzione era uscito vincente, ovvero contro l' idea del Progresso come motore immobile del mondo; la concezione lineare della storia che conduce verso un fine ultimo e conclamato; l' essere umano inteso come un semplice scherzo della natura. Ne rifiutava altresì la variante liberal-democratica, quella che affidava all' economia di mercato da un lato, alla rappresentazione politica indifferenziata dall' altro, il compito di fissare le regole della partita della vita, individuale e collettiva di un popolo.
ROBERTO CALASSOROBERTO CALASSO 

A tutto ciò opponeva una visione interventista dell' esistenza, lo spiritualismo di chi non riduce la propria presenza sulla terra al soddisfacimento dei propri bisogni, ma si carica di un' etica, di un sacrificio, il rifiuto del sistema democratico-rappresentativo, considerato non idoneo a rispondere ai bisogni e alle necessità delle masse entrate in scena con il suffragio universale. Se sono queste le radici del fascismo, se ne comprende meglio essenza e originalità in quanto fenomeno storico del XX secolo, il che non vuol dire accettarne o condividerne le idee.

karl marxKARL MARX
Gli storici delle crociate riconoscono la validità dell' Islam, ma non per questo diventano maomettani Secondo Calasso, «il pensiero secolare è ciò che rimane dopo un processo di svuotamento progressivo operato da un certo numero di millenni. Animali, dèi -come plurale o come singolare- demoni, angeli, santi, anime, spiriti e alla fine anche principi e volontà sono stati gradualmente evacuati. E sono divenuti materiali per ricerche. Tutti presenti, ma nei libri.

Nel frattempo il pensiero quotidiano faceva sempre più volentieri a meno dei libri stessi». Il risultato è che la voce che si fa più notare nell' Homo saecularis è quella «progressista e umanitaria. Applica precetti di eredità cristiana, ammorbiditi e edulcorati. Soluzione tiepida e pavida, si combina, in senso inverso, con il movimento in corso nella Chiesa stessa, che cerca sempre più di assimilarsi a un ente assistenziale. Il risultato è che i secolaristi parlano con una compunzione da ecclesiastici e gli ecclesiastici ambiscono a farsi passare da professori di sociologia».

CALASSOCALASSO
L' analisi è precisa, ma vale la pena di sottolineare come in quel processo di svuotamento la modernità, nella sua accezione più vasta, tecnico-industriale, laico-progressista, sia responsabile di una accelerazione e di una trasformazione mai vista prima di allora e che nel passaggio dal dadaismo al dataismo, per usare una felice formula calassiana, dalla sconnessione universale alla connessione coatta, ha avuto un ultimo e potente soprassalto. L' innominabile attuale è anche questo, una modernità autistica.

Dan Brown: Origin

Massimiliano Parente per il Giornale

MASSIMILIANO PARENTEMASSIMILIANO PARENTE
Davvero esiste ancora una divisione tra letteratura alta, media, e bassa? In teoria sì, e per i critici anche. Per esempio Donna Tart è letteratura alta, ma se confrontate la sua scrittura con quella di Stephen King, che farebbe narrativa di genere, non è che ci sia tutta questa differenza, e se c’è non va favore di Donna Tart. Stephen King, anzi, scrive meglio di Mo Yan o del tanto venerato José Saramago e anche di Kazuo Ishiguro, che hanno preso pure il Nobel.

Per quanto ormai il Nobel lo si sia dato anche a Dario Fo e Bob Dylan, a questo punto potrebbe prenderlo chiunque, anche Christopher Nolan (intanto quello per la fisica l’ha preso il suo consulente, il fisico teorico Kip Thorne, per aver scoperto le onde gravitazionali, ma forse anche per aver contribuito alla sceneggiatura di Interstellar, dove entri dentro un buco nero, non vieni disintegrato, e rispunti nel passato dentro la stanza di tua figlia grazie alla forza dell’amore, e nessuno che abbia detto: ma che cavolo di consulenza hai fatto, Thorne?).

massimiliano parenteMASSIMILIANO PARENTE
Altra questione, che riguarda invece gli scrittori: si disinteressano della scienza. Tranne gli scrittori di fantascienza, relegati quasi sempre a essere di serie b (ne sapeva qualcosa Kurt Vonnegut, sdoganato in extremis e per un soffio).

