martedì 24 dicembre 2024

PRIMA DEL NATALE

 Maurizio Bettini per “la Repubblica”

 

SIGILLA

«E questo chi è?» domandò Seneca vedendosi alla porta quello strano tipo. «Ma come, non mi riconosci?» rispose l'altro «sono Felicione, il figlio del fattore Filosito, ero il tuo cocco. Mi regalavi sempre i sigilla quando ero un bambinello».

 

Che cosa sono i sigilla[…]? Si trattava di statuine che venivano donate ai bambini durante i Sigillaria,[…]. La cosa interessante però è che questa festa si celebrava ogni anno proprio alla fine di dicembre: ossia nel periodo che corrisponde al nostro Natale.

 

SIGILLARIA3

[…] L'invenzione del calendario, […] non solo permette di dare un'organizzazione condivisa alla nostra vita collettiva; ma suggerisce l'illusione che il tempo non sia in perenne fuga […]

 

È inevitabile, però, che il periodo in cui il tempo "di prima" si interrompe per lasciare il passo al tempo "di dopo", sia percepito come un momento di passaggio, dal carattere eccezionale, che chiede di essere celebrato.

 

Ed è appunto qui, all'interno di questa frattura fra calendari, che si collocano le nostre feste di Natale e fine d'anno; così come nello stesso periodo si festeggiavano a Roma i Sigillaria in concomitanza con un'altra importantissima celebrazione romana: i Saturnalia.

SATURNALIA

 

Questa festa si teneva in onore del dio Saturno e coinvolgeva tutti gli abitanti della Città. Sotto il segno del vecchio dio tornava a rivivere un mito, quello dell'età dell'oro, di cui Saturno era stato appunto il signore.

 

Si era trattato di un periodo felice per l'umanità, quando non c'era bisogno di lavorare la terra per goderne i frutti e tutti vivevano in un regime di pace e giustizia. Sul modello di questa età felice, i Saturnalia erano caratterizzati dalla cancellazione rituale dello scarto che sussisteva fra liberi e schiavi.

 

SATURNALIA 6

In quei giorni, infatti, i liberi abbandonavano la toga, […] per indossare altre vesti; e mettevano sulla testa il copricapo tipico dei liberti, ossia gli schiavi liberati. […]. La festa poteva addirittura prevedere un rovesciamento dei ruoli fra liberi e schiavi. I padroni servivano cibo ai propri schiavi e si permetteva addirittura che i servi facessero il verso ai patrizi, prendendoli in giro.

SATURNALIA 4

 

[…] Del resto, la nostra tradizione vorreb che a Natale tutti si sentissero "più buoni" - che poi questo accada davvero, naturalmente, è un altro discorso. […] Ed eccoci tornati ai Sigillaria, la festa delle statuine. Queste "piccole immagini", i sigilla da cui abbiamo preso spunto, erano dedicate al dio Saturno ed erano poste in vendita nel mercato annuale che si teneva per la circostanza.

SIGILLARIA4

 

[…] questi mercatini dei Sigillaria, con i loro teloni messi su alla fine di dicembre e in cui si vendevano statuine di terracotta, come quella che Seneca regalava al piccolo Felicione, somigliano molto ai nostri mercatini di Natale.

 

Nei quali, almeno in certe regioni d'Italia, dove ancora si pratica la tradizione del presepio, si vendono proprio statuine da collocare intorno alla grotta o nella capannuccia.

 

Le botteghe di San Gregorio Armeno, a Napoli, con la loro meravigliosa offerta di sacre famiglie, pastori o personaggi bizzarri, sembrano dunque trovare in Roma antica un precedente abbastanza inatteso[…]

 

SATURNALIA 5

 

 

 

Anche nella Roma antica, infatti, il periodo di fine dicembre era caratterizzato dallo scambio dei doni, proprio come avviene in occasione del nostro Natale. Naturalmente in queste occasioni non si trattava semplicemente di esternare generosità o bontà. In qualsiasi società, infatti, la pratica del dono è inserita in realtà in un complesso sistema di relazioni sociali, che possono talora dar vita a vere e proprie forme di obbligazione. […]

SATURNALIA 3

 

La cosa forse più interessante, però, è che le "statuine" dei Sigillaria venivano donate in particolare ai bambini, come Seneca usava fare con il piccolo Felicione. Le si donava addirittura ai più piccoli, "quelli che non camminano ancora", come giocattoli.

 

Ora, se c'è una cosa che caratterizza il nostro Natale, è proprio l'attenzione dedicata i bambini. È a loro che sono destinati i regali che si fanno in famiglia, sono loro i piccoli eroi delle feste natalizie.

SATURNALIA 2

 

Lo si vede perfino dalle pubblicità che passano in televisione. Del resto, nel Natale cristiano il personaggio principale non è forse un bimbo adagiato in una mangiatoia? Un bambino divino, la cui nascita è salutata da un coro di angeli e che, per coloro che credono, è addirittura destinato a salvare il mondo.