Ha rischiato di finire nel genere anche Michel Houllebecq, e non c’è finito perché era francese (un francese non può essere di genere) e Le particelle elementari fu presentato subito come un libro intellettuale, sebbene la lingua usata fosse peggiore di un Harmony (nessuno, però, ci fece tanto caso). Si sono salvati Don DeLillo (La stella di Ratner), e David Foster Wallace (sebbene Infinite Jest sia di fatto un romanzo di fantascienza) perché hanno scritto prima altro, per fugare ogni dubbio.

Insomma, nessun critico letterario serio recensirebbe mai Dan Brown: letteratura di genere, mainstream, low-brow. Eppure se l’ultimo romanzo di Dan Brown, intitolato Origin (Mondadori), l’avesse scritto Franzen, o Safran Foer, o Philip Roth, sarebbe stato acclamato come un capolavoro. Origin, proprio come viene chiamato, abbreviandolo, il libro che ha cambiato la storia dell’umanità: L’origine delle specie di Charles Darwin.
ORIGIN - DAN BROWNORIGIN - DAN BROWN 

Sorvolo sugli intrighi e dettagli thriller della trama di Brown, che è avvincente e ti incolla dalla prima all’ultima pagina senza mai un punto morto (la trama, snobbata dai critici letterari di sempre perché per loro conta «la lingua», specialmente per quelli italiani, amici della domenica e di ogni altro giorno, i quali ti rifilano delle minestre riscaldate narrative dalla lingua «letteraria» che non sanno dove andare a parare e raccontano storie rispetto alle quali Moravia sembra un’avanguardia a venire).

Il punto è che Dan Brown ha scritto uno dei pochi romanzi definitivi sulle domande ultime di ogni essere umano: da dove veniamo? Dove andiamo? Con un assunto di fondo: la scienza ci ha detto la verità e è il futuro, le religioni sono superstizioni superate.

Pochi scrittori hanno il coraggio di affermarlo così, papale papale (così papale che nel libro ci sono anche due papi, uno è Bergoglio, l’altro è il papa della Chiesa Palmariana). Neppure il palentologo Stephen J. Gould ebbe la forza di andare a fondo, e si separò dalla battaglia di Richard Dawkins per quieto vivere, con l’idea pacificatoria «dei due magisteri» (la scienza si occupa della realtà, la religione dello «spirito», cioè di boh).


DAN BROWNDAN BROWN 
Tra opere d’arte moderna e computer quantistici (arrivando a una profezia antireligiosa di William Blake!), Dan Brown si inventa il miliardario futurologo Edmond Kirsch (una specie di Elon Musk), che sta per rivelare al mondo una scoperta in grado di mettere fuori gioco le religioni una volta per tutte. Uno dirà: ma la scienza non le ha già messe fuori gioco? Non bastavano Darwin, i fossili, il DNA, la biologia molecolare, l’astrofisica?

Sì, ma i creazionisti si attaccano alla formazione della prima molecola viva, un’inezia, ma a loro tanto basta. Durante l’annuncio, al museo Guggenheim di Bilbao, Kirsch viene però assassinato, e da lì ha inizio una rocambolesca avventura del solito professore di simbologia Robert Langdon per riuscire a mandare in mondovisione la scoperta di Kirsch (aiutato da un’intelligenza artificiale che si chiama Winston, in onore a Winston Churchill).

CASA DI DAN BROWNCASA DI DAN BROWN 
Lo strepitoso plot (che ha molti aspetti cyperpunk) si sarebbe affosciato se alla fine la scoperta di Kirsch fosse stata una stupidaggine, come ho temuto per tutta la lettura, e non posso parlarne perché sarebbe uno spoiler imperdonabile, ma vi dico solo questo: è una figata.

Dan Brown si è documentato molto e bene, ha studiato la teoria dell’evoluzione, la fisica, la biologia, la meccanica quantistica, i più avanzati progetti di tecnologia, rispolverando perfino il leggendario esperimento degli anni Cinquanta di Stanley Miller e Harold Urey per ricreare la vita in laboratorio, fino a arrivare a una fantastica (e scientifica) spiegazione dell’inizio della vita sulla Terra, e anche prevedendo il futuro in modo perfino plausibile.

DAN BROWNDAN BROWN
Per farlo ha preso in prestito le teorie sull’entropia del giovane fisico Jeremy England), riuscendole a «provare» grazie a una trovata ardita e non così irrealistica. Insomma, cari scrittori impegnati, cari critici sofisticati, vedete cosa succede a ignorare la scienza, a non studiarla, a non rifletterci, a restare chiusi nel vostro recinto umanistico? Arriva un Dan Brown, e oltre alle religioni, spazza via pure voi.

giovedì 28 settembre 2017

Essere sereni

Marta Albé per https://www.greenme.it

Il concetto di non attaccamento è al centro della pratica dello Yoga, del Buddismo e di altre filosofie orientali. Si tratta di considerare se stessi nello stesso tempo come attori e come spettatori di ciò che facciamo.

i beatles a lezione di meditazione trasendentaleI BEATLES A LEZIONE DI MEDITAZIONE TRASENDENTALE
Il non attaccamento in questo modo ci permette di non vantarci per una buona azione compiuta e anche di non aspettarci nulla in cambio per aver agito in modo positivo. In questo modo il non attaccamento si collega al concetto di karma, cioè alle azioni e reazioni accumulate nel corso della nostra vita e delle vite precedenti per via dei nostri comportamenti e dei nostri pensieri sia positivi che negativi.

Chi impara davvero a praticare il non attaccamento, secondo lo Yoga, il Buddismo e altre filosofie orientali, non accumulerà karma e otterrà la liberazione dal ciclo delle rinascite. Non tutti nel mondo credono che il karma e la reincarnazione esistano, ma in ogni caso praticare il non attaccamento nella vita quotidiana ci può aiutare a sentirci meglio.
meditazione in aeroportoMEDITAZIONE IN AEROPORTO

Attenzione: praticare il non attaccamento non significa estraniarsi dalla realtà oppure vivere in modo egoistico e distaccato dagli altri. Anzi, il non attaccamento dovrebbe trasformarci in persone in grado di compiere azioni positive completamente disinteressate nella vita quotidiana. Si tratta dunque di un elemento fondamentale del servizio agli altri e al mondo che ci circonda.

Secondo le parole del Buddha, l'attaccamento è la causa principale della sofferenza. Il non attaccamento è una delle sfide più difficili della vita. Buddha ha insegnato che le catene, d'oro o di ferro, sono pur sempre catene. Spezzare queste catene significa essere liberi e aver praticato fino in fondo il non attaccamento. Infatti:

meditazione al rainbowMEDITAZIONE AL RAINBOW
"Dall'attaccamento sorge il dolore, dal dolore sorge la paura. Per colui che è totalmente libero, non c'è attaccamento, non c'è dolore, non c'è paura".

Forse ci troviamo in una situazione concreta ben precisa. Abbiamo paura di perdere una persona cara a causa di circostanze che presto ci allontaneranno fisicamente gli uni dagli altri. A volte tendiamo a pensare che le persone siano una nostra proprietà e che per questo motivo debbano sempre starci vivine.

Ma non è così. Tutto è temporaneo in questo mondo, anche la vicinanza delle persone che amiamo. Questa è forse una delle occasioni più difficili per praticare il non attaccamento. Se vogliamo davvero il bene di questa persona, dovremmo lasciarla libera di andare per la propria strada. Dovremmo essere felici per lei e non soffrire, non avere paura e non sentirci in ansia per questo cambiamento.
meditazione e bondage aiutano a togliere lo stressMEDITAZIONE E BONDAGE AIUTANO A TOGLIERE LO STRESS

Questo esempio, forse un po' estremo, dovrebbe avervi permesso di comprendere il significato profondo del non attaccamento che, come vedete, non ha nulla a che vedere con l'egoismo, mentre ha molto a che fare con l'altruismo.

Ecco ora tre consigli utili che vi aiuteranno a praticare il non attaccamento nella vostra vita quotidiana o almeno a considerare azioni ed eventi da un'angolazione nuova.

1) SIAMO GLI UNICI VERI RESPONSABILI DELLE NOSTRE AZIONI
Siamo noi gli unici veri responsabili delle nostre azioni e di ciò che ne segue. Le conseguenze delle nostre azioni, negative o positive, emergeranno con effetti sia su noi stessi che sugli altri. Ricordiamo l'importanza della terza legge di Newton e proviamo ad applicarla alla vita quotidiana: "Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria".
MEDITAZIONEMEDITAZIONE

Non possiamo fuggire dalle conseguenze delle nostre azioni. Prima di ferire o ostacolare un'altra persona pensiamoci due volte. Impariamo l'empatia e il comportamento altruista, ma nello stesso tempo rimaniamo pronti a difenderci dagli avversari. Aiutiamo gli altri, ma non gli opportunisti.