SIGILLA SIGILLASIGILLA SATURNALIA 1

 

lunedì 23 dicembre 2024

SOCIETA' CONDANNATA

 "Quando ti renderai conto che, per produrre, devi ottenere l’autorizzazione da coloro che non producono nulla; quando vedrai che il denaro scorre verso chi non commercia beni, ma favori; quando ti accorgerai che molti si arricchiscono tramite la corruzione e le influenze, piuttosto che con il proprio lavoro, e che le leggi non ti proteggono da loro, ma anzi, sono loro ad essere protetti contro di te; quando scoprirai che la corruzione è premiata e l’onestà diventa un sacrificio personale, allora potrai affermare, senza timore di sbagliarti, che la tua società è condannata."

Questa profezia è un riflesso potente del mondo che viviamo, un invito a guardare con occhi aperti le dinamiche che ci circondano.
Ayn Rand

domenica 22 dicembre 2024

DARE LA VITA

 PER COSA DARESTE LA VITA?

La domanda è brutale: per cosa siamo disposti a combattere? Cosa siamo pronti a difendere fino alla morte? A sentire il professor Thornton noi Occidentali non abbiamo valori così forti per i quali saremmo disposti anche a morire. Noi no. Gli islamici sì. Loro credono, combattono e ci conquisteranno. Leggete l'intervista che qui allego, l'ha pubblicata Giulio Meotti sul Foglio. Il senso di tutto, se posso riassumere con un'espressione altrettanto brutale, è che, secondo me, siamo fottuti. Buona lettura.
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Nel fine settimana, il New York Times ha raccontato il vero motivo per cui l’Amministrazione Obama non dispiega truppe di terra contro lo Stato islamico: cento soldati morti ogni mese nella guerra al Califfato. Possibile che un paese di trecento
milioni di abitanti, la prima potenza mondiale, con il più grande e potente esercito del mondo, non sia in grado di subire una simile perdita, quando nella guerra del Vietnam l’America ne perdeva duemila al mese? Cosa è successo?
Ne parliamo con Bruce Thornton, docente di studi classici alla California State University e affiliato al pensatoio conservatore di Stanford, la Hoover Institution. “In ogni conflitto, la domanda è una sola: per cosa combattiamo? I musulmani combattono per la loro fede, che dice loro che l’islam dominerà il mondo attraverso la sharia, perché è il sistema perfetto, un sistema totale per la vita umana, dalla famiglia all’economia alla politica estera, che garantisce il paradiso a chi è musulmano e vive secondo la sharia. Ci credono così intensamente che sono pronti a uccidersi, a mettere a rischio le loro famiglie, a uccidere noi e i nostri familiari per raggiungere questo ordine divino. Per cosa combatte l’occidente?
Per cosa, americani ed europei, sono pronti a combattere, uccidere e morire? Più beni di consumo, più piacere sessuale, più pace, più quiete, la dolce vita? I beni materiali non sono abbastanza per morire in loro nome. E’ quattordici secoli che i musulmani
ci ripetono, ‘noi amiamo la morte come voi amate la vita’. Oggi, nel nostro malessere di egoismo ed edonismo, dimostriamo loro che hanno ragione”.
Lei ha scritto un libro, “Decline and Fall of Europe”, che parla di una sorta di autoliquidazione del Vecchio continente. “Le concessioni per comprare una pace temporanea, la paura del terrorismo, le illusioni multiculturali e un senso di colpa
storicamente frainteso abbassano le nostre difese. Il collasso della cristianità in occidente ha lasciato un vuoto: senza una convalida trascendente dei nostri valori, questi diventano negoziabili.
Se una cultura non annaffia le proprie radici, appassisce e muore, diventa preda dei propri nemici. In quel caso, come ci ha insegnato Nietzsche, la violenza decide. Poi ha contribuito il discredito per l’orgoglio nazionale e l’identità da parte delle élite europee. Chi è disposto a combattere e a morire per i piccoli dittatori della burocrazia di Bruxelles?
Abbiamo rimosso la guerra dalla nostra immaginazione. Non fa un po' pena la risposta francese ai 130 morti di Parigi?
"L'Europa indulge nella illusione kantiana dell' internazionalismo, la 'comunità globale', le organizzazioni transnazionali come le Nazioni Unite, l' Unione europea, che dovevano fare della guerra un relitto del passato", dice Bruce Thornton al Foglio.
"Questa illusione si è basata sul rigetto della sapienza della Grecia antica, di Roma e della Cristianità: ovvero l' idea che la natura umana è costante nelle proprie passioni irrazionali ed è sempre capace di atti malvagi. Tuttavia la pace in Europa è stata appaltata al potere militare degli Stati Uniti che l'hanno difesa dall' Unione sovietica e che, fino a Barack Obama, hanno protetto il mercato globale dalle aggressioni. E' come George Orwell sul pacifismo inglese negli anni Trenta: 'Il lusso di essere una nazione-isola con una grande flotta'. Il pacifismo è penetrato nella coscienza europea, trasformando la guerra in una psicosi da evitare".