2) LA NOSTRA FELICITÀ NON DIPENDE DAGLI ALTRI
Si tratta di uno dei punti più importanti per praticare il non attaccamento e per sentirci più sereni. La nostra felicità non dipende dagli altri, non è cioè legata alla presenza o all'assenza di determinate persone nella nostra vita, alle loro parole o alle loro azioni. Dentro di noi infatti esiste un punto dove possiamo riconoscere una felicità che è sempre presente e che non può finire mai.

È quel punto su cui ci concentriamo o in cui ci ritroviamo quando meditiamo e quando finalmente riusciamo a goderci un momento di pace e di serenità. Poi le preoccupazioni della vita quotidiana con tutte le faccende da sbrigare ricominceranno. Ma noi sappiamo che quando lo vorremo potremo ritornare proprio in quel punto nascosto dentro di noi dove la felicità esiste e non dipende da niente a da nessuno.
BUDDHABUDDHA

3) DOBBIAMO ACCETTARE LA REALTÀ E SENTIRCI LIBERI
Alcune persone non accettano la realtà, si nascondono di fronte alla sofferenza perché non ne capiscono il senso. In questo caso si tratta di distacco, non di "non attaccamento". Praticare il non attaccamento non significa vivere distaccati dalla realtà, in un mondo parallelo, e non accettarla. La nostra realtà infatti è proprio nell'oggi e nella vita quotidiana, nel preciso momento in cui stiamo vivendo.

MEDITAZIONEMEDITAZIONE
La realtà non è illusione, è concretezza. Dobbiamo imparare ad accettare la sofferenza perché, così come la felicità, fa parte della vita. Così come il giorno non esiste senza la notte e la luce non ha senso senza il buio, non ci può essere bene senza male (ricordate come si uniscono il bianco e il nero nel simbolo del Tao?). Una volta compreso questo aspetto, ci sentiremo liberi interiormente e potremo aiutare gli altri a ritrovare la loro libertà.

Il non attaccamento, in conclusione, non è distacco, non è egoismo e non è nemmeno una fuga dalla realtà. Il non attaccamento è amore e libertà, abbandono del desiderio di possesso rivolto verso le cose o le persone e capacità di agire nel mondo in modo disinteressato, senza vanto e senza aspettarsi qualcosa in cambio.

domenica 24 settembre 2017

Angela Merkel

Barbara Costa 

Culona inchiavabile Berlusconi nega di averlo mai detto, e al culone di Angela Merkel ci ha pensato il Sun, sbattendo in prima pagina le giunoniche, cadenti e cellulitiche chiappe della cancelliera in vacanza, mentre si cambiava goffamente il costume. A Ischia le paparazzano le cosce nude che debordano dal costume intero nero, ed è dovuto intervenire il sindaco affinché i fotografi la finissero di immortalare tanto splendore (sui social, i più maligni le suggeriscono di andare a bagnarsi nel mare di Bering, dove può confondersi senza difficoltà con i trichechi).
Per il suo 60esimo compleanno, Berlino la omaggia con una statua in cui le sue forme sono rivestite da uno dei tanti tailleur dai colori accesi, con giacca che termina sgraziatamente sui fianchi, sottolineandone la pesantezza fisica.

angela merkel primo maritoANGELA MERKEL PRIMO MARITO
Se si provasse a far notare alla Merkel la sua assoluta mancanza di grazia femminile, probabilmente ti risponderebbe che non gliene importa nulla, perché lei è una donna impegnata e non ha tempo da perdere in frivolezze: deve lavorare. Dura, diffidente, altezzosa, Angela Merkel è il desiderio esaudito di ogni femminista: una donna arrivata ad incarnare e sostituire il potere maschile.

Il sedere di Angela Merkel è nato a Amburgo, nella Germania Ovest, ma è vissuto 36 anni nella Germania Est. Sotto regime comunista, vive nel privilegio perché papà Horst conosce chi conta: la famiglia ha due automobili (un vero lusso in un paese dell’impero sovietico) e – chissà perché – può spostarsi senza problemi al di là del muro.
angela merkel mangiaANGELA MERKEL MANGIA

Angela è membro attivo delle organizzazioni comuniste solo perché (è lei a dirlo) era questa l’unica strada per ingraziarsi il potere e fare carriera, lei diventa ricercatrice scientifica laureandosi in fisica e ottenendo un dottorato in chimica quantistica a tempo record.

Prima della laurea si sposa con un compagno di studi, Ulrich Merkel, ma non è un grande amore (“mi sono sposata perché si sposavano tutti”), il matrimonio dura 4 anni, lei se ne va di casa portandosi via lavatrice e cognome (Merkel fa più tedesco del polacco Kazmierczak, naturalizzato Kasner), ma indovinate che fa?
angela merkel lato bANGELA MERKEL LATO B

Va ad occupare una casa, anzi due. Lei nel tempo si è difesa dicendo che non è vero che ha abitato abusivamente prima in un appartamento, poi in un altro, si è solo “dimenticata” di comunicare al comune di Berlino Est i suoi cambi di indirizzo, dimenticanze durate anni, fino alla convivenza con un altro uomo, ma che volete, avere la testa tra le nuvole può succedere a tutti, anche occupare due case a nostra insaputa, succede, è successo anche ad altri politici, e poi Angela negli anni ‘80 aveva altro da fare: faceva la cameriera in una discoteca dove poteva mangiare gratis, seguiva la sua squadra del cuore, l’Energie Cottbus, in casa e in trasferta, passeggiava nuda in spiaggia con le amiche (anche se molto probabilmente le foto di lei nuda che girano sul web sono false).

angela merkel joachim sauerANGELA MERKEL JOACHIM SAUER
La politica era talmente lontana dai suoi interessi che il 9 novembre 1989, il giorno della caduta del muro, lei non è con quelli dell’Est a riabbracciare i fratelli dell’Ovest, no, Angela che fa? Porta il culone in sauna, poi a fare commissioni.

angela merkel helmut kohlANGELA MERKEL HELMUT KOHL
Solo a fine giornata, quando tutto il mondo sa da ore che qualcosa è cambiato per sempre, e Willy Brandt piange di sacrosanta commozione in strada e Gorbaciov al Cremlino ride e mica ci pensa che pure la sua fine è vicina, finalmente la sera Angela chiama la madre e le dice che è ora che vanno a mangiare le ostriche come promessosi tempo fa.

Eppure la caduta del muro alla Merkel qualcosa smuove perché è proprio nel 1989 che si affaccia per la prima volta in politica: è eletta deputata già nel 1990, alle prime elezioni della Germania unita. Helmut Kohl stravede per lei e la nomina subito ministro della Gioventù, poi dell’Ambiente.
angela merkel giovaneANGELA MERKEL GIOVANE
Ma quando Kohl è nel fango per le tangenti, Angela lo attacca e lo scarica pubblicamente, poco dopo si prende il partito, copia parte di un discorso di Reagan per uno suo e, alla sua prima campagna elettorale per il cancellierato, dimostra tutta la sua ignoranza in economia non sapendo nemmeno la differenza tra reddito lordo e reddito netto in un confronto tv. È cancelliere dal 2005, e non ce ne libereremo per altri 4 anni.
angela merkel giovane 2ANGELA MERKEL GIOVANE 2

Dal 1998 Angela Merkel è sposata con Joachim Sauer, professore di chimica, un uomo taciturno, di poche pretese, che parla solo di due argomenti: il suo lavoro, e l’opera lirica. Sempre insieme, non si sa chi frequentino eccetto i familiari stretti, lui finora ha rilasciato una sola intervista (tema: la lirica). Solo al terzo insediamento è apparso accanto a Angela, gli altri due era a lavorare come sempre.
angela merkel giovane 1ANGELA MERKEL GIOVANE 1

Lei gli prepara la colazione tutte le mattine, i suoi piatti forti sono zuppa di patate e oca alle prugne, dicono che a casa la spesa la faccia lui, la lista lei. Non vivono nel super attico riservato al cancelliere, ma in un anonimo appartamento condominiale nel cuore della ex Berlino Est, dove nel 2011 uno strano ladro è entrato con le chiavi di casa, ha rubato un orologio e 6500 euro, ed è andato via con la loro automobile.