A sentir lei, sembra che l' occidente come idea e destino sia spacciato.
"Il declino è una scelta, non un destino. La vera domanda, per la quale non ho risposte, è: quanto male deve arrivare, quanto disordine economico, quanta violenza terroristica, prima che l' occidente si svegli? E allora, quale sarà la sua reazione? Liberale, rispettosa della grande tradizione dei diritti umani, della rule of law, della divisione dei poteri, o uno spasmo illiberale di violenza?".
Dopo Parigi, la risposta di tanta gente è stata "non odiare".
"Beh, se una cultura è essenzialmente pacifista, demonizza la guerra, cerca il benessere e il piacere e l' autoindulgenza su tutto il resto, cosa altro dovrebbe fare? Questa cultura è piena di sentimentalisti che rispondono a una tragedia con i sentimenti, simboli pubblici e slogan che non comportano assunzioni di responsabilità".
Lei è uno studioso di antichità. C'è qualcosa di paragonabile alla nostra epoca?
"Pensi ai Romani, quando Annibale invase l' Italia. Uccise centomila soldati Romani, dissestò l' Italia da nord a sud. I Romani risposero creando più legioni, dando la caccia a Annibale, attaccando Cartagine, i possedimenti in Spagna, e alla fine sconfiggendo Annibale. Alcuni decenni più tardi rasero al suolo Cartagine. Seicento anni più tardi: bande di barbari, non più di 30 mila, presero il controllo dell' Impero romano d' Occidente. Cosa era cambiato? Dimentichi le spiegazioni materiali: nel 200 a.C., i Romani sapevano chi fossero, per cosa valesse la pena combattere e morire. Seicento anni dopo non più e si arresero.
L'occidente oggi sta arrivando allo stesso punto: troppa gente non sa, non si cura, cosa significa essere 'occidentale', vivere in una cultura creativa, dinamica, che rispetta i diritti umani individuali, che vive nel consenso del governo, governata dalla legge e non da altri uomini, devota alla libertà. Napoleone ha detto che in guerra, la morale sta ai beni materiali tre a uno. Oggi non abbiamo più morale".
La guerra in Iraq del 2003 è rimasta orfana.
"Il ritiro precipitoso di Obama ha polverizzato il successo raggiunto con il surge. Lasciare una forza militare americana di 20-30 mila uomini avrebbe impedito l'ascesa dello Stato islamico. Ma come l'Europa, una parte consistente dei cittadini americani, specialmente le élite, hanno abbracciato il pacifismo, l' edonismo, le illusioni terapeutiche. Marx e Freud hanno insegnato alle élite l''ermeneutica del sospetto', per cui tutto deve essere messo in discussione, sminuito, specialmente la religione e la morale. Questa idea ha preso il sopravvento sulla classe intellettuale ed è diventata una posa sofisticata, quasi una forma di superiorità intellettuale, pervadendo scuole, media, cultura popolare. Oggi è un riflesso. In Grecia i sofisti furono i primi ad avanzare questa ideologia, ma non riuscirono a prendere il sopravvento. Oggi l' occidente è così ricco, così malamente istruito, che questa fascinazione è considerata abbordabile. A lungo termine, è un suicidio. Non abbiamo più lo stomaco per la 'long war' contro il jihadismo. Inoltre, gli Stati Uniti sono da sempre anticolonialisti e si oppongono agli interventi a lungo termine all' estero. Tocqueville ha spiegato che le democrazie non sono in grado di mantenere politiche estere di lungo respiro. Molti miei amici conservatori pensano che un leader forte cambi le cose.
Io penso invece che sia il popolo a decidere. E oggi gli americani sono attratti dalla dolce vita. Obama incarna la nostalgia americana progressista per il modello europeo voluto da professionisti, media e accademia. Sfortunatamente l' Europa, durante la sua vacanza dalla storia, aveva le spalle guardate da noi. Chi guarderà quelle dell' America, la Russia? La Cina? Il Califfato? La guerra di tutti contro tutti di Hobbes è il nostro destino, un medioevo postmoderno".
Sembra non esserci cura per il mondo arabo-islamico: o lo status quo o l'esportazione della democrazia. Che fare?
"L'idea che la democrazia liberale, il frutto di Atene, Roma e Gerusalemme, che ci ha messo 1.800 anni per realizzarsi in occidente, possa essere portata a una cultura islamica tribale non è irrealizzabile, ma ha bisogno dell' imperialismo liberale: occupazione e controllo delle istituzioni di un paese, eliminazione dei capi nemici, restare a lungo per occidentalizzare una élite indigena che prenderà poi il potere. Ovviamente, nessun paese occidentale oggi è in grado di farlo, nel clima attuale di dubbio, senso di colpa e piacere come summum bonum".

MORIRE

  www.leggo.it  del 5 aprile 2024   JULIE MCFADDEN- 1 Julie McFadden è un'infermiera molto famosa sui social perché condivide le sue esp...