Sebbene il suo governo lo scorso giugno abbia approvato il matrimonio omosessuale, Angela ha votato contro: crede che un matrimonio sia tale solo se formato da un uomo e una donna, e che ogni altra unione sia contro Dio, quel Dio che secondo lei “guida le nostre azioni politiche e la fede in Lui le rende facili”.
angela merkel birraANGELA MERKEL BIRRA


Angela Merkel brilla di luce propria. Sembra la più brava in Europa, l’unico leader, ma la sua stella brilla perché quella degli altri non si è mai accesa. Spicca sulla mediocrità generale. Nemmeno Theresa May è riuscita a rubarle la scena: troppo incasinata a casa sua, e con le sue stesse mani.

Ius soli

Ernesto Galli della Loggia per il ''Corriere della Sera''

Perché la maggior parte degli italiani, come indicano tutti i sondaggi, sono contrari alla nuova legge sulla cittadinanza nota come ius soli ? A questa domanda - forse non del tutto irrilevante nel momento in cui da molte parti si auspica o si annuncia come prossimo il completamento in Senato dell' iter di approvazione della legge - ci sono tre risposte possibili:

ERNESTO GALLI DELLA LOGGIAERNESTO GALLI DELLA LOGGIA
a) supporre che i suddetti italiani siano male informati, e quindi ignorino quello che in realtà dice la legge; ovvero b), ritenere che per qualche misteriosa ragione sempre i suddetti italiani siano naturalmente predisposti a nutrire sentimenti xenofobi e/o razzisti; oppure, terza risposta, c), pensare che la legge presenti effettivamente aspetti discutibili capaci di destare a buon motivo perplessità se non allarme.

Secondo me legislatori saggi e pur favorevoli in generale alla legge dovrebbero fare propria quest' ultima risposta: e dunque provare a vedere che cosa c' è nella legge che lascia dubbiosi. Provo a dirlo io secondo il mio giudizio: è il fatto che per la sua parte centrale la legge sullo ius soli è pensata e scritta secondo una prospettiva diciamo così astrattamente individualista, indipendente da ogni realtà culturale. È centrata esclusivamente sul candidato alla cittadinanza in quanto singolo.

Come si sa, infatti, la cittadinanza italiana sarebbe d' ora in poi dovuta di diritto a chiunque, compiuto il diciottesimo anno di età, sia nato in Italia da genitori stranieri o vi sia arrivato prima dei dodici anni, e inoltre che in Italia abbia compiuto con successo un ciclo scolastico di almeno 5 anni o un corso d' istruzione o formazione professionale triennale o quadriennale.
Ernesto Galli Della LoggiaERNESTO GALLI DELLA LOGGIA 

La legge insomma prescinde del tutto dal contesto culturale familiare o di gruppo in cui il futuro cittadino è cresciuto, e tanto più da qualunque accertamento circa l' influenza che tale contesto può avere avuto su di lui, sui suoi valori personali, sociali e politici. Si richiede solo che uno dei genitori abbia un regolare permesso di soggiorno, un' abitazione degna di questo nome, un reddito minimo e sappia parlare italiano.

Così come essa prescinde dagli eventuali vincoli di fedeltà che il candidato di cui sopra abbia contratto con altre istituzioni o Stati. Non è un caso che per il futuro cittadino italiano non sia previsto, mi sembra, l' obbligo della rinuncia a ogni altra nazionalità di cui sia eventualmente già in possesso (come è quasi certo).

Ora, se si vuol stare coi piedi per terra è giocoforza ammettere che a proposito della nuova legge le preoccupazioni dell' opinione pubblica nascono in specie in relazione ad una categoria particolare di immigrati: gli immigrati di cultura islamica. Sono preoccupazioni realistiche.

MANIFESTANTE PRO IUS SOLIMANIFESTANTE PRO IUS SOLI
È in tale ambito, infatti, che si registra la presenza di un fortissimo vincolo familiare e di gruppo, cementato e per così dire sublimato da un altrettanto forte comandamento religioso: entrambi in grado di condizionare in misura decisiva mentalità e comportamenti del singolo. Di tenerlo legato ad un' appartenenza che, come è stato più e più volte dimostrato, è pronta, a certe condizioni, a non tenere in alcun conto regole, principi, fedeltà che non emanino da fonti diverse da quelle suddette.

Non è possibile ignorare che è proprio un tale nodo di vincoli e di appartenenze a sfondo cultural-religioso- familiare che quasi sempre si delinea dietro gli ormai innumerevoli episodi di terrorismo islamista che da anni insanguinano l' Europa.

Ma non è solo di questo che si tratta. C' è un ulteriore insieme di problemi e un ulteriore ordine di esigenze non attinenti questa volta all' ordine pubblico ma piuttosto all' ordine culturale di una comunità. In questo caso della comunità italiana, la quale legittimamente desidera continuare a riconoscersi come tale e quindi a conservare i propri valori e stili di vita.

IUS SOLIIUS SOLI 
L' esigenza, per fare alcuni esempi, che le bambine non vengano rispedite a dodici anni nei propri Paesi d' origine per essere sposate contro la propria volontà, che nell' ambito familiare non sia impedito a nessuno di uscire di casa quando vuole e di apprendere l' italiano, che in generale vengano riconosciuti alle donne diritti e possibilità eguali a quelli riconosciuti agli uomini.

È davvero così disdicevole o addirittura reazionario voler essere sicuri che chi acquista la cittadinanza italiana, i nostri nuovi concittadini, siano fermamente convinti delle esigenze che ho appena detto, che essi condividano questi elementi di base della cultura della comunità italiana, senza che ci sia bisogno che intervengano a ricordarglielo ogni due per tre carabinieri o magistrati? A me sembra di no.

IUS SOLIIUS SOLI 
Il fatto è che se l' obiettivo pienamente condivisibile della legge sullo ius soli è l' integrazione nella società italiana, allora appare del tutto irragionevole supporre che una tale integrazione presenti gli stessi problemi per chi proviene, faccio un esempio, dal Perù o dal Congo.

Appare del tutto sensato, invece, supporre che nel secondo caso l' integrazione sia assai più lunga e difficile, presenti aspetti assai più complessi. E poiché evidentemente la legge non può fare discriminazioni, appare allora altrettanto sensato pensare ad un testo di legge diverso da quello attuale, e cioè «tarato» sulla fattispecie più difficile, vale a dire sull' immigrazione proveniente dalle culture più distanti da quella italiana.

IUS SOLIIUS SOLI 
Tra le quali dobbiamo riconoscere che la prima in assoluto è di fatto quella islamica. Per ragioni che dovrebbero essere ovvie: perché è quella con la quale l' Occidente ha da oltre un millennio un confronto-scontro anche assai aspro che ha lasciato eredità profonde da ambo le parti, perché è quella che in ambiti identitari cruciali - come la pratica religiosa e culturale, il rapporto tra i sessi, le regole alimentari - ha le più marcate diversità rispetto a noi, e infine, e soprattutto, per una drammatica ragione geopolitica di fronte alla quale sarebbe da sciocchi chiudere gli occhi.

Infatti, da un lato l' azione spesso violenta delle correnti islamiste antioccidentali, dall' altro il poderoso lavoro di penetrazione che grazie alle proprie immense risorse finanziarie molti Paesi arabi vanno compiendo in Europa, entrambe queste strategie si fanno forti in vario modo per i loro disegni della presenza nel nostro continente di vaste comunità musulmane.

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Stando così le cose è ovvio l' importante aiuto che la concessione della cittadinanza può oggettivamente offrire a questi progetti. E stando così le cose, è più che lecito chiedersi se sia davvero immaginabile che il semplice fatto, come immagina la legge, di avere frequentato le nostre scuole elementari (un ciclo d' istruzione di cinque anni appunto) possa realmente legare all' Italia, alla sua cultura e ai suoi valori un giovane che, mettiamo, per il resto della sua esistenza sia vissuto però entro un contesto familiare, religioso e di gruppo fortemente islamizzato.

Se sia sufficiente una siffatta garanzia o non sia piuttosto il caso di prenderne in considerazioni anche delle altre. Per decidere quali non mancano certo in Parlamento e nel Governo le conoscenze e le competenze necessarie.

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L' importante è tenere a mente che in questo genere di faccende riguardanti il più vitale interesse nazionale non dovrebbe esserci posto né per il «buonismo» né per il «cattivismo», non dovrebbe esserci posto per il partito preso, per la superficialità o per la demagogia (né per quella di destra né per quella di sinistra). Qui dovrebbe parlare solo la voce del senso comune e del realismo: e bisogna sforzarsi di credere che nella vita politica del Paese non manchino le voci capaci di parlare questo linguaggio.

MORIRE

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